Vitigni e vini, il G20 delle regioni enologiche italiane
Solstizio d’estate 2024. La sponda orientale della Puglia adriatica, da poco celebrata di fronte agli occhi del mondo intero in occasione del G7, torna a farsi scena di una bellezza impareggiabile, complice la luna piena che risale dal mare e bagna d’argento l’orizzonte. E poi i bagliori dentro i calici e negli occhi, per una serata dedicata al “G20” nazionale: i vini di ogni regione d’Italia nella rassegna “Vitigni & Vini. Tesoro d’Italia” organizzata da Ais Murgia sulla spiaggia di Tamerici Beach Club a Monopoli.
Ricerca scientifica e mercato enologico
Da anni, ormai, l’evento rappresenta una sorta di festa di fine anno, alla presenza dei neo-sommelier reduci dagli esami, degli enologi e dei vignaioli, della musica e della gastronomia, ma soprattutto delle oltre 120 etichette che disegnano il panorama della straordinaria biodiversità vitivinicola italiana. Un sodalizio che lega il mondo della ricerca scientifica a quello del mercato enologico, facendo della Puglia un ponte – geografico e culturale – tra la storia dei vitigni (in grandissima parte originari dell’oriente mediterraneo) e il futuro del consumo, con la crescente domanda di vino proveniente dai “non-western countries”, sempre più attenti alla qualità del made in Italy.
I vitigni legati al territorio
“Quando i vitigni si legano ad un territorio?” è stato il titolo del convegno introduttivo moderato da Michele Peragine alla presenza di Vincenzo Carrasso, Delegato Murgia AIS Puglia e ideatore della rassegna, e del Presidente di AIS Puglia Giacomo D’Ambruoso. La domanda posta è già insidiosa e riguarda il concetto stesso di vitigno autoctono e di tipicità. Perché ogni pianta è da sempre migrante. Ogni cultivar ha origini genetiche e provenienze lontanissime, spesso difficili da rintracciare, così come ha i suoi discendenti, i suoi incroci, ognuno con storie complesse, talvolta perse nella leggenda o nel dramma della storia (uno su tutti, la fillossera di inizi Novecento).
Scoperte e luoghi di scambio
Alle puntuali indagini di Giuseppe Baldassarre, Consigliere Nazionale AIS e responsabile eventi AIS Murgia, è affidato il compito di far luce sulle tante scoperte enologiche che quotidianamente riscrivono la storia dell’ampelografia italiana. A partire dai vitigni “di casa” nel territorio pugliese. In degustazione, accanto ai più celebri negroamaro, anche antenati diretti come la visparola e la quasi perduta maiolica, riemersa da anni di dimenticanza grazie al lavoro dell’abruzzese Cantina Tollo e di pochi altri produttori. Così come un altro padre nobile dell’enologia pugliese, il bombino bianco, ammette tra i suoi figli la cococciola, altro esempio abruzzese a testimonianza dell’antica transumanza che legava i due territori.
Ma tante sono le curiose corrispondenze di là dall’Adriatico: Croazia, Albania, Serbia, Montenegro e Slovenia sono da sempre luoghi di scambio tra penisola balcanica e stivale, eppure ancora manca una ricognizione certa e tracciabile di queste storie comuni. Di certo, per le piante come per gli esseri umani, il viaggio e lo scambio appaiono vitali e sorprendenti, vere promesse di sopravvivenza e di evoluzione.
Ricerche e salvaguardia delle cultivar
Al futuro dell’enologia nazionale guarda anche Pierfederico Lanotte, Ricercatore IPSP-CNR che ha illustrato il progetto ReGeViP – Recupero del Germoplasma Viticolo Pugliese, un’ampia e complessa ricerca che punta alla salvaguardia di cultivar rarissime, intercettando quei piccoli e volenterosi produttori in grado di scommettere sul passato per governare il futuro. Tempo che si annuncia pieno di scommesse, soprattutto in termini di sostenibilità ambientale e di riconversione colturale, al fine di consentire all’intera filiera uno sviluppo che unisca identità, qualità e innovazione.
Degustazioni in riva al mare
Con i vini in ghiaccio, la musica de I Miserabili band e le postazioni food disposte come isole sulla battigia, si passa poi alla lunga notte delle degustazioni, inseguendo le curiosità enologiche più insolite, anche intercettando cultivar impronunciabili che rammentano i localismi regionali: un Fraueler altoatesino, una Vitovka friulana, i Baratuciat, Avaná e Becuét piemontesi, un Sanforte toscano o un Muristellu sardo. Ma tante novità anche dalla Puglia enologica che riscopre i suoi Maresco e Notardomenico, tra le più entusiasmanti avventure di questa autentica miniera da riscoprire.