Soave, tempo al tempo
Quattordici calici per testimoniare la freschezza della gioventù e la profondità dell’evoluzione: il Soave si racconta in una masterclass guidata da Jeff Porter presso il Circolo Ufficiali di Verona.

L’appuntamento, promosso dal Consorzio di Tutela del Soave in collaborazione con la Strada del Vino, si è confermato per il secondo anno consecutivo un momento di riflessione corale, dove il vino è diventato lente di osservazione anche dell’attualità. Dai nuovi equilibri geopolitici al cambiamento climatico, fino al mutamento dei trend di consumo, non sono mancati stimoli per il mondo produttivo e per le imprese. A suggellare l’incontro, il banco d’assaggio – molto apprezzato da un pubblico selezionato e competente – che ha permesso di confrontare il Soave nella sua versione più giovane e in quella già evoluta.

Vini che non cercano di stupire con effetti speciali o con un eccesso di forza: la loro grandezza sta altrove. Il Soave punta alla chiarezza espressiva, alla capacità di raccontare il territorio senza filtri, alla capacità di esprimere identità e di interpretare l’annata. La sua degustazione ha una parte emozionale importante nella degustazione, perché sono vini che mi piacciono molto.
Questo, in sintesi, il Jeff Porter “pensiero” (corrispondente per l’Italia di Wine Enthusiast), che ha condotto la Masterclass dedicata al Soave, insieme a Cristian Ridolfi, e che ha riunito quattordici etichette, presentate in una degustazione a doppio binario: prima l’annata più giovane, poi la più vecchia. Una doppia chiave di lettura che ha permesso di confrontare la croccantezza e la freschezza della gioventù con la profondità, l’espressività e la potenzialità evolutiva delle annate più mature.
Il filo conduttore? L’umiltà del Soave. Un vino che non cerca di impressionare con potenza muscolare, ma che seduce con precisione, trasparenza e capacità di invecchiare con grazia. Eleganza, leggiadria, accoglienza: questi i tratti distintivi dei calici degustati. Questo potrebbe essere secondo Jeff Porter un momento ottimo per il posizionamento di questi vini, dotati di un eccellente rapporto qualità-prezzo.

Prima batteria: la giovinezza e la sua eco nel tempo
Bertani Vintage Edition Soave Classico 2024
100% Garganega da suolo vulcanico, vigne di 30-40 anni, allevate a pergola. La vendemmia anticipata per l’80% dona croccantezza e freschezza, mentre il 20% raccolto in ottobre aggiunge spessore. Fermentato in legno, affinato 9 mesi in cemento e 6 in bottiglia. Al naso agrumi freschi e fiori bianchi, frutta bianca, uva spina, melone d’inverno, pesca bianca; al palato è croccante, verticale, con una spinta salina che lo rende immediato ma non semplice né prevedibile. Un vino solare, scattante, con una texture equilibrata con accenni scattanti, divertenti e esuberanti.
Bertani Vintage Edition Soave Classico 2016
Stesso metodo produttivo, ma con anni di bottiglia a scolpire il profilo. La frutta fresca ha lasciato lo spazio a note di mandorla, erbe secche e pietra focaia. Seguono scorsa d’agrume e zenzero candito. Qualche accenno di frutta secca e di spezie esotiche. La bocca è ampia, salina, con un finale persistente e una freschezza sorprendente che testimonia la capacità evolutiva del Soave. È gustoso, intenso e persistente.
Suavia Soave Classico 2024
100% Garganega da suoli vulcanici, vigne a pergola e guyot ad un’altitudine media di 300 metri s.l.m. Fermentazione a temperatura controllata, 5 mesi sui lieviti, 1 mese in bottiglia. Agrume maturo, pera e un tocco floreale. Fresco e vibrante, un vino dalla natura diretta e immediata, che conquista per chiarezza espressiva, metrica molto precisa di degustazione e finezza aromatica.
Suavia Soave Classico 2014
Annata calda e piovosa. Profumi di scorza d’agrumi, zenzero candito e sbuffi da idrocarburo. Erbe aromatiche: melissa, timo e aneto. Caramella d’orzo, anice e muschio bianco, con qualche nota leggermente incensata. In bocca conserva tensione e sapidità, con un’evoluzione che dimostra la forza della Garganega nelle annate difficili.

Seconda batteria: architetture e armonie
Pieropan Calvarino Soave Classico 2023
La cantina che per prima ha lavorato con uve provenienti da un unico cru e che ha valorizzato e amplificato l’identità territoriale.
70% Garganega, 30% Trebbiano di Soave, vigne di 30-60 anni, suolo vulcanico, pergola veronese e guyot. Fermentazione in cemento a temperatura controllata. Al naso agrumi croccanti, erbe fresche, fiori bianchi. Vino verticale, teso, ancora in fase di assestamento, con un futuro di espressività. Ottimo equilibrio, grande bevibilità e lunghezza sorprendente. Finale per nulla amaricante, con una scia finale agrumate.
Pieropan Calvarino Soave Classico 2015
Eleganza compiuta. Profumi di frutta matura ma che conserva ancora una buona croccantezza, note floreali e sapide. Chiusura su note tropicaleggianti. Lavanda e citronella regalano sensazioni piacevolmente fresche. Bocca generosa, delicata ma decisa, rotonda senza eccessi. Un vino che coniuga delicatezza e autorevolezza, dal linguaggio universale che arriva indistintamente a tutti.
Corte Moschina I Tarai Soave Superiore 2023
100% Garganega su suoli vulcanici e basaltici. Fermentazione in legno per 20-25 giorni, poi 12 mesi di affinamento in botti grandi e piccole. È un vino che non ha l’ampiezza dell’annata 2016, ma ti rivela più diretto, con chiari richiami di legno giovane. Più giocato sull’energia che sulla ricchezza, ma dotato di un tratto di piacevolissima eleganza.
Corte Moschina I Tarai Soave Superiore 2016
Nell’annata più vecchia troviamo invece complessità aromatica, frutta gialla matura, spezie dolci e cenni tostati. Una piacevole nota di elicriso personalizza la beva. In bocca è rotondo, ricco, gastronomico, con acidità ben integrata.

Terza batteria: profondità e longevità
Roccolo Grassi Broia Soave 2023
100% Garganega da suolo alluvionale-calcareo, allevato a guyot. Fermentazione in botti e cemento, affinamento 12 mesi sulle fecce fini. Al naso gusci di crostacei, note saline, tessitura fluida e morbida. Più grasso e materico rispetto ai Soave vulcanici, con buona freschezza nonostante l’annata calda.
Roccolo Grassi Broia Soave 2016
Conserva vivacità e giovinezza. Profumi di frutta matura e disidratata, erbe aromatiche e un finale sapido e lungo che testimonia la longevità. La bocca è leggermente talcata, con ricordi di vaniglia e di cioccolato bianco. Una nota cerealicola finale e ricordi di ananas completano il quadro olfattivo nelle fasi finali, rendendo il sorso dotato di personalità.
Inama Foscarino Soave Classico 2022
100% Garganega (vigneti in località Foscarino), vigne da 10 a 75 anni. Fermentazione: 30% acciaio, 30% rovere austriaco, 40% barrique francesi con bâtonnage. Al naso il frutto appare più maturo ma non eccessivo, con erbe mediterranee e agrume candito. Bocca piena, segnata dal carattere di un’annata arida ma domata con creatività. Un’interpretazione che ha saputo adattarsi all’annata regalando un grande calice.
Inama Foscarino Soave Classico 2016
Un vino dotato di straordinario equilibrio. Frutta bianca matura, ricordi di fiori di sambuco, spezie fini, note sapide profonde. Ha sensazioni vegetali evidenti, verdi da clorofilla, e tradisce l’età che ha, con una leggiadria e una freschezza sorprendenti. In bocca si allunga con energia e finezza, un Soave capace di sfidare il tempo.
Gini La Frascà Soave Classico 2021
100% Garganega certificata bio, vigne centenarie a pergoletta veronese su suolo vulcanico. Fermentazione in acciaio e rovere, affinamento sulle fecce per 8 mesi. Annata eccellente in equilibrio totale. Frutta gialla croccante, fiori bianchi, pietra focaia. Preciso, elegante, cristallino.
Gini La Frascà Soave Classico 2014
In un’annata piovosa e complessa, la Garganega si è difesa grazie all’acidità che la contraddistingue. Aromi di erbe secche, agrumi maturi, note saline. In bocca è vibrante, con una quota salina importante finale, lungo: la dimostrazione di come l’umiltà del Soave si trasformi in forza. La parola chiave è resilienza.

La nuova storia del Soave
La degustazione ha mostrato un vino capace di sorprendere in gioventù e di affascinare nel tempo. Non un vino prevedibile, ma autentico. Non muscolare, ma elegante. Mai omologato, ma rispondente a criteri interpretativi che rimandano al terroir. Un vino del territorio: tra i suoi punti di forza l’identità. Il Soave è contemporaneo perché coniuga immediatezza e longevità, umiltà e profondità. È un vino che invita a lasciare tempo al tempo, premiando chi sa attendere e regalando esperienze raffinate anche a chi lo beve giovane. Come ha ricordato il Presidente Cristian Ridolfi, il futuro del Soave sarà scritto dalle nuove generazioni, pronte a raccontare con voce collettiva la modernità di un vino che affonda le radici nella tradizione ma parla il linguaggio dell’eleganza contemporanea. Jeff Porter ha raccomandato più volte di “lasciare la porta aperta”, ovvero di liberarsi dai bias cognitivi e di sperimentare percorsi diversi che hanno in comune denominatore: la qualità e la capacità di apparire costantemente nuovi, attraenti, seduttivi. “Drink now, drink later”: oggi per domani, proprio perché esiste il passato. Nella dimensione spazio temporale, il Soave è protagonista.

Il talk: Soave, autentico, autoctono, contemporaneo
Il pomeriggio al termine della degustazione è proseguito con il talk condotto da Luciano Ferraro, vicedirettore del Corriere della Sera, che ha allargato il confronto a temi economici, geopolitici e culturali. Michele Cannone, Lavazza Global Brand Director Away from Home, ha evidenziato come il vino debba ridefinire le proprie esperienze di consumo, prendendo spunto dal percorso del caffè: non solo etichette e disciplinari, ma contesti accessibili, linguaggi inclusivi, formati low/no alcol ben progettati. Per le nuove generazioni, il prodotto è parte di un’esperienza più ampia, e il vino deve tornare al centro di momenti sociali contemporanei.
Dal settore automotive, Achille Scudieri (Gruppo Adler, Tenute Scudieri) ha portato l’esempio del progetto Abraxas a Pantelleria: un investimento non solo economico, ma culturale e valoriale, che dimostra come il vino sia oggi un asset strategico in grado di raccontare territori e contrastarne la marginalità. Una sfida complessa, segnata da concorrenza globale, dazi e cambiamenti climatici, ma capace di attrarre imprese che portino visione industriale e capacità logistiche.

Sul ruolo delle istituzioni fieristiche è intervenuta Barbara Ferro, AD di Veronafiere Spa, sottolineando come il compito di una fiera sia accompagnare i settori nei cambiamenti: Vinitaly interpreta i trend emergenti – dalla mixology ai mercati extraeuropei – e con Vinitaly and the City promuove un linguaggio fresco e consapevole, vicino alle nuove generazioni. Le sfide riguardano anche sostenibilità, cambiamento climatico e tecnologie, che richiedono investimenti e nuove competenze.
Jeff Porter ha riportato l’attenzione sul Soave, definendolo pronto a imporsi come grande bianco internazionale grazie a qualità, autenticità e capacità di emozionare, a patto di mantenere un corretto posizionamento sui mercati globali.
A chiudere il talk, Mons. Bruno Fasani (Fondazione Biblioteca Capitolare, Telepace) ha offerto una riflessione di taglio culturale e spirituale: il vino non è una bevanda come le altre, ma un simbolo sociale e religioso fin dall’antichità. La metafora della vigna richiama cura collettiva, responsabilità e gioia condivisa, valori che il Soave incarna e rilancia.
