In ricordo di Mara Severin: una riflessione sulla sicurezza e il futuro della nostra professione

L’Associazione Italiana Sommelier si unisce al profondo cordoglio del mondo della ristorazione per la tragica e prematura scomparsa di Mara Severin, venuta a mancare nella serata del 7 luglio a Terracina.
La notizia ha scosso profondamente la nostra comunità, non solo per la drammaticità dell’evento, ma perché Mara era una di noi. Con orgoglio e affetto la ricordiamo come nostra diplomata nel 2022, una collega che aveva trasformato la sua passione in una professione vissuta con eccezionale dedizione. Era un punto di riferimento nel ristorante stellato “Essenza”, dove aveva contribuito in modo fondamentale alla sua crescita, incarnando i valori di competenza, eleganza e amore per il vino.
Il Presidente dell’Associazione Italiana Sommelier, Sandro Camilli, ha voluto esprimere il suo cordoglio personale e quello di tutta l’organizzazione: “ho appreso la notizia con sgomento e profondo dolore. Mara rappresentava il futuro e la parte migliore della nostra professione: giovane, preparata e spinta da un’autentica passione che sapeva trasmettere. Vedere una nostra diplomata affermarsi con tale serietà in una realtà di così alto livello era per tutti noi motivo di vanto. La sua perdita lascia un vuoto incolmabile nella nostra grande famiglia”.
Ma il dolore per una vita così tragicamente interrotta ci impone di guardare oltre e di trasformare il lutto in un momento di seria analisi per l’intero settore. Siamo abituati a considerare i rischi della nostra professione in termini di lunghe ore, gestione della cantina e stress del servizio. La tragedia di Terracina, tuttavia, sposta l’attenzione su un presupposto che troppo spesso diamo per scontato: la sicurezza fisica e strutturale del luogo in cui lavoriamo.
Ogni professionista della ristorazione, varcando la soglia del proprio posto di lavoro, stringe un patto di fiducia implicito. Si affida al fatto che le mura che lo ospitano siano sicure e che l’ambiente sia un guscio protettivo, non una minaccia. Questo non è un “rischio del mestiere”; è il fondamento su cui ogni mestiere dovrebbe poggiare.
Senza entrare nel merito delle specifiche responsabilità di un caso ora al vaglio della magistratura, l’accaduto ci spinge a porci delle domande come settore: quanto è radicata la cultura della sicurezza strutturale nel mondo dell’ospitalità, specialmente in un Paese ricco di edifici storici? Quali garanzie concrete tutelano il personale da rischi totalmente estranei alle proprie mansioni? Può questa immane tragedia diventare un monito per elevare l’attenzione collettiva, ponendo la sicurezza dell’infrastruttura sullo stesso piano della qualità del cibo e del vino?
Onorare la memoria di Mara Severin significa celebrare la sua passione, ma anche impegnarsi attivamente affinché il suo ricordo diventi il motore di un cambiamento. Lo dobbiamo a lei e a tutti i professionisti che ogni giorno, con dedizione, animano le sale e le cucine dei ristoranti d’Italia: la loro professionalità merita di essere coltivata in ambienti dove la sicurezza non sia un’opzione, ma un diritto inviolabile.