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Territori del Vino
12/09/2025
Di Fosca Tortorelli

Vallarom, custode della pergola trentina e delle viti a piede franco sulle rive dell’Adige

Ad Avio, porta del Trentino e sentinella della Vallagarina, il paesaggio è un mosaico di vigneti, castelli e torri medievali che ancora oggi vegliano su un territorio che ha fatto della viticoltura la propria identità più autentica. Qui, dove l’Adige scorre incastonato tra le rocce delle Piccole Dolomiti e i terrazzamenti della Val di Gresta, nel comune di Brentino-Belluno – già provincia di Verona – nasce e resiste una vigna speciale, poco meno di un ettaro di valore inestimabile, custodito con coscienza e dedizione dall’azienda Vallarom.
Si tratta di un impianto storico a pergola trentina doppia, piantato nel 1890 e rimasto a piede franco, salvato dalla fillossera grazie ai suoli sabbiosi di origine fluviale. Una rarità che oggi rappresenta un patrimonio genetico e culturale di portata internazionale.

La “brusca” che resiste nei secoli

Il vitigno che qui si coltiva è il lambrusco a foglia frastagliata, meglio conosciuto come enantio, già citato da Plinio il Vecchio nella Naturalis Historia come “la brusca, hoc est vitis silvestris, quod vocatur oenanthium”.
Vitigno dalla rusticità proverbiale, resistente al freddo e agli attacchi parassitari, ha trovato da secoli il suo habitat ideale tra i terreni calcarei della bassa Vallagarina. Per molto tempo relegato a ruolo di uva da taglio, il lambrusco a foglia frastagliata è stato riportato alla luce negli anni Ottanta grazie a studi genetici che ne hanno svelato l’unicità; non un lambrusco emiliano, ma un autoctono autentico, geneticamente legato alle viti selvatiche del Monte Baldo.
Documenti del Cinquecento attestano la sua presenza nei commerci vinicoli della zona, mentre nell’Ottocento i suoi vini venivano esportati fino al centro Europa grazie al valico del Brennero. Oggi di lambrusco a foglia frastagliata restano appena 35 ettari complessivi tra Trentino e Veneto, e pochissimi produttori che lo vinificano in purezza.
Un patrimonio raro e fragile, che dal 2022 è stato riconosciuto come Presidio Slow Food. “Abbiamo un piede legato alla storia e uno rivolto al futuro — spiega Filippo Scienza —. Siamo sempre pronti a sperimentare, ma senza mai dimenticare le nostre radici”.

Filippo Scienza nel vigneto di lambrusco a foglia frastagliata

La pergola: ponte tra passato e futuro

Il vigneto storico di Vallarom non è straordinario solo perché a piede franco, ma anche perché allevato a pergola trentina doppia, una delle forme più emblematiche della viticoltura del Nord Italia.
L’origine della pergola affonda nell’antichità, i primi modelli sono attribuiti agli Etruschi e ai Greci, ma furono i Romani a sancirne la diffusione in tutto l’Impero, legandola per sempre alla storia della viticoltura mediterranea.
Oggi, in un’epoca segnata dal cambiamento climatico, la pergola torna ad assumere centralità, grazie alla sua capacità di proteggere i grappoli dall’eccessiva insolazione e garantire un microclima più equilibrato.
“La pergola non è soltanto un retaggio del passato — sottolinea Scienza —, ma può diventare una risposta moderna se gestita con consapevolezza. Non basta la pergola per fare grandi uve e grandi vini, serve cultura, esperienza e rispetto del territorio. Ma la sua sostenibilità naturale la rende ancora oggi un modello attuale, soprattutto laddove non è stata del tutto abbandonata”.
La pergola, dunque, non è solo tecnica colturale, ma simbolo identitario; un ponte tra passato e futuro che riafferma il legame profondo tra vite, uomo e territorio.

La filosofia di Vallarom

Rispetto e tutela del territorio sono i capisaldi dell’azienda agricola Vallarom, guidata oggi da Filippo Scienza con la moglie Barbara Mottini e il figlio Riccardo, terza generazione di una storia iniziata negli anni Sessanta con il nonno Ezio.
Dopo gli studi all’istituto di San Michele all’Adige e importanti esperienze in Borgogna, Toscana, Germania e Stati Uniti, Filippo ha scelto di riportare la viticoltura verso un approccio biologico e sostenibile, abolendo già dal 1999 i pesticidi chimici e utilizzando soltanto rame e zolfo per la difesa fitosanitaria. “Non è possibile passare da una viticoltura convenzionale a una biologica in un giorno — spiega —. È un percorso di equilibrio che deve coinvolgere terreno, piante, clima e uomo”.
Oggi la sostenibilità a Vallarom è filosofia concreta, con pannelli solari, caldaie a basso impatto, etichette in carta riciclata, bottiglie più leggere e scure per ridurre emissioni e proteggere il vino, fornitori selezionati per il loro impegno ambientale. Un modello virtuoso che unisce conoscenza scientifica, sensibilità ecologica e rispetto per la tradizione.

Barbara Mottini, Filippo Scienza e il figlio Riccardo

Tecnica e tradizione: il Lambrusco a foglia frastagliata in anfora

Dal vigneto a piede franco nascono appena 2.500 bottiglie l’anno di Lambrusco a foglia frastagliata in purezza. Le uve vengono vinificate in rosso, con fermentazione in anfora TAVA a contatto con le bucce per 16-18 giorni, seguite da sei mesi di affinamento in barrique di terzo passaggio e altri sei in bottiglia.
Il risultato è un vino dal colore rubino intenso, con profumi di piccoli frutti rossi, note speziate e una trama tannica vibrante.

Accoglienza e produzione

Oltre al vigneto storico, Vallarom conta sette ettari vitati per una produzione annua di circa 30.000 bottiglie e una dozzina di etichette, ognuna con carattere proprio. Accanto all’attività vitivinicola, la famiglia conduce anche un agriturismo biologico, ricavato dal maso ristrutturato nel rispetto dei materiali e della memoria del passato.
Muri intonacati in argilla, isolanti naturali come lana di pecora, lavandini in pietra e tavoli ricavati da tronchi di noce trattati con oli naturali; ogni dettaglio racconta la stessa filosofia di autenticità che guida i vigneti. Qui Barbara e Filippo, con Riccardo, accolgono i loro ospiti in un’atmosfera familiare e sincera, dove la parola ospitalità non è slogan, ma esperienza reale.
Come scrive Richard Bach, “quello che il bruco considera la fine del mondo, il resto del mondo chiama farfalla”. Vallarom sembra incarnare proprio questa trasformazione, un luogo dove il passato non è un ricordo immobile, ma la radice viva di un futuro che profuma di vite, terra e verità.

Fosca Tortorelli
Fosca Tortorelli

Giornalista pubblicista e consulente enogastronomica, Dottore di ricerca in Architettura, da oltre 15 anni racconto il mondo del vino e del cibo con uno sguardo tecnico e culturale, intrecciando territori, persone e tradizioni. Collaboro con Il Mattino, riviste di settore e portali online. Degustatore per l’Associazione Italiana Sommelier, sono Vice Delegata per la Campania dell’associazione Le Donne del Vino. Sono, inoltre, iscritta all’Albo dei Maestri Assaggiatori ONAF e all’elenco nazionale dei Tecnici ed Esperti degli oli extravergini e vergini. Mi sono formata attraverso percorsi specialistici (Master ALMA-AIS, IFA, ONAF, Oleum, SCA), mi occupo di comunicazione e collaboro nella progettazione di eventi legati all’enogastronomia. Curiosa per natura, amo scoprire e raccontare le storie meno convenzionali del panorama enogastronomico italiano. Scrivere, condividere e comunicare il valore del vino e del cibo è ciò che ogni giorno mi appassiona di più.

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