I vini di Giovanni Bulgari
Al confine tra Umbria e Lazio, in una Toscana intima e certamente lontana dal turismo mordi e fuggi, ai piedi del Castello di Fighine, sorge l’azienda Podernuovo a Palazzone, con una struttura incredibilmente integrata nel paesaggio, opera dell’architetto Massimo Alvisi.
Ai lati del lungo corridoio, concepito come un cannocchiale, si innalzano le 4 pareti portanti, che dividono in due parti la struttura. A sinistra la linea logistica, a destra la linea produttiva: vinificazione, invecchiamento e nella parte finale lo stoccaggio, che custodisce il frutto del lavoro di una squadra giovane e affiatata.
Sospesa a metà tra il piano interrato e la terrazza, una suggestiva sala degustazioni si affaccia sulla barricaia da un lato e sui giardini dall’altro, regalando la sensazione di degustare in una bolla sospesa en plein air.
Giovanni Bulgari, quarta generazione della dinastia di gioiellieri tra i più famosi al mondo, ha acquistato la proprietà nel 2004, con prima produzione vinicola nel 2009; da quest’anno, la viticoltura è stata convertita al sistema biologico, la raccolta delle uve è svolta tutta manualmente e le vinificazioni sono separate per singolo vigneto.
Nei 26 ettari vitati, sono allevati vitigni autoctoni e internazionali come sangiovese, cabernet franc, cabernet sauvignon, petit verdot, merlot e malbec. Durante la visita alla barricaia, mentre l’enologo Jacopo Felici illustra le diverse produzioni, Giovanni è incuriosito nel vedermi annusare le botti. Con un cenno silenzioso mi chiama vicino e mi dice: “Oltre all’olfatto, usa l’udito”. Toglie il cocchiume da una delle barrique e mi invita ad accostare l’orecchio: non avevo mai sentito il rumore del vino che fermenta in botte… Fantastico!
La degustazione si svolge durante il pranzo ideato dallo Chef Francesco Nunziata nel ristorante stellato interno al Castello di Fighine. Con il bianco NicoLeo e il rosato Aliki, lo Chef ha elaborato un vastissimo canapé di benvenuto, del quale ho adorato il cannolo di peperone, coniglio e rafano, la ferratella alle erbe, cocco e zenzero e il waffle al nero di seppia e salmone marinato.
NicoLeo 2021, Chardonnay 50% e Grechetto 50%, fermentazione e maturazione per 9 mesi in parte in acciaio in parte in barrique, affinamento di 5 mesi in bottiglia. Naso delicato di fiori bianchi freschi e dolci, mughetto e fresia, con sfumature di frutta a pasta bianca, mela renetta e pera abate. Leggere screziature di curry anticipano la scia vegetale di malva. Il sorso è semplice ma ben definito, la freschezza prevale sulla sapidità e apprezzo il gusto agrumato che non avevo avvertito al naso, con un finale – forse un po’ breve – piacevolmente ammandorlato.
Aliki 2022 IGT Toscana Rosato, Malbec 50% e Merlot 50%. Cristallino e di un rosa fiore del pesco, riporta un olfatto di piccoli frutti rossi, lampone e fragolina di bosco, ribes e mirtillo rosa, cui si affiancano glicine, rosellina selvatica ed erbe aromatiche fresche. Sorso teso e spigliato, regala piacevoli sensazioni sapide di insalata di pompelmo rosa e speziate di pepe bianco.
Il menù degustazione prevede Coniglio, carota e bacche di sambuco; Piccione, scorzonera, cipolla al sale e salsa al pepe longo; Patata, fichi e tartufo; Cremoso al passion fruit, chip di barbabietola, cremoso al timo e perla di gel al limone.
Therra 2021 IGT Toscana Rosso, Sangiovese 50%, Merlot 25%, Cabernet Sauvignon 25%. Rosso rubino luminoso e vivace, ha un bouquet di prugna Stanley, geleè di lampone, pomodoro confit, rosmarino. Le note speziate di chiodi di garofano e ginepro si alternano alle tostature di chicco del caffè e legno di sandalo. Il sorso è avvolgente grazie al tannino fruttato e rotondo, che restituisce sensazioni agrumate di arancia sanguinella, con finale persistente accompagnato da una lieve nota fumé.
Argirio 2020 IGT Toscana Rosso, Cabernet Franc100%. Rosso carminio vivido, presenta un naso definito di cioccolatino alla ciliegia, kirsch e lavanda, sfumature balsamiche di eucalipto e vegetali di peperone verde. Al palato è ricco, sontuoso, con piacevoli rimandi di macis e un impatto fruttato e tannico che ricorda il succo di melagrana. Il tannino è infatti perfettamente integrato nell’alcol, e accompagna a un epilogo lungo e sapido.
Sotirio 2018 IGT Toscana Rosso, Sangiovese100%. Pezzo da 90 (e oltre). Il nome è un omaggio a Sotirio Bulgari, che nel 1884 aprì la prima gioielleria in via Sestina a Roma.
Granato intenso e concentrato, al naso libera sentori di ciliegia sotto spirito, mora di gelso, rosa rossa e cacao; patchouli, bacche di corbezzolo, paprica e biscotto pan di zenzero. Al palato trionfa l’arancia rossa, seguita dall’aroma di liquirizia e tabacco dolce. Il tannino setoso smussa gli spigoli del Sangiovese, rendendo il sorso molto godibile fino al lungo epilogo di susina rossa e carvi.
G33 2020 IGT Toscana Rosso, Sangiovese, Merlot e Petit Verdot in parti uguali. È l’ultimo nato della produzione di Giovanni Bulgari, imbottigliato per la prima volta nel 2018 e prodotto solo nel 2018 e 2020. È frutto di una ricerca meticolosa, mirata ad individuare i migliori singoli cru di Podernuovo. Ha un profilo olfattivo di confettura di visciole, violetta, garrigue e china. All’assaggio sorprende il sorso austero, me lo sarei aspettato più ruffiano. E invece dimostra tutta la sua integrità con la trama tannica perfettamente fusa nell’alcol, e con un corredo fruttato e speziato di ciliegia, tamarindo e after eight, fino al finale piuttosto persistente.
Oggi Giovanni Bulgari è impegnato anche nel sociale con il “Progetto Pianoterra”, nato per sostenere il rapporto madre-bambino con azioni mirate a contrastare la povertà educativa e la marginalità di nuclei familiari poco fortunati. Una scelta di estrema delicatezza.