Cambiamenti climatici, la situazione attuale e gli scenari futuri

Nel 1881 nasceva a Napoli il Circolo degli Aspiranti Naturalisti, con soli undici studenti, il cui scopo era quello di riunirsi e manifestare le proprie idee con conversazioni critiche oltre a tenere conferenze con dimostrazioni pratiche relativamente a tutto ciò che riguardava le Scienze Naturali. Circa quaranta anni dopo i componenti del Circolo, nel frattempo cresciuti considerevolmente in numero, si sono stabiliti nell’imponente palazzo in via Mezzocannone 8, ancora oggi loro sede.
E proprio in questa prestigiosa sede dello storico Circolo, a fine marzo di quest’anno si è tenuto il convegno “Cambiamenti climatici – Effetti odierni e prospettive future” organizzato e moderato dal dott. Dario Monaco, ambientologo marino, che collabora ormai da tempo con l’Agenzia Regionale Protezione Ambientale Campania (ARPAC).
Gli argomenti trattati sono stati tanti. Eccezionali i relatori presenti.
Nonostante qualche ritardo, ben gestito dal dott. Monaco, tutti i relatori hanno avuto tempo adeguato sia per poter illustrare il proprio punto di vista sulla questione in oggetto che per rispondere alle numerose domande del pubblico presente.
A fare gli onori di casa c’era Marco Guida, presidente della Società dei Naturalisti di Napoli, che ha presentato le attività del Circolo e illustrato il lavoro fatto nel corso degli ultimi anni.
Le risorse idriche
A seguire il dirigente ARPAC, Vincenzo Barbuto, e il direttore generale, Luigi Stefano Sorvino, hanno innanzitutto descritto le numerose attività dell’agenzia regionale per poi focalizzarsi sull’oggetto della discussione: I Cambiamenti Climatici. “Ma su quale sfera porre maggiormente attenzione?” è stata la domanda di Barbuto. Gli effetti del cambiamento climatico sull’ambiente sono tantissimi ma quello sulle risorse idriche è stato considerato uno dei più interessanti. Tra i vari elementi che hanno modificato il ciclo idrologico sicuramente il più impattante è stato il fattore climatico (con l’aumento delle temperature) ma non bisogna trascurare il fattore antropico (con la modifica e la trasformazione del suolo). Tutto ciò ha provocato un aumento delle portate massime delle acque, una maggiore pericolosità e rischio di inondazioni (tra cui le flash-floods), una intensificazione dell’erosione del suolo, una riduzione dell’infiltrazione e quindi una minore disponibilità di risorse idriche sia a livello superficiale ma anche, e soprattutto, a livello sotterraneo. L’ARPAC ha dichiarato di continuare ad avere come proprio obiettivo il monitoraggio e il controllo delle risorse idrologiche indispensabili per la vita.

Le migrazioni dei volatili
Strepitoso e accattivante è stato l’intervento di Maurizio Fraissinet, presidente ASOIM (Associazione Studi Ornitologici Italia Meridionale), che ci ha fatto capire come il cambiamento climatico abbia conseguenze anche sulla migrazione degli uccelli. Fraissinet ha dichiarato che gli uccelli, tra i vertebrati, sono i migliori indicatori ambientali, proprio perché volano e quindi indipendenti dalle barriere umane. Quaglie, gruccioni, verzellini, pappagalli ma anche ibis sacri o gabbiani reali hanno cambiato le date di migrazione ma non le rotte, che restano le stesse traiettorie solo spostate più a nord, adeguandosi al clima, ma non solo. Ad esempio, la cinciarella che si ciba soprattutto di bruchi durante la sua stagione riproduttiva, con l’aumento delle temperature (e quindi la nascita dei bruchi qualche settimana prima rispetto a qualche anno fa) ha anticipato anche la sua attività sessuale.

L’agricoltura e la viticoltura
Tra i relatori non poteva mancare Luigi Moio, professore ordinario di enologia all’Università Federico II di Napoli, presidente fino a gennaio scorso (ora vicepresidente) dell’Organizzazione Internazionale del Vino e della Vigna, enologo, scrittore e infine uno dei più conosciuti produttori di un vino campano. “Con l’innalzamento delle temperature si stanno riducendo le falde acquifere, ma chi ne sta soffrendo in maniera ‘silente ma evidente’ è proprio l’agricoltura e la viticoltura” ha dichiarato Moio. L’acqua, fondamentale per lo sviluppo della vite, si riduce e conseguentemente le piante stanno producendo meno o in minore qualità. Indispensabile è il fattore umano che serve a modificare e correggere i deficit provenienti dalla natura stessa. Moio, nel suo discorso, ha ripercorso la storia della vite nel corso dei secoli, dal momento in cui l’uomo ha cominciato a coltivarla fino ad arrivare alla fillossera, che ha distrutto gran parte delle piante in Europa (anche qui determinante è stato il fattore umano nel trovare una soluzione proprio lì da dove era partito il problema). Poi è passato ad analizzare il vino, ripercorrendo sempre la sua storia. Secoli fa il problema principale dei viticoltori era di come mantenere i loro vini affinché non si trasformassero velocemente in aceto (ha ricordato che nel vangelo secondo Giovanni si parla di una spugna avvicinata alle labbra di Cristo imbevuta d’aceto, che, in realtà, era vino che stava andando a male), oggi l’obiettivo di ogni viticoltore è rendere riconoscibile il proprio vino. Si è parlato di ricerca del terroir e identità territoriale. Il problema che potrebbe riscontrarsi proprio con l’innalzamento delle temperature a livello globale, ha sottolineato il prof. Moio, potrebbe essere che con il tempo i vini tenderanno a omologarsi sempre più annullando il lavoro umano di identificazione vino-territorio. Anche qui indispensabile è l’uomo che sicuramente riuscirà in vigna o in cantina a far sì che ogni vino continui a mantenere la sua unicità legata al proprio terroir.

Un parco botanico
Infine, Mario Casillo, professore di Ingegneria all’Università di Salerno, ha illustrato il progetto portato avanti nella sua città, cioè Boscoreale: il parco botanico più grande del centro-sud Italia, che tra poco sarà inaugurato.
Un convegno che ha toccato diversi punti di vista di un unico argomento. Il dott. Monaco, ci ha assicurato che questo incontro è solo il primo di tanti che si faranno e che serviranno soprattutto a sensibilizzare noi tutti su qualcosa che dovrebbe vederci estremamente uniti: salvare il nostro pianeta e le generazioni future.
Le foto sono in ordine di pubblicazione di Foto di Brett Sayles, Alec Doua, David Kanigan e Jill Wellington su Pexels.