PIWI in Puglia: promossi a pieni voti dai sommelier

Una ricerca dell’Università del Salento si avvale dell’expertise dell’Associazione Italiana Sommelier di Lecce per dimostrare che i vini da vitigni resistenti non temono il confronto con quelli tradizionali, ma il loro futuro è bloccato dalla burocrazia.
Uno studio ha testato la qualità dei vini da vitigni resistenti (PIWI) nati in Puglia. Un panel di esperti dell’AIS di Lecce ha promosso i nuovi vini, giudicandoli di alta qualità. Nonostante l’autorevole parere e le prove scientifiche, la coltivazione di queste uve sostenibili resta vietata.
La sfida: unire sostenibilità e qualità
Un vino sostenibile può essere anche un vino di alta qualità? A questa domanda cruciale risponde una nuova ricerca guidata dall’Università del Salento, che ha messo i vini prodotti da vitigni resistenti alla prova del calice, affidando il giudizio finale a un panel di esperti degustatori. Il verdetto, pubblicato sulla rivista internazionale Italian Journal of Food Science, è stato netto e positivo, ma si scontra con un paradosso normativo che frena l’innovazione in Puglia.
Il giudizio degli esperti: la prova del calice
Lo studio, coordinato dalla professoressa Laura Rustioni e nato dalla sinergia tra l’ateneo salentino, l’Università di Udine, il CREA di Turi e la Cantina Due Palme, ha valutato due varietà PIWI, il Merlot Kanthus e il Merlot Khorus, confrontandole con il merlot tradizionale. Per validarne il potenziale enologico, i ricercatori hanno affiancato alle analisi chimiche un rigoroso esame sensoriale. Qui entra in gioco il ruolo chiave dell’Associazione Italiana Sommelier di Lecce. Un gruppo di suoi degustatori professionisti ha costituito il panel di esperti chiamato a valutare i vini alla cieca. La loro expertise è stata fondamentale per ottenere una valutazione tecnica e autorevole delle qualità organolettiche.
Il verdetto: promossi, con lode
Il risultato è stato sorprendente: i vini da uve PIWI non solo si sono dimostrati qualitativamente sovrapponibili al merlot tradizionale, ma in alcuni casi hanno persino incontrato una preferenza superiore. Questo giudizio positivo da parte dei sommelier AIS demolisce uno dei principali pregiudizi verso le nuove varietà, confermando che sostenibilità ambientale e qualità enologica possono e devono andare di pari passo. Come affermano gli autori, questa ricerca dimostra che i PIWI sono “una straordinaria opportunità per rendere la viticoltura più sostenibile e competitiva”.
Un paradosso normativo
Nonostante queste evidenze, avvalorate dal parere di professionisti del settore, la coltivazione dei vitigni PIWI in Puglia non è ancora consentita, a differenza di quanto accade in molte altre regioni italiane. La pubblicazione dello studio, che è stato parzialmente finanziato dal progetto ClearGenes, rappresenta dunque un appello ancora più forte alla politica regionale: ora che la scienza e gli esperti del gusto hanno promosso queste nuove varietà, è tempo che anche la normativa si adegui per non lasciare la Puglia indietro nella corsa verso una viticoltura moderna e rispettosa dell’ambiente.