L’Alsazia e il suo Riesling: un inno alla finezza in tempi di cambiamento
Tra sfide climatiche e nuovi trend di mercato, la regione alsaziana riscopre il valore del suo Riesling secco, un bianco di straordinaria eleganza e longevità. Ne parla Jancis Robinson MW sul suo blog.
L’Alsazia, regione francese al confine con la Germania, è da sempre sinonimo di vini bianchi aromatici e di Riesling, il vitigno principe di questa terra. Eppure, nonostante l’apprezzamento dei Master of Wine e degli intenditori, i vini alsaziani – un tempo presenti in ogni supermercato francese – stanno affrontando un periodo di difficoltà.
La domanda è in calo, sia da parte dei consumatori che dei turisti, e molti produttori sono costretti a confrontarsi con una realtà complessa. “Sempre più vignaioli rinunciano a imbottigliare il proprio vino e conferiscono le uve alla cooperativa locale”, osserva Julien Schaal, giovane e ambizioso produttore alsaziano.
Ma tra le sfide, emergono anche storie di resistenza e di innovazione. Hugel e Trimbach, due delle più antiche e prestigiose case vinicole alsaziane, continuano a esportare i loro vini in tutto il mondo, mentre realtà più giovani, come il Domaine Weinbach della famiglia Faller, si distinguono per la loro ricerca della qualità e la loro visione aperta al cambiamento.
Eddy Leiber-Faller, tornato in Alsazia dopo un’esperienza come banchiere in Brasile, porta una ventata di aria fresca in una regione tradizionalmente conservatrice. “Siamo troppo riverenti nei confronti dell’INAO [l’istituto nazionale delle denominazioni di origine]”, afferma, “altre regioni ottengono risultati attraverso la negoziazione”.
Faller non ha paura di sperimentare, creando nuovi vini per affrontare le sfide del cambiamento climatico, come un blend di Pinot Gris e Pinot Blanc co-fermentati o un assemblaggio di Syrah e Grenache, due vitigni a bacca rossa non ammessi nel disciplinare alsaziano. “Preferisco essere multato per non aver seguito le regole piuttosto che rimpiangere di non aver fatto nulla”, dichiara con decisione.
Anche il Pinot Blanc, spesso relegato a un ruolo secondario rispetto al Riesling, sta vivendo una nuova giovinezza, grazie alla sua freschezza e alla sua versatilità. “Tra qualche anno, se non facciamo nulla, ci ritroveremo tutti a produrre Pinot Gris con il 17% di alcol”, avverte Faller. “Il Pinot Blanc può contribuire a bilanciare l’acidità e a creare vini più equilibrati”.
Il cambiamento climatico è una realtà con cui anche i produttori più tradizionalisti devono fare i conti. Jean Trimbach, dodicesima generazione alla guida dell’omonima azienda, ammette che le vendemmie sono ormai anticipate di due o tre settimane rispetto al passato e che i livelli alcolici sono in aumento. Ma sottolinea anche come l’acidità dei suoi vini sia rimasta elevata, grazie al vento che soffia regolarmente tra i vigneti di Ribeauvillé.
In questo contesto di sfide e di trasformazioni, il Riesling secco alsaziano si conferma un vino di grande classe e longevità, capace di esprimere al meglio la complessità del terroir alsaziano. Un vino che merita di essere riscoperto e valorizzato, per la sua eleganza, la sua mineralità e la sua capacità di evolvere nel tempo.
E mentre l’Alsazia si interroga sul suo futuro, tra la necessità di adattarsi ai cambiamenti e il desiderio di preservare la propria identità, il Riesling secco rappresenta un punto fermo, un simbolo di eccellenza che continua ad affascinare gli appassionati di tutto il mondo.