Vino: è ora di dire la verità
Un’industria vinicola più trasparente e onesta: la ricetta per contrastare la disinformazione e conquistare la fiducia dei consumatori.
Robert Joseph, esperto del settore, lancia una provocazione: è arrivato il momento per il mondo del vino di abbandonare le ipocrisie e abbracciare una comunicazione più trasparente. Solo così, sostiene Joseph, l’industria potrà difendersi dagli attacchi dei “venditori di fumo” e delle lobby anti-alcol, e costruire un rapporto di fiducia con i consumatori.
Alcol: più forte di quanto pensi
Joseph punta il dito contro la tolleranza sull’indicazione del grado alcolico, che in paesi come Stati Uniti, Australia e Nuova Zelanda permette di etichettare un vino al 13,5% anche se in realtà ne ha 15%. Una pratica che, secondo l’esperto, rischia di fuorviare i consumatori. “Perché non possono giocare con le stesse regole degli altri paesi?”, si chiede Joseph, criticando anche la prassi del “lab shopping”, ovvero la ricerca di laboratori che forniscano i valori di alcol più bassi.
Zucchero nascosto
Un altro tema caldo è la mancanza di trasparenza sull’aggiunta di zucchero. Mentre l’Unione Europea ha finalmente imposto l’obbligo di indicare gli ingredienti e i valori nutrizionali, molti paesi, inclusi quelli con la tolleranza sull’alcol, non sembrano intenzionati a seguire l’esempio. “Perché un consumatore attento alla propria salute non dovrebbe poter sapere quanto zucchero c’è nel suo bicchiere di vino?”, domanda Joseph.
Etichetta ingannevole
Infine, Joseph solleva la questione della permissività sugli assemblaggi. In molti paesi è consentito utilizzare fino al 25% di uve provenienti da regioni, vitigni o annate diverse da quelle indicate in etichetta. “Sono un grande fan dei blend”, precisa Joseph, “ma perché non rendere obbligatoria l’indicazione delle componenti utilizzate?”
Onestà e trasparenza
In conclusione, Joseph invita l’industria vinicola a un esame di coscienza. Finché non sarà pronta a rispondere a queste domande e ad adottare una comunicazione più aperta e onesta, difficilmente potrà contrastare la disinformazione e conquistare la fiducia dei consumatori. Un appello alla trasparenza che, se accolto, potrebbe segnare un passo importante verso un futuro più sostenibile e responsabile per il mondo del vino.