L’effetto del vento e del mare nei vigneti lungo la costa della Laguna dello Stagnone
Lo sposalizio tra vento e mare rappresenta una unicità del territorio marsalese soprattutto nell’area litoranea a nord ovest della città. Mi riferisco alla Laguna “Isole dello Stagnone di Marsala”, Riserva naturale sin dal 1984, che si estende per circa 20 chilometri lungo la costa. All’interno di essa si ammira un piccolo arcipelago formato da quattro isole, Mozia, Santa Maria, Schola e l’Isola Grande, quest’ultima (conosciuta anche col nome di Isola Lunga) delimita l’area marina dello Stagnone separandola dal Canale di Sicilia.
Saline, mulini a vento, fenicotteri e aironi
I bassi fondali che caratterizzano le acque della laguna consentono la navigazione soltanto a barche dal fondo piatto o agli schifazzi, imbarcazioni a vela latina utilizzate sin dall’Ottocento per trasportare materiali, sacchi di sale, botti di vino, tufi calcarei, dalla costa al mare aperto per raggiungere le Isole Egadi. Lungo la litoranea sistemi di vasche comunicanti formano le saline, separate fra loro da muretti in tufo giallo tra cui svettano numerosi mulini a vento e su cui sostano tutto l’anno stormi di fenicotteri e aironi. Lo Stagnone è anche un luogo frequentato da velisti e surfisti provenienti da tutto il mondo, attirati dai forti venti che soffiano tutto l’anno, in particolare lo scirocco.
Viti, fichi d’India, arance e pomodori
La vegetazione lungo la costa presenta coltivazioni di ogni tipo, per lo più vigneti. Il vitigno tipico della zona è il grillo, utilizzato per la produzione del Marsala, vino noto in tutto il mondo. Crescono anche altri gustosi frutti della terra, come i fichi d’India e le arance nelle contrade di “San Leonardo” e “Spagnola”, i pomodori dolci nella contrada di “Birgi”, piccoli borghi che costeggiano la laguna. I prodotti dell’agricoltura sul litorale hanno un sapore diverso, più dolce, compresa l’uva, sia quella da tavola sia quella per la produzione del vino. Ho avuto consapevolezza della unicità dei prodotti coltivati in questa particolare zona della Sicilia occidentale grazie a una esperienza che ho vissuto nel novembre del 2017 quando intervistai il noto chef Igles Corelli durante il Gourmet Food Festival presso il monumentale Lingotto di Torino. Fu lui che mi raccontò con grande entusiasmo quanto apprezzasse i prodotti siciliani e come li utilizzasse nella preparazione delle sue pietanze, mi citò qualche esempio, tra cui i “pomodori dolci” di Birgi. Incuriosita ho approfondito l’argomento al ritorno dal mio viaggio, chiedendo informazioni ad agricoltori locali. È stata una conferma: proprio così, il pomodoro che cresce in quella zona è dolce e si chiama appunto “dolcetto”.
Acqua dolce e acqua salata
La spiegazione è semplice: le coltivazioni, soprattutto i vigneti che fanno quasi da bordura di separazione fra terra e acqua lungo tutto il litorale per circa 20 chilometri, ricevono acqua dolce dalle frequenti piogge e acqua salata per le infiltrazioni provenienti dalle saline, che occupano una estesa area della laguna stessa, in più i venti perenni in questo territorio forniscono il loro contributo trasferendo dal mare ai campi lo iodio in abbondanza. Il fenomeno delle infiltrazioni di acqua salmastra nel terreno agricolo si spiega per il fatto che nella Laguna il ricambio dell’acqua avviene in maniera ridotta, attraverso pochi canali di comunicazione con il mare aperto, di conseguenza le acque hanno una salinità maggiore (difatti le saline sono state create proprio in quella zona) e le infiltrazioni naturali nei terreni limitrofi apportano una maggiore concentrazione di sale che, per l’effetto osmotico, conferisce un sapore più dolce ai frutti di quell’area rispetto agli stessi coltivati nelle zone interne della campagna marsalese. Il risultato è che i prodotti sono speciali grazie a un mirabile connubio fra il territorio, con i suoi tipici fattori ambientali del vento e del mare, e l’opera dell’uomo, agricoltori e contadini che di padre in figlio si tramandano le tecniche di coltivazione. Questo spiega perché i frutti dei terreni lungo lo Stagnone, in particolare l’uva e i pomodori, i fichi d’India e le arance, influenzati dai tipici fattori ambientali, risentono positivamente in qualità, nelle varie fasi, dalla crescita alla maturazione e nei processi della catena di produzione.
Lo scirocco e il sale del mare
A proposito della produzione del vino da uve raccolte in quelle zone, bisogna aggiungere una considerazione importante: l’opera del vento di scirocco (che in base alla orografia della città di Marsala proviene dal mare) ha un effetto anche negli stabilimenti e nelle aziende vinicole che si trovano lungo il litorale. Infatti, nel caso in cui queste usino botti e tini in legno (a livello del mare e non interrate) per la maturazione e l’affinamento del vino, la salinità che arriva tramite il vento dal mare influisce sui vini con evoluzione ossidativa, conferendo nel tempo un sapore particolare.