Daniele Palavisini campione del Chianti Classico
Congratulazioni Daniele, dopo averlo sfiorato l’anno scorso, quest’anno ti sei aggiudicato il Master dedicato al Chianti Classico. Una bella soddisfazione!
Grazie Gherardo, certo che sì! Avevo studiato molto e speravo davvero di poter vincere.
Non sei un esordiente. Le partecipazioni ai concorsi e il tuo lavoro quotidiano in sala ti hanno dato anni di esperienza, ma affrontare il gigantesco mondo del Chianti Classico non deve essere stato comunque semplice. Come sei riuscito a prepararti per il concorso?
Con maggior metodo rispetto allo scorso anno. Il materiale canonico sul quale studiare (disciplinare, Guida Vitae, pubblicazioni del consorzio eccetera) è già di per sé piuttosto ampio ma l’inghippo sta nel fatto che perdersi è un attimo. Come in pochi altri luoghi del vino nel Chianti Classico le connessioni con storia, cultura e vita sociale sono, in special modo per un toscano, particolarmente trascinanti e fitte di riferimenti. Sono stati molto utili poi i libri di Carlo Macchi su Gambelli, il libro di Silvano Formigli “Figlio di Mezzadro“, quello di Zefiro Ciuffoletti sulla Storia del Vino in Toscana ed il libro di Bill Nesto e Frances di Savino sul Chianti Classico.
Terra, sangue, ferro e china. Sei d’accordo con questa definizione del Chianti Classico?
Ci vorrebbero le virgolette perché le parole sono di Massimo Castellani e le disse alla lezione sul Chianti Classico a Firenze. Io le presi come un invito, nemmeno troppo sussurrato, a mettersi nell’ordine di idee che il Chianti Classico, il Sangiovese, riescono ad affascinare come pochi altri con argomenti non necessariamente suadenti ed immediati. È una bella prova di “lancio senza paracadute” parlare di questo territorio in Toscana. Tutti i più grandi commentatori del vino ne hanno scritto pagine appassionate, in positivo e non, ed è un po’ come andare a Siena a dire la propria sul Palio: uno che ti dà del bischero lo trovi sempre.
Castelnuovo Berardenga, Gaiole, Castellina, Radda, San Casciano, Greve, Barberino Tavernelle – Poggibonsi. Te la senti di dare un aggettivo al vino di ciascun comune?
Mica tanto, però ci provo. Castelnuovo Berardenga: avvolgente, lucente. Gaiole: educativo, sintetizzante. Castellina: proporzionato, classico. Radda: incisivo. San Casciano: autarchico. Poggibonsi: personale. Barberino Tavernelle: armonico, resinoso. Greve: sostanzioso.
Tra tutti i vini provati prima e durante il concorso, ci sono dei produttori, e dei vini, che ti hanno particolarmente colpito?
Dopo il concorso ho fatto un giro alla Chianti Collection. I corridoi iniziavano a svuotarsi e in un’ora ho fatto una quindicina di aziende del cuore. Come faccio a parlare? Monsanto, Badia a Coltibuono, Castellare di Castellina, Isole e Olena, Carleone, Val Delle Corti, Le Miccine. Le zone preferite sono quelle: Gaiole, Radda e Castellina. Mi vengono in mente cinquanta produttori che fanno vini eccellenti e penso di stare basso.
Il territorio del Chianti Classico è molto variegato. Ci sono zone, magari produttori, di cui ti sei particolarmente appassionato?
Sono stato vicino alla commozione con Val Delle Corti Riserva 2016 e con Castello di Monsanto 2018.
Il Consorzio del Chianti Classico lavora in maniera egregia sulla comunicazione. Da sommelier, che suggerimenti avresti per far conoscere ancora di più il marchio del Gallo Nero?
Più formazione specifica per gli operatori. Ristorante per ristorante, dove si fa qualità, almeno in Toscana. Pochi colleghi (ovviamente non AIS), hanno coscienza di quanto questa zona sia qualitativamente ai massimi livelli.
Per i più curiosi. Ti ricordi quali domande ti hanno proposto? Quali abbinamenti sono stati oggetto della prova?
Molte domande di storia (Cosimo I dei Medici, fondazione e tappe della storia del Consorzio ). La relazione era su Ormanni, e da li partiva lo spleen su Giulio Gambelli. Abbinamento con un piatto di coniglio piuttosto articolato negli ingredienti.
Qual è il tuo prossimo obiettivo come sommelier AIS?
Il prossimo obiettivo è il Miglior sommelier di Toscana
Cosa consiglieresti a chi vorrebbe intraprendere la strada dei concorsi?
Fateli! Aiuta a studiare con metodo a 360° e non solo le cose che ci piacciono. Aiuta a capire che siamo circondati da colleghi che si impegnano molto e che amano sinceramente il vino. Vorrei qui ringraziare Cristiano Cini e Simona Bizzarri. Due anni fa – praticamente non mi conoscevano – andai a fare la selezione per i Nazionali a Milano. Avevo studiato fino a notte fonda per mesi, mettendo da parte ogni minuto di tempo: volevo andare a Merano. Mi chiamarono personalmente per dirmi che avevo fatto una prova che li aveva sorpresi, e che davvero gli dispiaceva ma a Merano non ci potevo andare. Il primo a non passare il taglio. Stettero un quarto d’ora al telefono e mi dissero di continuare. Un po’ di questa vittoria è sicuramente merito di quella telefonata.
Gherardo Fabretti