La tintilia: espressione di un territorio che esiste
Negli ultimi anni il Molise è stato oggetto di un tormentone e di tanti meme che, in modo virale, hanno diffuso l’idea che “il Molise non esiste”.
Tra finti articoli scientifici e mappe dell’Italia con un buco nero al posto della fantomatica regione, trova posto una certezza: la tintilia, il vitigno autoctono.
Origini e diffusione di un vitigno quasi scomparso
La scoperta della regione va di pari passo con la riscoperta di questa varietà di vite.
Introdotto in Molise dalla dominazione spagnola dei Borboni nella seconda metà del Settecento, sembra che il suo nome rimandi alla parola “tinto” che in castigliano significa rosso o derivi da “tinta”, cioè dalla intensa colorazione dei suoi mosti che assumono toni violacei, quasi neri.
L’introduzione e la diffusione del vitigno tintilia, documentata e tramandata da numerose testimonianze e reperti del Settecento, è stata opera dei vari nobili, notabili e possidenti dei Comuni facenti parte del Contado del Molise. Testimonianza scritta della Casa Vinicola Janigro dimostra che, nella seconda metà dell’Ottocento, produceva e imbottigliava tintilia e che questo vino, prodotto nell’anno 1890, si classificò al primo posto e fu premiato con medaglia d’oro alla mostra vinicola di Parigi nel 1900.
Questo vitigno è stato oggetto di un progressivo abbandono, sostituito dal Montepulciano a causa della sua scarsissima produttività ma, grazie alla caparbietà di alcuni viticoltori, è stato riportato alla luce e riscoperto per la sua capacità di dare vini di elevata qualità, divenendo quindi l’emblema enoico della regione.
L’ottenimento del riconoscimento della DOC Tintilia il 1° giugno 2011 ha visto rafforzata l’identità della sua appartenenza al territorio, grazie anche a studi sul DNA che hanno smentito la sua derivazione da un clone del bovale sardo, da cui si distingue a livello gustativo per un corredo aromatico più speziato ed elegante.
Dal 2002 la tintilia è iscritta al Registro Nazionale varietà di vite da vino come varietà autorizzata per il solo Molise.
Il territorio e il paesaggio: un unicum di una natura incontaminata
200 metri sul livello del mare è l’altitudine minima imposta dal disciplinare di produzione per i terreni collinari vocati alla coltura del vitigno tintilia, un vitigno che non ha bisogno solo di altezza ma tutto dipende dal terreno e anche dalla metodologia di vinificazione.
Il suolo del Molise è caratterizzato da terreni calcareo-marnosi-selciosi e argilloso-marnosi che permettono la produzione di vini di qualità.
L’area geografica vocata è situata in territori collinari e montani dell’Appennino Centrale, che si alternano a profonde vallate ventilate, luminose e favorevoli all’espletamento di tutte le funzioni vegeto-produttive delle vigne.
Le prime colline che “ospitano” i filari di tintilia digradano verso il blu del mare Adriatico, con una prospettiva verso le Isole Tremiti e sullo sfondo le vette della Maiella.
Piccolo e spargolo, un grappolo resistente
La tintilia è un vitigno a bacca rossa rustico, resiste bene al freddo e all’umidità, gradisce gli sbalzi termici frequenti nelle zone collinari interne, molto soleggiate di giorno e fresche di sera. Non è facilmente attaccabile da agenti patogeni e muffe ma con una resa non molto alta che però vede premiare la qualità sulla quantità.
Il grappolo della Tintilia è piccolo e spargolo, con bacche di piccole dimensioni, numerosi vinaccioli (in media 2/3 per chicco), buccia spessa e pruinosa di un blu intenso, violaceo, quasi nero.
L’uva ha una buona aromaticità e dà origine a un vino molto particolare, dal colore intenso e carico ma le rese per ettaro sono molto basse, quindi – come ama dire Carlo Pagano – “Chi lavora la tintilia lavora per la qualità”.
Sfumature di tintilia
Alziamo il calice e guardiamo il vino: il colore è intenso, carico, da un rubino intenso a un rosso violaceo molto scuro che vira al granato con l’invecchiamento.
Il profilo olfattivo è caratterizzato da eleganti note speziate che si fondono con profumi di frutta rossa (ribes nero, mirtilli). Siamo catturati da sentori olfattivi eleganti e aromatici dei frutti di bosco, della prugna, da qualche tocco floreale e, a rifinire il tutto, un contorno di note speziate, chiodi di garofano, pepe nero e liquirizia, se invecchiato anche note finali di vaniglia e polvere di cacao.
Al palato è caldo, morbido, avvolgente, di buona struttura, supportato da tannini morbidi, setosi ed eleganti, è un vino pensato nella freschezza sostenuta da una buona acidità, esprime aromi complessi. Il finale è lungo e persistente.
Versatilità, espressioni diverse di territorio, unico filo conduttore comune è l’eleganza, la freschezza e lo spiccato equilibrio che si fa approcciare con grande piacevolezza.
Un vino con un carattere così deciso si esprime al meglio se abbinato ai piatti della tradizione molisana ricchi di gusto: da provare con i cavatelli al sugo di maiale, con la pasta al forno, con il cinghiale in umido o con il cosciotto d’agnello al forno con le patate, non può mancare il caciocavallo stagionato o anche con una zuppa d’orzo o di farro.
Assaggi e note di degustazione
TINTILIA DEL MOLISE DOC, “200 METRI”, 2021, TENIMENTI GRIECO, Portocannone (CB), 13,5% vol.
Una costa baciata dal sole che guarda il mare e le Isole Tremiti: qui troviamo la cantina Tenimenti Grieco, un’azienda dinamica e innovativa, frutto di una realtà imprenditoriale determinata a sfruttare appieno le straordinarie potenzialità del territorio per una produzione vitivinicola di grande qualità.
Una Tintilia schietta, vinificata solo in acciaio, giocata sulla piacevolezza di beva, ma senza essere banale. Rosso rubino intenso e vivace; il caratteristico profumo speziato anticipa note fragranti di ciliegia, marasca, prugna ed il finale leggermente balsamico chiude con una nota di violetta. In bocca è avvolgente, il tannino sorprende per la sua sofficità, è quasi ovattato. Piacevole anche la persistenza finale con un ritorno di gradevoli note pepate.
TINTILIA DEL MOLISE DOC, “TINTILIA ROSSO”, 2020, TENUTE MARTAROSA, Nuova Cliternia (CB), 13,5% vol.
Affinato in acciaio e botti di rovere da 500 litri di primo e secondo passaggio, questo vino affascina per la giusta interazione tra concentrazione e trasparenza.
Non si può non apprezzare al naso la finezza aromatica: viene fuori nettamente un sentore balsamico di macchia mediterranea, riconducibile alle spezie dell’entroterra, pepe nero, bacche di ginepro e mirto rosso. Si fa spazio la nota di albicocca e, soffermandosi un po’ col naso nel bicchiere, ecco emergere anche l’Alchermes.
Il sorso è polposo, tornano i frutti rossi, sostenuti da tannini decisi che asciugano il gusto con estrema precisione. Chiude con una bellissima persistenza fruttata e fragrante.
TINTILIA DEL MOLISE DOC, “TINTILIA”, 2019, CANTINA SAN ZENONE, Montenero di Bisaccia (CB), 13,5% vol.
Cantina San Zenone è una realtà cooperativa molto ben riuscita, i soci conferitori producono uve selezionate che affidano poi agli agronomi e all’enologo della cantina. I loro prodotti sono il frutto di passione, dedizione alla terra ma anche di tecniche enologiche, il tutto supportato dalle favorevoli condizioni climatiche.
Questa Tintilia affina in acciaio per 15 mesi e successivamente in bottiglia fino alla commercializzazione.
Al calice si presenta di un colore rosso rubino intenso che anticipa i sentori di frutti rossi maturi, emergono al naso note speziate e balsamiche ed un leggero sentore di vaniglia e cacao. Un vino di struttura, con tannino integrato e raffinato, sostenuto da un’ottima spalla acida che invita alla beva.
TINTILIA DEL MOLISE DOC, “SATOR”, 2016, AZIENDA AGRICOLA CIANFAGNA, Acquaviva Collecroce (CB), 14,5% vol.
La famiglia Cianfagna è dedita alla produzione agricola dal 1860. La cantina nasce nel 1999 quando Vincenzo subentra al papà Pasquale, con l’obiettivo di valorizzare e innovare la tradizione familiare.
I vigneti si trovano nella splendida e suggestiva cornice delle incontaminate colline molisane, a circa 500 m s.l.m.
La nuova gestione, frutto anche di scelte difficili e coraggiose, punta alla produzione di un vino di qualità, puro, genuino, frutto della trasformazione delle sole uve aziendali, sane e curate con passione e con un minuzioso controllo di tutte le fasi di produzione.
Il Sator viene prodotto solo da mosto fiore: dopo la fermentazione malolattica spontanea, matura in cisterne d’acciaio per 18/24 mesi, segue affinamento in bottiglia per almeno 3 mesi. Il vino non viene filtrato, si effettuano tanti travasi, per preservarne le peculiarità organolettiche.
Nel calice il vino si distingue per un colore molto carico, pieno, impenetrabile, segno di tanta struttura e corposità. Al naso spicca la frutta in confettura, la prugna e la marasca in particolare; un pot-pourri di frutti neri e rossi maturi sfumano su una leggera nota di cannella, in finale si fa spazio il mirto e il pepe, chiude con una nota di tabacco dolce. In bocca il tannino è importante, presente con compostezza ed eleganza.
TINTILIA DEL MOLISE DOC, “PIETRAFITTA”, 2015, AZIENDA AGRICOLA CIANFAGNA, Acquaviva Collecroce (CB), 14,5% vol.
PIETRAFITTA deriva dalla contrada del paese dove sono situati i vigneti, terreni troppo ricchi di pietre e difficili da lavorare. A differenza del Sator, il Tintilia “Pietrafitta” si presenta come un vino tenace, dai toni più decisi e marcati.
Il Pietrafitta è il vino ottenuto dalla pressatura delle bucce del Sator rimaste in cisterna dopo la fermentazione. I due vini restano sempre due partite separate.
In annate molto calde il Pietrafitta non viene prodotto perché, essendo il vino della pressatura delle bucce del Sator, ha molta acidità e tannini, quindi servirà per equilibrare la freschezza del Sator che, da disciplinare, deve avere almeno 4,5 g/l di acidità.
Al contrario, in annate normali le due partite sono tenute separate per ottenere il Sator e il Pietrafitta, quest’ultimo sarà pronto dopo 5-6 anni di affinamento solo in acciaio.
Apriamo la bottiglia e versiamolo nel calice: il colore è di un bel rosso rubino intenso e pieno. Il profumo di frutta è chiaro, ma subito salgono all’olfatto i terziari, tra le spezie spicca il pepe nero. In bocca si avverte la sua freschezza che ben si combina con l’evidente nota alcolica e la componente tannica.
“TINTILIA IN ANFORA”, 2021, CANTINE CATABBO, San Martino in Pensilis (CB), 14,5% vol.
Con l’utilizzo del cocciopesto la famiglia Catabbo ha voluto offrire una nuova e diversa interpretazione della tintilia.
La maturazione in anfora per 8 mesi ha permesso di mantenere integro il valore dell’uva e di esaltare le caratteristiche autentiche del vino, in abbinamento a una evoluzione legata alla micro-ossigenazione che ha mantenuto al massimo la purezza della materia prima: frutto ed eleganza.
Tutto è in equilibrio. Il colore è carico, vivace, molto luminoso. Il rosso rubino con riflessi granati sul bordo ostacola la luce che non attraversa facilmente il calice, lasciando campo libero all’olfatto di captare i primi indizi.
Al naso la nota di frutta gialla, quasi una purea di pesca o di albicocca, si discosta un po’ dalle classiche note della tintilia che non mancano; la frutta rossa emerge lentamente: spiccano ribes nero, mirtilli, la marasca, la violetta, l’iris, i profumi svettano senza problemi.
Il finale è leggermente erbaceo, c’è una nota di arachide, di nocciola, la nota fresca e balsamica di liquirizia si percepisce al naso ma è più presente in bocca, segno di buona gestione della volatile. Segue un leggero accenno vegetale che chiude su fiori secchi e sfumature di pepe.
Al palato l’impatto è pieno e denso, il sorso è affascinante, fresco, morbido; si conferma anche qui una nota di freschezza e bevibilità, in cui il tannino è elegantissimo.