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Territori del Vino
25/07/2025
Di Fabrizio Savigni

Mandrolisai: Il vino che racconta la Sardegna più profonda

Muristeddu, Cannonau e Monica, le tre anime di un territorio eroico

Nel cuore della Sardegna, dove le montagne del Gennargentu proteggono borghi antichi e paesaggi incontaminati, nasce uno dei vini più autentici e sorprendenti dell’isola: il Mandrolisai DOC. È un vino che non si spiega solo con la tecnica, ma con la storia, le mani e il tempo. Un vino che, come pochi altri, custodisce l’eredità di una viticoltura millenaria e di un paesaggio umano ancora intatto.
Il Mandrolisai è il frutto di un equilibrio ancestrale tra tre vitigni autoctoni: il Muristeddu (Bovale Sardo), il Cannonau e il Monica. Questi vitigni convivono nello stesso vigneto e soprattutto in passato erano impiantati a ceppi misti, secondo l’antica pratica agricola che rende unica questa denominazione. La raccolta avviene spesso in un solo passaggio, vinificando tutto insieme: “È un’arte sapere quando vendemmiare – racconta Paolo Savoldo di Fradiles – perché i vitigni non maturano nello stesso momento. Bisogna cogliere l’attimo perfetto, quando nessuno dei tre prevale, ma tutti contribuiscono al racconto del vino”.
Il Muristeddu, protagonista assoluto con una percentuale minima del 35% nel disciplinare, regala al Mandrolisai la struttura, il colore e la longevità. Il Cannonau aggiunge ampiezza, calore, profumi mediterranei e una vena alcolica importante. Il Monica, più gentile, dona rotondità, freschezza e quell’eleganza che rende il Mandrolisai così distintivo nella bevuta.
“Questa cofermentazione è la nostra forza – spiega Stefano Mereu della Cantina del Mandrolisai – da noi si è sempre vinificato così, in un equilibrio complesso che non è frutto di calcolo, ma di tradizione. Le nostre vigne eroiche, alcune con più di sessant’anni, sono ancora oggi il cuore pulsante della denominazione”.

Tecniche di vinificazione: tradizione e nuove interpretazioni

La vinificazione tradizionale del Mandrolisai prevede la raccolta congiunta delle tre varietà, una pratica antica che rispecchia l’identità del territorio e la conformazione stessa dei vigneti storici, spesso misti. Questo approccio, tramandato per generazioni, permette una cofermentazione spontanea che fonde da subito le caratteristiche dei vitigni, generando un vino di grande armonia e complessità.
Tuttavia, negli ultimi anni alcuni produttori hanno iniziato a sperimentare approcci più moderni, vinificando separatamente Muristeddu, Cannonau e Monica, per poi procedere all’assemblaggio in cantina. Questo metodo consente di esaltare le peculiarità di ciascun vitigno, modulando l’equilibrio finale in modo più preciso. “Vinificare separatamente permette di gestire meglio le diverse curve di maturazione – spiega Marco Demuru – e di valorizzare le sfumature specifiche di ogni varietà, soprattutto nelle annate più complesse”.
L’evoluzione delle tecniche di vinificazione non tradisce la filosofia del Mandrolisai, ma al contrario amplia la gamma espressiva del vino, offrendo nuove letture senza perdere l’impronta del territorio. Oggi convivono entrambe le scuole: c’è chi continua a vinificare “come una volta”, cogliendo l’intero vigneto in un’unica vendemmia, e chi invece separa, affina in legni diversi e assembla successivamente, perseguendo l’equilibrio perfetto.
“La nostra DOC è viva, si evolve con noi – sottolinea Massimiliano Mura – la vinificazione separata è un’opportunità per valorizzare il Mandrolisai anche nei mercati più esigenti, ma senza mai snaturarne l’identità. La forza resta nella coesistenza tra tradizione e innovazione”.

Una storia che affonda nel tempo

La viticoltura nel Mandrolisai ha radici millenarie. I ritrovamenti archeologici di semi carbonizzati e antichi torchi nei villaggi nuragici attestano che già tremila anni fa si vinificava in questa zona. I primi ceppi di Muristeddu sono geneticamente legati alla vite selvatica sarda, una scoperta che ribalta la vecchia convinzione di un’origine esclusivamente spagnola per il Bovale. Qui, più che in ogni altro luogo della Sardegna, si può parlare di una domesticazione locale della vite.
La storia si intreccia poi con l’arrivo dei monaci nel medioevo, che incentivarono la coltivazione sistematica delle vigne. La vite, nel Mandrolisai, ha attraversato le dominazioni aragonese e sabauda, le epidemie e l’arrivo della fillossera, ma ha saputo resistere grazie alla caparbietà delle famiglie locali.
“Il vino del Mandrolisai è sempre stato un vino di scambio – racconta Massimiliano Mura, presidente del Consorzio e titolare dell’Agricola Giacu – mio nonno lo portava a piedi fino a Tonara per barattarlo con castagne e formaggi. Questa terra viveva di comunità e di relazioni, e il vino era il filo rosso che collegava le persone. Dopo la crisi degli anni ‘70 e ‘80, quando abbiamo perso migliaia di ettari per le politiche di espianto, oggi stiamo ricostruendo, recuperando vigneti storici e guardando avanti, senza dimenticare chi siamo”.
Marco Demuru, vignaiolo della Cantina Demuru di Meana Sardo, ha scelto di restare per custodire questa memoria. “Meana rappresenta la montagna del Mandrolisai – spiega – i nostri suoli scistosi e l’altitudine danno ai vini un profilo più fresco e sapido rispetto ad altre zone. È un vino che sa essere contemporaneo, senza perdere la sua anima antica”.

Mandrolisai Rosato: l’eleganza in una nuova veste

Accanto alla versione classica del Mandrolisai rosso, negli ultimi anni sta crescendo l’interesse per una tipologia forse meno conosciuta ma di grande fascino: il Mandrolisai Rosato DOC. Questa versione, disciplinata dalla denominazione, nasce anch’essa dall’uvaggio tradizionale di Muristeddu, Cannonau e Monica, ma viene interpretata in chiave più agile e contemporanea.
Il Mandrolisai Rosato si distingue per il suo colore cerasuolo brillante, con sfumature che variano dal rosa intenso al ramato delicato, a seconda della vinificazione. Al naso sprigiona profumi freschi e fragranti di piccoli frutti rossi, melograno, fiori di campo e leggere note speziate. Al palato colpisce per la freschezza e la scorrevolezza, ma conserva sempre la struttura e la sapidità che sono tipiche del Mandrolisai.
“La nostra versione rosata nasce dalla stessa vigna promiscua – spiega Marco Demuru – ma lavoriamo sulle macerazioni brevissime per estrarre solo il necessario e ottenere un vino versatile, ideale anche per la cucina mediterranea leggera e per essere bevuto tutto l’anno”.
Questa versione rappresenta un’importante evoluzione della denominazione, capace di rispondere alle nuove tendenze di consumo senza tradire la sua storia. Alcune cantine, come Fradiles e Demuru, stanno puntando molto sulla valorizzazione del rosato, proponendolo come vino da tutto pasto e non solo come scelta estiva.
Il Mandrolisai Rosato è, oggi, uno dei volti più promettenti della DOC: un vino elegante, accessibile, ma al tempo stesso identitario, capace di raccontare la Sardegna più autentica in una veste nuova e moderna.

Alcune aziende del Mandrolisai, custodi di un patrimonio senza tempo

Fradiles

Fradiles è una delle realtà più iconiche del Mandrolisai. La cantina, guidata da Paolo Savoldo, sorge ad Atzara, un borgo simbolo del vino sardo. Qui si custodiscono vigne storiche che raccontano la fatica e la lungimiranza dei viticoltori di una volta. I vigneti di Fradiles sono un esempio rarissimo di impianti promiscui: ceppi di Muristeddu, Cannonau, Monica e altre varietà autoctone crescono mescolati nello stesso appezzamento, come in un mosaico viticolo. Ogni pianta ha una storia e un ruolo specifico nella composizione del vino. “Quando entri nei nostri vigneti sembra di sfogliare un libro antico – racconta Paolo – ogni filare cambia colore con le stagioni, ogni varietà matura a modo suo, ma è proprio questa diversità che dona al Mandrolisai la sua unicità”. Fradiles è impegnata nel recupero dei vecchi cloni e nella valorizzazione delle pratiche tradizionali, portando avanti una produzione di qualità che valorizza le basse rese e le vigne ad alberello libero, alcune piantate addirittura nel 1933.

Angraris – Mandrolisai DOC Superiore
Un vero cru aziendale, prodotto da un vigneto ad alberello storico in zona Angraris (Atzara), a 550 m s.l.m. Il vino affina fino a 36 mesi in botti da 750 L e 12 mesi in bottiglia. Al naso emergono confettura di frutti di bosco, tabacco, vaniglia, mentre in bocca è pieno, strutturato, con tannini maturi e lunghissimo finale caldo. Perfetto con piatti importanti della cucina di terra.

Cantina del Mandrolisai

Fondata nel 1950, la Cantina del Mandrolisai è la più storica della denominazione ed è ancora oggi un punto di riferimento per i piccoli viticoltori della zona. È un esempio virtuoso di cooperazione sociale che ha saputo evolversi nel tempo senza perdere la sua anima agricola. La struttura originale, interamente in granito locale, ospita ancora le antiche vasche in cemento, utilizzate per la vinificazione fin dalla fondazione. “Le nostre vasche – racconta Stefano Mereu – sono un pezzo di storia, ma anche uno strumento enologico che ci permette di lavorare al meglio le uve autoctone del Mandrolisai, rispettandone la delicatezza”. La Cantina lavora con oltre 70 soci, molti dei quali coltivano vigne eroiche con rese bassissime, che raramente superano i 40 quintali per ettaro. Il Muristeddu è al centro della filosofia produttiva della Cantina, ma ogni vigneto è un microcosmo che contribuisce all’identità del vino. La Cantina del Mandrolisai promuove anche eventi culturali, visite guidate e manifestazioni legate alla storia locale, diventando un vero centro di divulgazione del patrimonio vitivinicolo del territorio.

Kent’Annos – Mandrolisai DOC
Vino rosso giovane, espressione autentica del Mandrolisai collinare. Ottenuto da Cannonau, Muristeddu e Monica, fermenta in acciaio e cemento con macerazioni brevi (8–10 giorni). Si presenta con colore rubino brillante, profumi di frutta rossa matura e sorso fresco, pieno e sapido, con buona bevibilità. Ideale con carni rosse, arrosti, cacciagione e formaggi stagionati.

Cantina Demuru

La Cantina Demuru, fondata da Marco Demuru a Meana Sardo, rappresenta la nuova generazione del Mandrolisai. L’azienda nasce da una profonda passione per la viticoltura e un forte senso di appartenenza al territorio. “Sono il primo vignaiolo della mia famiglia – racconta Marco – e ho voluto restituire valore a queste terre, spesso considerate marginali, ma capaci di dare vini straordinari”. I vigneti della Cantina Demuru si trovano sulle colline scistose che degradano dal Gennargentu e sono caratterizzati da una viticoltura di montagna, con terreni poveri, ricchi di rocce affioranti e forti escursioni termiche. “Il Mandrolisai di Meana ha una personalità più fresca e minerale – spiega Marco – e credo che sia la nostra cifra distintiva”. Oltre ai rossi classici, la cantina ha introdotto anche un bianco secco a base Vermentino, una scelta audace in una zona storicamente vocata ai vini rossi. Marco è tra i promotori della manifestazione dedicata alla viticoltura eroica di Meana, un evento che ogni anno celebra il vino e il paesaggio, coinvolgendo turisti, enologi e appassionati.

Roseu – Mandrolisai DOC Rosato
Versione rosata elegante e contemporanea, ottenuta da uve autoctone del Mandrolisai vinificate con macerazione brevissima. Colore cerasuolo brillante, note floreali e fruttate, sorso fresco e fragrante. Ottimo come aperitivo, si abbina con antipasti, formaggi freschi, salumi, piatti di mare e cucina leggera. Una nuova chiave di lettura per un vino antico

Agricola Giacu

L’Agricola Giacu, condotta da Massimiliano Mura, è una delle aziende più dinamiche del Mandrolisai. Oltre alla produzione di vino, Massimiliano svolge un ruolo fondamentale come presidente del Consorzio del Mandrolisai, impegnandosi nella tutela e nella promozione della denominazione. “Abbiamo perso troppi ettari di vigna negli anni passati – spiega – oggi è il momento di recuperare e di scrivere un futuro diverso”. Agricola Giacu lavora vigne di famiglia, alcune con oltre 100 anni di età, e produce Mandrolisai DOC nel pieno rispetto delle antiche tecniche agricole. L’azienda è fortemente orientata alla salvaguardia dei vigneti storici e alla valorizzazione della biodiversità locale, promuovendo anche la selezione e il recupero dei cloni originari del territorio. La visione di Massimiliano guarda al futuro, ma senza stravolgere l’identità di questo vino: “Il Mandrolisai è un vino di comunità, deve restare tale, deve continuare a essere l’espressione di questa terra e di chi la coltiva con passione”.

Giacu Rosso – Mandrolisai DOC
Prodotto nei colli intorno a Sorgono, da suoli di disfacimento granitico a 500 m s.l.m., è un accurato assemblaggio di Bovale Sardo (Muristeddu), Cannonau e Monica. Dopo vendemmia manuale e selezione dei grappoli, l’uva subisce macerazione prefermentativa a freddo (4–5°C), seguita da fermentazione di 15 giorni. Affina in acciaio per un anno, poi in bottiglia per 3–4 mesi. Nel calice è rosso rubino con riflessi granata, profuma di melograno e frutti di bosco, con speziatura fine e mineralità elegante. Al palato è fresco, con tannini morbidi, buona struttura e ottima bevibilità.

Un territorio da vivere: i luoghi imperdibili del Mandrolisai

Il Mandrolisai è molto più di un vino: è un paesaggio da attraversare, una storia da scoprire, una cultura da vivere. Ogni borgo custodisce un’anima diversa e offre scorci, sapori e tradizioni che raccontano la Sardegna più autentica.

Atzara: il borgo dei vigneti storici e dell’arte

Atzara è uno dei borghi più affascinanti del Mandrolisai, inserito tra i Borghi più Belli d’Italia e nel Registro Nazionale dei Paesaggi Rurali Storici. Le sue stradine lastricate in granito, le case antiche e le cantine scavate nella roccia offrono un viaggio nel tempo. Atzara è anche la patria di una tradizione artistica importante: qui nacque la Scuola di Atzara, che attrasse pittori come Eduardo Chicharro y Agüera e Antonio Ortiz Echagüe, incantati dai colori e dalle atmosfere del luogo. Il Museo MAMA celebra questo legame con l’arte e propone un percorso unico tra storia, vino e creatività. Nei dintorni, i vigneti misti sono visitabili grazie agli itinerari del progetto Longevitas, pensati per immergersi nella viticoltura eroica.

Meana Sardo: il regno della viticoltura eroica

Meana Sardo è il cuore più montano del Mandrolisai, caratterizzato da suoli scistosi e vigne che crescono su altopiani a oltre 600 metri. Oltre a scoprire la viticoltura eroica della Cantina Demuru, Meana offre la possibilità di visitare il grandioso Nuraghe Nolza, uno dei complessi nuragici più imponenti della Sardegna. Il sito archeologico è perfettamente conservato e da qui si gode una vista mozzafiato su tutto il territorio circostante. Nei boschi di Ortuabis si possono percorrere antichi sentieri pastorali e scoprire le vecchie fornaci per la calce e gli ovili storici. Meana è anche tappa del Cammino di Santu Jacu, l’itinerario sardo dedicato a San Giacomo.

Sorgono: la vendemmia storica e il Trenino Verde

Considerato il centro geografico della Sardegna, Sorgono è celebre per la sua Vendemmia Storica, una rievocazione che ogni anno ripropone le antiche tecniche di raccolta e pigiatura con strumenti tradizionali. Da qui parte il Trenino Verde, uno dei percorsi ferroviari turistici più affascinanti d’Europa, che attraversa il cuore verde dell’isola e permette di vivere un’esperienza autentica nel paesaggio del Mandrolisai. Il paese ospita anche eventi legati al vino e alla cultura locale durante tutto l’anno.

Desulo: i colori della montagna e della tradizione

A Desulo, borgo abbarbicato sulle pendici del Gennargentu, la bellezza del paesaggio incontra la raffinatezza degli abiti tradizionali. Durante le feste religiose, le donne sfilano indossando abiti finemente ricamati, espressione di una cultura tessile ancora viva. La montagna qui è protagonista: da Desulo partono i sentieri per raggiungere Punta La Marmora, la vetta più alta della Sardegna, e la Foresta Girgini, popolata da lecci secolari e ricca di siti archeologici come il nuraghe Bruncu Nuraghe, il più alto dell’isola.

Aritzo: tra castagni, neve e dolci antichi

Aritzo è un borgo immerso nei boschi di castagno e nocciolo, famoso per le sue domos de nie, antiche neviere usate per conservare la neve e produrre Sa Carapigna, uno dei primi sorbetti naturali della Sardegna. Questo dolce tipico si può assaggiare durante la sagra di metà agosto. Tra le tappe imperdibili, la Casa Devilla, residenza nobiliare del XVII secolo, il Museo della Montagna Sarda e il Castello Arangino, costruito nel 1917 in stile neomedievale. I panorami da Punta Funtana Cungiada regalano vedute straordinarie sul Gennargentu.

Austis: le sculture naturali e i miti della montagna

Austis è un borgo che incanta con le sue rocce scolpite dal vento e dall’acqua, come Sa Crabarissa, un imponente monumento naturale che secondo la leggenda raffigura una donna pietrificata per amore. I sentieri della Foresta di Tànnoro attraversano boschi, antichi ovili e piazzole carbonili. Austis è celebre anche per le sue tradizioni culinarie, come sa fregula istuvada e il pane cerimoniale finemente decorato. Il borgo ospita inoltre uno dei carnevali più particolari della Sardegna, con le maschere ancestrali di Sos Colonganos e S’Urtzu.

Belvì: arte, dolci e natura

Belvì, immersa nei boschi di castagne e noci, è famosa per Is Caschettes, dolci di sfoglia sottilissima ripieni di miele e nocciole, considerati tra i più raffinati della pasticceria sarda. Il borgo è arricchito da un Museo all’Aperto di Arte Contemporanea (MAAC) e dal Museo delle Scienze Naturali. Da Belvì si può partire per escursioni sul Trenino Verde o per trekking lungo i sentieri che conducono al monumento naturale di Texile di Aritzo. In autunno il paese si anima durante la tappa di Autunno in Barbagia.

Ogni paese del Mandrolisai regala paesaggi, archeologia, cultura e sapori unici: un territorio dove il vino è il filo conduttore, ma l’esperienza si compone di storie, sentieri e accoglienza genuina.

I piatti del Mandrolisai: quando il vino incontra la cucina di tradizione

Il Mandrolisai è un vino che racconta non solo la terra, ma anche la tavola. La sua struttura importante, l’equilibrio tra freschezza e alcolicità, e la complessità aromatica lo rendono un compagno perfetto per la cucina sarda dell’interno, quella dei sapori autentici e delle lunghe cotture, tipica dei borghi del Mandrolisai.
L’abbinamento naturale del Mandrolisai è con le carnes arrosto, in particolare il celebre porceddu sardo, ma anche l’agnello e il capretto cucinati lentamente allo spiedo o al forno con le erbe aromatiche. La morbidezza del vino e la sua trama tannica sostengono la succulenza delle carni e ne esaltano le note speziate e affumicate.
Altro piatto iconico è la pecora in cappotto, una preparazione rustica in cui la carne ovina viene cotta a lungo con patate, cipolle e verdure dell’orto: un piatto ricco e saporito che trova nel Mandrolisai il compagno ideale, capace di bilanciare la componente grassa con la sua acidità e la freschezza del sorso.
Tra i primi piatti, spiccano i malloreddus al sugo di salsiccia e i culurgiones ogliastrini con ripieno di patate, menta e pecorino, spesso serviti con sughi intensi. Il Mandrolisai accompagna questi piatti con eleganza, sostenendo la persistenza del pecorino e la dolcezza del grano sardo.
Da non dimenticare la fregula istuvada, tipica di Austis, una pasta di semola lavorata a mano e cotta al forno con formaggio fuso: il suo carattere deciso e la sua consistenza si sposano perfettamente con il corpo del Mandrolisai, creando un abbinamento equilibrato e avvolgente.
I formaggi pecorini stagionati – in particolare quelli prodotti a Sorgono e nei paesi vicini – sono eccellenti con il Mandrolisai, soprattutto nelle versioni più mature, dove le note sapide e piccanti del formaggio si bilanciano con la morbidezza del vino. Anche la salsiccia sarda e il guanciale affumicato, spesso consumati durante le vendemmie e le feste di paese, trovano nel Mandrolisai un compagno perfetto.
Sebbene il Mandrolisai dia il meglio con i piatti salati, nella cultura locale si usa servirlo anche con dolci tipici come su pabassinu (un biscotto ricco di noci, uvetta e aromi) e is caschettes di Belvì, dolci eleganti a base di nocciole e miele, perfetti per chiudere una cena tradizionale con coerenza e armonia.
Il Mandrolisai non è solo un vino da pasto, è parte integrante della convivialità: accompagna le vendemmie, le sagre, le riunioni familiari e i pranzi domenicali, quando le tavole sarde si riempiono di profumi e sapori autentici. In ogni calice di Mandrolisai vive il racconto di una cucina semplice, ma profondamente identitaria.
Visitare il Mandrolisai significa entrare in un mondo che ha saputo conservare la sua anima, che parla di resistenza, di cura e di una bellezza semplice e profonda. Qui, tra i filari misti di Muristeddu, Cannonau e Monica, la Sardegna racconta forse la sua storia più sincera.

Scheda di degustazione: il profilo del Mandrolisai DOC

  • Colore: rosso rubino intenso, con riflessi granati che si accentuano con l’invecchiamento.
  • Profumo: al naso esprime sentori di frutti rossi maturi (prugna, amarena), note di macchia mediterranea, erbe aromatiche e spezie dolci. Nei vini più evoluti emergono tabacco, liquirizia e leggere note balsamiche.
  • Gusto: struttura importante, ma con tannini levigati e grande equilibrio tra alcol, freschezza e morbidezza. Finale persistente, sapido e con piacevole ritorno fruttato.
  • Temperatura di servizio: 16-18°C
  • Potenziale di invecchiamento: 5-10 anni per le versioni classiche, oltre 10 anni per le selezioni da vigneti vecchi.
Fabrizio Savigni
Fabrizio Savigni

Curioso per natura, viaggio, vedo, vivo e soprattutto scrivo! Di arte e di cultura, di design, di territori e soprattutto di cibo e di vino! Parte integrante della mia quotidianità, ne ho fatto un lavoro: insegno e sono coordinatore di percorsi post-laurea in Management per i settori Food & Wine, mi occupo di progetti speciali per aziende e consorzi ma, la mia vera missione è quella di raccontare storie di persone e di luoghi, di vigneti e di cantine, di successi e di errori, che siano in grado di appassionare più persone possibili trasmettendo emozioni.

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