Estremo Adamadus, il vino che affina senza cantina

Chi direbbe mai che si può produrre un vino di qualità senza disporre di una cantina? Eppure è proprio da questa provocazione che parte la storia di Alex Belingheri, fondatore nel 2004 dell’Azienda Agricola Vallecamonica, un progetto enologico nato tra i pendii di questa valle lombarda, la Valle Camonica, dove le vigne si arrampicano tra i 250 e gli 800 metri di altitudine.
Un lavoro pionieristico che ha permesso di riscoprire antichi vitigni autoctoni, come valcamonec, hibebo, gratù e ciass négher – nomi che riecheggiano e ricordano la lingua e l’identità della valle, e che rappresentano un patrimonio quasi sconosciuto al di fuori del territorio.
Dove non arriva l’uomo, arriva la natura: l’affinamento subacqueo
Con 4 ettari vitati distribuiti su entrambi i versanti della bassa Valle Camonica, dove è forte l’influenza benefica del vicino Lago d’Iseo, Alex ha dato vita a un progetto fuori dagli schemi. E non disponendo inizialmente di una cantina idonea alla conservazione delle bottiglie per il suo Metodo Classico, ha scelto di affidarsi proprio al suo territorio, seguendo l’istinto e l’ingegno.

Nel 2010 inizia l’affinamento subacqueo con le prime bottiglie del metodo classico “Nautilus”, che vengono immerse a 40 metri di profondità nel Lago d’Iseo. Lì, dove la temperatura è stabile attorno ai 6 °C e la luce è assente, il vino evolve in condizioni ideali, preservando freschezza e finezza aromatica.

Il Metodo Classico affinato tra i ghiacci alpini della Valle Camonica
Nel 2016 il progetto si fa ancora più audace: nasce infatti Estremo Adamadus, il cui nome richiama la prima denominazione austriaca dell’Adamello. Le bottiglie, questa volta, vengono immerse nel Lago Aviolo, a 1.930 metri di altitudine, nel cuore del Parco Regionale dell’Adamello, e unico esempio di affinamento di un metodo classico in un lago alpino in Italia.

Le condizioni sono estreme, come suggerisce il nome del vino: 10 metri di profondità, temperature costanti di 2-3°C sotto uno spesso strato di ghiaccio, in una cassa sigillata ai piedi del ghiacciaio. In questo ambiente, il vino affina a pressione stabile grazie alla combinazione tra altitudine e immersione.
La prima versione del progetto era a base di riesling renano, ma oggi Estremo Adamadus è prodotto in purezza da souvignier gris, un vitigno Piwi nato nel 1983 a Friburgo da incrocio tra seyval x zähringer, resistente alle malattie e perfetto per una viticoltura sostenibile.
Una cantina ecologica e un vino che racconta un territorio
“L’acqua e il freddo sono i nostri alleati”, racconta Alex, fiero del suo progetto. “Risparmiare energia, evitare l’impatto della luce e mantenere il vino in condizioni ottimali: tutto questo lo fa la natura al posto nostro. Noi dobbiamo solo saperla ascoltare.”
L’idea non è solo sostenibile, ma affascinante anche sul piano sensoriale: la bottiglia stessa racconta il suo viaggio, conservando sulla superficie sabbia e incrostazioni di molluschi che restano visibili anche dopo il confezionamento. Ogni pezzo è unico, segno tangibile del tempo trascorso in immersione.

Un evento biennale celebra la riemersione, tra vino, montagna e racconti
Ogni due anni, il rientro delle bottiglie dall’Aviolo diventa un’occasione di festa e racconto. L’ultima edizione si è svolta sabato 28 giugno, da un rifugio poco sopra Vezza d’Oglio. Dopo una camminata guidata dalla voce esperta del sommelier AIS Mattia Tellone, il pubblico ha raggiunto il lago, dove un team di sommozzatori e un elicottero hanno eseguito le operazioni di emersione.

Il momento più atteso? La sboccatura alla volée in riva al lago, con degustazione in anteprima. A seguire, un pranzo conviviale e una verticale delle annate precedenti, diventati un’ottima occasione per dialogare con Alex e scoprire le storie dietro ogni bottiglia.

Una bollicina “estrema” nel triangolo dei grandi spumanti
Nella mappa dello spumante italiano, tra Franciacorta, Trentodoc e Prosecco, la Valle Camonica si ritaglia uno spazio nuovo, fatto di sperimentazione, montagna, immersione e visione. Estremo Adamadus non è solo un Metodo Classico, è un simbolo di resilienza, identità e spirito d’avventura.
Un vino che non si limita a raccontare il territorio, ma che lo vive, lo sfida e lo celebra.
