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Vino
25/11/2025
Di Fabio Rizzari

Come bluffare nel vino: trucchi e scorciatoie

Ogni singolo cittadino italiano di età compresa tra i 16 e i 97 anni è attualmente tenuto a parlare di cibo e di vino in pubblico (credo che esista una disposizione di legge in questo senso): equivale a una massa critica di circa 51 milioni di individui stando al calcolo spannometrico di Chatgpt, che esclude i neonati e i bambini in età scolare.
Dato che i veri conoscitori di cibo e vino italici assommano a qualche migliaio, se va bene, ne consegue che circa 50 milioni e 991mila compatrioti sono costretti a barare, improvvisare, bluffare.
Il sito di Vitae è seguito da veri conoscitori, ovviamente, quindi in questo post suggerisco alcune dritte per bluffare soltanto ai pochi orecchianti che si trovino casualmente di passaggio qui. Per prima cosa, procuratevi il volumetto dedicato al vino pubblicato nella collana “Bluffer’s Guides” dall’editore inglese omonimo (Bluffer’s Guides /Ravette Pub Ltd): “Bluff your way in wine”, di Harry Eyres. Una collana peraltro ricca di altri libri monografici per bluffare su vari argomenti: golf, bridge, jazz, filosofia, computer, affari, eccetera.

Ricordi personali e termini vaghi

Nel volume sul vino troverete suggerimenti preziosi. Ad esempio, “se non sapete proprio cosa dire su un determinato vino e chiedono la vostra opinione, buttatevi sui ricordi personali, come ‘questo bianco mi ricorda un tramonto sul Bosforo, mentre ero con la mia prima ragazza…’, nessuno potrà smentirvi”. Oppure: “Usate termini vaghi e apparentemente esperti: per esempio, affermate che un vino ha ‘un buon equilibrio fra frutto e tannino’, anche se non sapete esattamente cosa significhi. È un modo classico per sembrare un intenditore senza dover entrare nei dettagli tecnici.”. O anche: “Nominate sempre la regione d’origine anche se avete pochi dati: dire qualcosa come ‘questo vino dimostra davvero il carattere della Borgogna’ dà un’impressione di grande competenza, qualunque sia la bottiglia davanti a voi”.

“The Art of Wine Snobbery”

Altri consigli degni di interesse vengono da Dave Barry, scrittore e umorista statunitense ormai quasi ottantenne (nato nel 1947).
I brevi testi che seguono sono estrapolati dal capitolo “The Art of Wine Snobbery” del suo libro “Bad Habits” (1985).
“Se volete diventare un ricco, pretenzioso snob – e chi non vorrebbe? – dovete saperne di vino. In alternativa, potreste comprare dei cavalli da polo*, ma l’approccio al vino è migliore perché non dovete passare i vostri fine settimana spalando grandi quantità di rifiuti organici di cavalli da polo fuori della vostra sala ricreazione. In più, potete essere pretenziosi sul vino più o meno dappertutto, mentre i più raffinati ristoranti e i teatri d’opera di solito non ammettono cavalli da polo. […]”
“Alcune persone credono che il vino sia ancora fatto da contadini che schiacciano i grappoli a piedi nudi, lasciando pezzi di unghie e altri disgustosi residui nel vino. Questo è ovviamente un nonsense. I winemakers di oggi schiacciano i grappoli con macchinari moderni e igienici, e aggiungono disgustosi residui in seguito. […]”

Dave Barry

Esperti agli occhi degli amici

Nello stesso testo Barry propone un sistema per apparire esperti ai propri amici (non esperti), sostenendo che non sia necessario comprare buon vino, ma che sia sufficiente procurarsi delle bottiglie vuote di vino francese:
“Basta poi riempirle di un vinello qualsiasi: quando arriva la compagnia per la cena, si inframezza il discorso con molte parole pseudo-francesi, come “ho scelto l’Escargot ’63 piuttosto che il Garçon ’72 perché il bonjour del s’il vous plâit avrebbe esaltato la plume de ma tante del formaggio senza essere troppo stridente”.
Il motivo di tanta ferocia contro gli snob del vino appare più chiaro quando Barry conclude dichiarando la sua netta preferenza per la birra: “Senza discussione, la più grande invenzione della storia dell’umanità è la birra. Certo, la ruota è di sicuro un’altra notevole invenzione, ma la ruota non si abbina altrettanto bene con la pizza.”

* Nell’originale, “polo ponies”.

La foto di apertura è di Tim L. Productions su Unsplash

Fabio Rizzari
Fabio Rizzari

Giornalista professionista. Si è dedicato dalla fine degli anni Ottanta ad approfondire i temi della degustazione e della critica enologica professionale. Ha collaborato con Luigi Veronelli Editore, casa specializzata in critica enologica e gastronomica, e dal 1996 ha lavorato come redattore ed editorialista presso il Gambero Rosso Editore. È stato collaboratore e redattore per la Guida dei Vini d’Italia edita da Gambero Rosso Editore e Slow Food. È stato per diversi anni curatore dell’Almanacco del Berebene del Gambero Rosso Editore. È stato titolare, in qualità di esperto di vino, di diverse rubriche televisive del canale tematico Gambero Rosso Channel. È stato relatore per l’AIS, Associazione Italiana Sommelier. È stato membro del Grand Jury Européen. Dal 2003 al 2015 è stato curatore, insieme a Ernesto Gentili, della Guida I Vini d’Italia pubblicata dal gruppo editoriale L’Espresso. Del 2015 è il suo libro “Le parole del vino”, pubblicato dalla Giunti, casa editrice per la quale ha firmato anche – insieme ad Armando Castagno e Giampaolo Gravina – “Vini da scoprire” (2017 e 2018). Con gli stessi due colleghi è autore del recente “Vini artigianali italiani”, per i tipi di Paolo Bartolomeo Buongiorno. Scrive per diverse testate specializzate, a cominciare da Vitae, il periodico ufficiale dell’AIS. È relatore per l’Accademia Treccani.

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