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Trend e Mercati
26/11/2024
Di Redazione AIS

I grandi vini sotto assedio: quando la politica fa più danni della fillossera

In questa analisi per Wine-Searcher, James Lawrence dipinge un quadro a tinte fosche per il mercato dei vini pregiati nel 2025. Non è solo l’economia a pesare, ma scelte politiche precise: dalla fine del regime fiscale agevolato nel Regno Unito ai dazi statunitensi. Il risultato è un crollo dell’indice Liv-ex e un cambiamento radicale nelle abitudini di consumo, con i ristoranti che puntano sulla “fascia media” e i collezionisti che smettono di comprare per iniziare a bere ciò che hanno già in cantina.

Se fino a poco tempo fa i vini pregiati erano considerati “oro liquido”, un bene rifugio capace di sfidare qualsiasi intemperie finanziaria, il 2025 ci sta presentando un conto salato e imprevisto. James Lawrence, dalle colonne di Wine-Searcher, pone una domanda che suona quasi come una sentenza definitiva: il settore dell’alta gamma è destinato ad appassire? La categoria sta affrontando quella che gli analisti definiscono una tempesta perfetta, sferzata non solo dai venti contrari della macroeconomia, ma da decisioni politiche che sembrano studiate a tavolino per deprimere la domanda globale. Tra cambi di rotta fiscale nel Regno Unito e lo spettro dei dazi dell’amministrazione Trump negli Stati Uniti, i ricchi acquirenti — storicamente il motore di questo mercato — sono sempre più riluttanti a investire.

Non si tratta del solito ottovolante dei mercati a cui siamo abituati: questa contrazione ha il sapore amaro di un cambiamento strutturale, non ciclico. I numeri parlano un linguaggio impietoso: il Liv-ex Fine Wine 100 (l’indice che funge da vera e propria borsa valori del settore, monitorando i prezzi delle cento etichette più ricercate al mondo), il vero barometro dell’industria, è crollato del 26% rispetto al picco raggiunto nel settembre 2022. Sophia Gilmour, analista di mercato presso Liv-ex, offre una lettura lucida del fenomeno: le regioni che avevano corso di più durante l’euforia speculativa post-Covid, come la Borgogna e lo Champagne di altissima gamma (pensiamo a etichette di culto come Selosse o Salon), sono quelle che oggi cadono più rovinosamente. Il meccanismo è spietato: quando gli investitori smettono di vedere ritorni immediati, l’uscita dalle posizioni è rapida, dolorosa e trascina verso il basso l’intero comparto.

Londra: fuga da “Little Europe”

A Londra, cuore storico e finanziario del commercio vinicolo mondiale, l’umore è nero. Per decenni, la capitale britannica ha prosperato grazie a un sistema fiscale unico che permetteva ai super-ricchi stranieri (i cosiddetti “non-dom”) di parcheggiare la loro ricchezza nel Regno Unito mantenendo uno stile di vita offshore. Tuttavia, la decisione del governo laburista di sostituire questo regime con una tassazione basata sulla residenza ha inferto un colpo mortale a questo ecosistema.

I mercanti di vino segnalano una vera e propria fuga di capitali e di clienti. Rupert Pritchett di Taurus Wines descrive una situazione senza precedenti: “Abbiamo perso circa l’8% dei nostri clienti ad alto patrimonio netto semplicemente perché hanno lasciato il paese”. Il danno è doppio: chi se ne va, per giunta, svende le proprie cantine prima di partire, inondando il mercato di bottiglie pregiate e deprimendo ulteriormente i prezzi per chi resta. In venticinque anni di attività, confessa Pritchett, non si erano mai viste condizioni simili: nulla è stabile, e la paura di nuove stangate fiscali nel budget di novembre paralizza anche i collezionisti più anziani e solidi, quelli che un tempo garantivano acquisti regolari e sicuri.

USA: dazi, incertezza e la rivincita della “fascia media”

Sull’altra sponda dell’Atlantico, la situazione è diversa nelle cause ma ugualmente fragile negli effetti. Negli Stati Uniti, i dazi rendono ogni sorso più costoso e l’imprevedibilità politica frena gli entusiasmi anche dei consumatori più facoltosi. Il risultato è un cambiamento affascinante nella sociologia del consumo al ristorante. Secondo i sommelier di New York e San Francisco, l’era dell’acquisto “trofeo” sta tramontando. I clienti cercano valore e scoperta, spostandosi verso una fascia media di alta qualità (tra i 90 e i 150 dollari) che sta rimpiazzando i grandi nomi di Bordeaux e Napa come motore dei margini.

Rachel Coe, Wine Director al Quince di San Francisco, osserva un altro fenomeno interessante: la risurrezione del diritto di tappo (corkage fee). I collezionisti, consapevoli di non poter rivendere le bottiglie acquistate anni fa ai prezzi gonfiati che speravano, preferiscono portarle al ristorante e berle, pagando solo il servizio, piuttosto che ordinare dalla carta dei vini. È una forma di “risparmio di lusso”: le cantine private si svuotano non per vendita, ma per consumo diretto, segno che l’inflazione e l’incertezza mordono anche i portafogli più capienti.

Il futuro: ricalibrarsi o perire

C’è poi un problema di fondo che riguarda la distribuzione della ricchezza e la demografia. Il mercato dei vini da investimento ha bisogno di una classe media forte per sostenersi; non può sopravvivere solo grazie a pochi miliardari le cui cantine sono ormai sature fino all’orlo. L’industria, avverte Gilmour, sta fallendo nel coinvolgere le nuove generazioni: se i giovani non si innamorano del vino oggi, domani quei soldi fluiranno verso altri beni di lusso più accessibili o “alla moda”.

Di fronte a una classe politica che sembra, nella migliore delle ipotesi, indifferente al destino del settore (e nella peggiore, attivamente ostile con tasse e burocrazia), il mondo del vino deve cambiare strategia. Michael Saunders di Coterie Holdings è netto: è finito il tempo della diplomazia e della cooperazione gentile. Il settore deve “mostrare i denti” e fare lobbying aggressivo per difendere i propri interessi. Il vino di lusso è sopravvissuto alla fillossera, al proibizionismo e a una pandemia globale, ma per sopravvivere alla politica del 2025 dovrà ricalibrarsi, forse accettando un futuro più piccolo nelle dimensioni, ma necessariamente più affilato nelle strategie.

Redazione AIS
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