Crisi della ristorazione: il caso Contento
La chiusura di Contento, un ristorante che aveva saputo conquistare critica e pubblico, con tanto di menzione tra i 100 migliori ristoranti secondo il New York Times e un prestigioso riconoscimento Michelin per il suo sommelier, ha lasciato un vuoto nel panorama gastronomico newyorkese. Una storia che, al di là dell’Oceano, risuona con forza anche in Italia, dove la crisi della ristorazione si manifesta con problematiche simili, seppur con peculiarità proprie. Come evidenziato da diversi report, il settore della ristorazione in Italia sta affrontando un periodo di grande difficoltà, con un numero significativo di chiusure e una crescente preoccupazione per il futuro.
Il caso Contento: un successo apparente
Di Yannick Benjamin, proprietario di Contento, avevamo già avuto modo di parlare nella nostra newsletter. Oggi, il ristoratore non si nasconde dietro facili alibi: inflazione, aumento della criminalità e un conseguente calo dei profitti hanno avuto un ruolo determinante. Ma il cuore del problema, secondo Benjamin, risiede nella precarietà del lavoro e nella mancanza di un’adeguata assistenza sanitaria per i dipendenti, un tema cruciale che si intreccia inevitabilmente con la crisi della ristorazione a livello globale.
East Harlem: un quartiere in trasformazione tra sfide e percezioni
Per comprendere appieno le difficoltà incontrate da Contento, è necessario contestualizzare la sua posizione a East Harlem, un quartiere di Manhattan con una storia complessa. Conosciuta anche come El Barrio o Spanish Harlem, questa zona ha tradizionalmente ospitato una forte comunità latina e ha affrontato periodi di degrado e alta criminalità. La storia del quartiere è segnata da problemi di criminalità, con alcune aree, specialmente a nord della 96th Street, che in passato hanno registrato tassi di criminalità elevati. Il quartiere ha vissuto periodi difficili, con riferimenti a scontri tra bande e spaccio di droga.
Tuttavia, East Harlem è un quartiere in continua evoluzione. Negli ultimi anni, si è assistito a un processo di riqualificazione urbana, con nuove attività commerciali e un miglioramento delle condizioni di vita. Questo ha portato a una diminuzione dei tassi di criminalità rispetto al passato. Nonostante questo miglioramento, una certa percezione di insicurezza persiste, soprattutto in alcune zone o durante le ore serali.
La crisi della ristorazione oltreoceano: fragilità e inclusione
È in questo contesto di transizione, caratterizzato da un miglioramento oggettivo ma anche da una persistente percezione di insicurezza, che si inserisce la storia di Contento. Pur essendo un ristorante di successo, con riconoscimenti importanti, ha dovuto chiudere. L’aumento della criminalità citato da Benjamin potrebbe riferirsi non necessariamente a un ritorno ai livelli del passato, ma piuttosto a specifici tipi di crimini o a zone limitate del quartiere, o più probabilmente a un clima di percezione di insicurezza che scoraggia la frequentazione serale. Questo, combinato con altri fattori come l’inflazione e le difficoltà intrinseche al settore della ristorazione, potrebbe aver avuto un impatto significativo sull’attività.
Una carta dei vini peculiare
Ma Contento non era solo un ristorante. Era un progetto con un’anima, incarnata nella visione del suo proprietario, e nella sua peculiare carta dei vini. Benjamin, sommelier su sedia a rotelle a seguito di un incidente, ha voluto creare un luogo inclusivo a 360 gradi. La sua carta dei vini non era un semplice elenco di etichette, ma un vero e proprio strumento culturale, capace di raccontare storie di territori, conflitti sociali e impegno. Vini turchi per stimolare la riflessione sulle origini del vino, cantine israeliane che impiegano persone con disabilità, produttori palestinesi che collaborano con israeliani, vini di produttori nativi americani e persino spumanti di mirtilli del Maine. Una selezione eclettica, con prezzi accessibili, pensata per accogliere “persone di tutte le comunità emarginate”. Questa visione inclusiva, che si estendeva all’accessibilità del locale stesso, rende la chiusura di Contento una perdita ancora più significativa nel contesto della crisi della ristorazione.
In Italia: crisi della ristorazione tra costi e personale
La crisi della ristorazione non risparmia l’Italia. L’inflazione e l’aumento vertiginoso dei costi di materie prime ed energia mettono a dura prova i bilanci dei ristoratori. Come confermano diversi studi, tra cui il Rapporto dell’Osservatorio Ristorazione e le analisi di FIPE e Gambero Rosso, il numero di chiusure è in aumento, con un impatto significativo sul tessuto economico del settore. A questo si aggiunge un’altra emergenza: la difficoltà di trovare personale qualificato. Giovani chef, camerieri esperti e sommelier scarseggiano, scoraggiati da orari di lavoro estenuanti, retribuzioni spesso inadeguate e una scarsa valorizzazione della professione. Questo fenomeno aggrava ulteriormente la crisi della ristorazione italiana, costringendo molti locali a ridurre l’orario di apertura o, nei casi peggiori, a chiudere definitivamente. Anche in Italia, sebbene con un sistema sanitario differente, le condizioni di lavoro nel settore possono incidere negativamente sul benessere dei lavoratori, contribuendo indirettamente alla crisi della ristorazione.
La percezione di insicurezza ha un impatto anche in Italia?
Il tema di come la percezione di insicurezza abbia potuto influenzare la frequentazione di ristoranti come Contento, risuona con forza anche nelle grandi città italiane, dove il dibattito sulla sicurezza percepita è sempre acceso. A Milano, ad esempio, è innegabile che la percezione di insicurezza, spesso amplificata dai media e dai social network, possa incidere sulle abitudini dei cittadini, influenzando anche le scelte relative al tempo libero e alla ristorazione.
La paura di furti, aggressioni o atti di vandalismo, soprattutto nelle ore serali o in determinate zone, può portare le persone a limitare le uscite, preferendo rimanere in casa o frequentare luoghi percepiti come più sicuri. Questo si traduce in una potenziale contrazione della domanda per i ristoranti, soprattutto quelli situati in zone considerate più “sensibili” o frequentati prevalentemente nelle ore serali. La storia di Contento, insomma, può essere rilevante anche per il pubblico italiano e sottolinea come la sicurezza percepita sia un fattore da non sottovalutare nell’analisi della crisi della ristorazione.
Affrontare la crisi della ristorazione: proposte e riflessioni
La storia di Contento, con la sua attenzione all’inclusione e alla cultura del vino, offre uno spunto di riflessione importante per affrontare la crisi della ristorazione. Oltre alle misure economiche e legislative, è necessario un cambio di mentalità che metta al centro il valore del lavoro, la sostenibilità delle imprese e la qualità dell’offerta, valorizzando anche la cultura enogastronomica come strumento di inclusione e di dialogo.
Riqualificare il lavoro: salari, flessibilità e percorsi di carriera
Le strategie per superare la crisi della ristorazione, sia negli Stati Uniti che in Italia, devono quindi includere una riqualificazione del lavoro nel settore, con salari adeguati, orari flessibili e percorsi di carriera definiti per attrarre talenti; un investimento costante nella formazione di professionisti qualificati; un sostegno concreto alle imprese, con agevolazioni fiscali e semplificazione burocratica; e la valorizzazione della cultura enogastronomica come strumento di inclusione e di crescita.
Un dialogo aperto tra tutti gli attori del settore è infine fondamentale per individuare soluzioni condivise e durature alla crisi della ristorazione. La chiusura di Contento è l’ennesima occasione per ripensare il futuro della ristorazione, mettendo al centro il valore del lavoro, la sostenibilità delle imprese e la qualità dell’offerta. Solo così si potrà superare la crisi della ristorazione e costruire un futuro più solido per un settore fondamentale per l’economia e la cultura del nostro Paese.
Un segnale di speranza: la ricerca della qualità resiste
In questo scenario apparentemente cupo per il settore della ristorazione, emergono tuttavia segnali incoraggianti. Mentre alcuni locali faticano e sono costretti a chiudere, la ricerca di esperienze gastronomiche di qualità sembra essere tutt’altro che sopita. Un dato significativo in tal senso arriva dall’esplosione delle ricerche web focalizzate sulla ricerca di ristoranti di qualità: su “Ristoranti che Passione“, ad esempio, punto di riferimento per la ristorazione del Triveneto, le ricerche sono passate da 1,7 milioni nel 2023 a quasi 4 milioni nel 2024. Un incremento che indica un forte interesse da parte dei consumatori verso un certo tipo di offerta ristorativa.
Questo dato suggerisce che, nonostante le difficoltà economiche e le preoccupazioni legate alla sicurezza, il desiderio di vivere esperienze culinarie di valore, caratterizzate da alta qualità delle materie prime, professionalità del servizio e un’atmosfera accogliente, è ancora vivo e anzi, in crescita. Questo rappresenta un’opportunità per i ristoratori che puntano sull’eccellenza e che sanno comunicare efficacemente il proprio valore aggiunto.