Vecchie bottiglie, un sintetico prontuario per gestirle

Nel circolo dei veri enofili la gestione delle bottiglie di età superiore ai dieci anni è ordinaria amministrazione. Gli esperti maneggiano con maestria flaconi ben più datati, capaci magari di raggiungere e superare il mezzo secolo di vita, li comprano alle aste, li scambiano con i loro sodali.
Per il bevitore comune, e soprattutto per il cosiddetto uomo della strada (della piazza, del vicolo, della circonvallazione), la questione è molto diversa. Uno eredita dal nonno una collezione piena di bottiglie strane, dai nomi talvolta impronunciabili; un altro apre un armadio e riporta alla luce una dozzina di bottiglie dimenticate da tempo immemore; un altro ancora compra la casa appartenuta a un chirurgo di chiara fama e trova in cantina decine di bottiglie assortite: Champagne ormai ossidati (tipico dono dei pazienti al luminare nelle feste natalizie); vini francesi sconosciuti, qualche esotico Tokaij, e – immancabilmente – diversi Barolo di contorno.

Si può ancora bere?
A quel punto si pone un problema: che farne, di questi reperti? Hanno un qualche valore, oppure non li comprerebbe neppure un robivecchi ambulante? Bene, qui cerco di offrire alcuni strumenti di base per capire se una bottiglia: a) vale qualcosa, b) si può ancora bere.
Come concetto generale, il valore di un vino è legato alla sua bevibilità. Bottiglie di cru anche prestigiosissimi, se il loro contenuto è ormai ossidato, non hanno più alcun valore*.

I parametri da prendere in considerazione
Per stabilire se un vino è ancora bevibile o meno la prova regina è – guarda caso – assaggiarlo, ma questo si può fare soltanto quando si hanno a disposizione due o più flaconi dello stesso cru e della stessa annata**.
Nella grande maggioranza degli altri casi, occorre affidarsi alla ricognizione esterna. Ecco i parametri da osservare:
1) il livello di colmatura. Una perdita di liquido è naturale nel corso degli anni, non aspettatevi che il livello di un Barbaresco del 1974 sia a pochi centimetri dal bordo del tappo. Detto questo, un livello uguale al limite della “spalla” della bottiglia pone già molti dubbi sulla vitalità del vino, e uno inferiore (grosso modo sotto a 10-11 centimetri dalla cima della bottiglia) indica con quasi matematica certezza che il vino è andato.
2) Il colore del vino. Mettendo la bottiglia in controluce, la tinta di un vino rosso deve mantenere qualche traccia di rosso: colori più spenti, dall’ocra al marrone, suggeriscono con forza un vino ossidato. Anche per i bianchi le sfumature dell’ambra e del marrone sono segnali di un vino non più vitale.
3) La trasparenza. Un vino che risulti ancora – sia pure debolmente – rosso o giallino deve apparire trasparente. L’opacità è pressoché sempre indicatrice di ossidazione. Attenzione, se il liquido all’interno del flacone si mostra simile all’acqua, e in basso si è concentrata una sezione più scura, il vino è stra-andato (e si è scomposto, con una parte scissa e precipitata sul fondo).
4) per la commerciabilità conta molto lo stato esterno della bottiglia: un’etichetta strappata o ammuffita, illeggibile in una o più sezioni, ne dimezza o addirittura – nei casi peggiori – azzera il valore. Quasi altrettanto importante è che la capsula sia in buone condizioni o comunque presente.

Aste o vendita online
Detto questo, dove provare a piazzare il vino vecchio? Non è un’operazione agevolissima. I canali più seri sono le aste, ma bisogna passare per un consulente e – nel caso la casa d’aste accetti di vendere uno o più lotti – per una non marginale percentuale da lasciare come diritto di vendita. Soluzioni più semplici sono la vendita su Ebay o Subito.it o siti simili, tecnica che ha le sue controindicazioni (acquirenti non sempre affidabili) e che spunta in ogni caso prezzi in media meno elevati. Altrimenti si può provare con l’enoteca sotto casa, un approccio sbrigativo che talvolta ha successo.
* Tranne in rari casi in cui l’etichetta di per sé è davvero rara.
** E anche in quel caso, più passa il tempo, più ogni bottiglia fa storia a sé: minime variazioni nella tenuta del tappo a distanza di decenni possono generare una significativa differenza tra una bottiglia e l’altra. Un vecchio detto degli enofili è: “Dopo decenni non conta più la buona annata o il buon cru, ma la buona bottiglia”.
La foto di apertura è di Riccardo Bernucci su Unsplash