La vera e complicata storia di Klein Constantia
Durante la preparazione di una Masterclass sul Sud Africa per AIS Romagna mi sono fatto prendere la mano dalla storia della cantina Klein Constantia, cantina che visitai nel 2017 e che credevo fosse la stessa, pur con le dovute frammentazioni ereditarie, di quella fondata da Simon Van der Stel nel 1685 con il nome di Groot Constantia. Le cose però sono un po’ più complicate di quanto si possa pensare, e ancora non sono certo di aver capito tutto fino in fondo. Comunque proviamo a fare chiarezza per i nostri lettori che ancora si appassionano a queste vicende.
La più piccola delle fattorie di Constantia
Klein Constantia, come suggerito dal nome, è la più piccola delle fattorie di Constantia che un tempo facevano parte della tenuta originale fondata da Van Der Stel, che si ritirò dalla conduzione nel 1699. Dopo la sua morte, avvenuta nel 1712, la proprietà tornò nelle mani della V.O.C. (Compagnia delle Indie Orientali). Quando fu messa all’asta quattro anni dopo, la proprietà si divise in tre: Groot Constantia, Bergvliet e Klein Constantia. Quest’ultima non è però la stessa tenuta che oggi porta il medesimo nome. (Per chiarezza va detto che per qualche tempo la vecchia Klein Constantia prese il nome di Hoop op Constantia salvo poi rientrare parte di Groot Constantia ancora una volta). Nel 1718 Hoop op Constantia entrò in possesso di Johannes Colijn, mentre suo cognato acquistò la grande proprietà di Groot Constantia. Colijn gestì le due proprietà come una sola. Fu il successo di Colijn a costruire e a consolidare la reputazione di Costantia in Europa ma, sorprendentemente, il successo di Colijn a Constantia è stato minimizzato per molto tempo. Joanne Gibson, che ha condotto interessanti ricerche su questo primo periodo della vinificazione del Capo, ha insinuato che ciò derivi dal background di razza mista di Colijn; mentre suo padre era un olandese, Bastiaan Colijn, sua madre, identificata da uno scrittore dell’era dell’apartheid come “sconosciuta”, era in realtà la figlia di due schiavi neri liberati dell’Africa occidentale. È un affascinante risultato del “whitewashing” dell’eredità meticcia di Van der Stel. Così, invece, gran parte del merito del successo di Constantia è andato a Hendrik Cloete, che acquistò Groot Constantia più tardi, nel 1778. Cloete era in realtà la cugina della seconda moglie di Colijn, Johana Appel, e le tenute gestite da Colijn e Cloete operarono l’una accanto all’altra durante il periodo di massima popolarità di Constantia.
Vini fortificati per affrontare un lungo viaggio
C’è un certo dibattito sul fatto che Constantia fosse fortificata, come lo sarebbero stati gran parte dei vini del Capo in quel periodo. L’analisi di alcune bottiglie ha rivelato livelli di alcol intorno al 13,5%, suggerendo che non lo erano, ma alcuni campioni della fine del XIX secolo erano più alti. Molto probabilmente i vini non erano fortificati nelle tenute, ma potrebbero aver ricevuto una dose di brandy da spedizionieri ansiosi di assicurarsi che i vini sopravvivessero intatti al loro lungo viaggio oceanico verso l’Europa. La produzione dei famosi vini dolci svanì nella seconda metà del XIX secolo, e sostanzialmente scomparve dopo la fillossera fino a quando Klein Constantia non ne riportò in auge lo stile con il suo Vin de Constance nel 1986. I Colijn fallirono nel 1857, seguiti dai Cloete nel 1872. Tredici anni dopo, il governo acquistò Groot Constantia con l’intenzione di trasformarla in una fattoria modello. Oggi, cinque delle proprietà all’interno del distretto di Constantia derivano dalla tenuta originale. L’odierna Klein Constantia si separò da Groot Constantia nel 1823, e Buitenverwachting e Constantia Uitsig facevano entrambe parte della tenuta di Bergvliet. Steenberg, la parte più meridionale della regione, in realtà precede la proprietà di Simon van der Stel, e Eagle’s Nest è la quinta.
Sauvignon Blanc, la quintessenza di Klein Constantia
Quando Hendrik Cloete Junior morì nel 1822, Groot Constantia fu diviso tra i suoi figli, e Johan Gerhard Cloete rilevò quella che oggi è Klein Constantia, l’anno successivo. Nel corso del Novecento il podere passò attraverso diverse mani. I più importanti furono probabilmente Clara Hussey e suo marito Braam Kochner de Villiers. Clara, ereditiera di Pittsburgh, restaurò la tenuta e portò una certa stravaganza da “Grande Gatsby” nella valle nel corso degli anni Venti, ospitando feste mondane e in generale vivendo alla grande. Ma la storia della moderna Klein Constantia inizia davvero nel 1980, quando Duggie Jooste acquista la fattoria. Jooste chiese l’assistenza del professor Chris Orffer dell’Università di Stellenbosch per restaurare la fattoria. Orffer portò due cose all’impresa: la convinzione che il sauvignon blanc avrebbe funzionato bene lì, e una grande quantità di ricerche sui vini storici di Constantia e su come potrebbero essere resuscitati. Jooste costruì una cantina e assunse Ross Gower, che aveva lavorato in Nuova Zelanda, come enologo. Nel 1986 furono realizzati il primo Sauvignon Blanc di Klein Constantia e il primo Vin de Constance. Entrambi fecero subito colpo. Gower rimase a Klein Constantia fino a quando Adam Mason, ora alla DeMorgenzon, prese il suo posto nel 2003. Nel 2011 Zdenek Bakala e Charles Barman acquistarono la proprietà e l’anno successivo Klein Constantia si fuse con la fattoria Anwilka di Stellenbosch, una mossa che portò Bruno Prats e Hubert de Boüard allo status di azionisti. La combinazione di nuovi investimenti e l’esperienza di Prats e de Boüard nella gestione di proprietà a Bordeaux ha poi portato Klein Constantia a un livello più alto. Il nuovo team ha convertito l’azienda agricola all’agricoltura biologica e ha reimpiantato, apportando cambiamenti nella direzione del portainnesto e dei filari con il risultato di dare più enfasi alla qualità che alla quantità. Hanno anche ricostruito la cantina, dotandola di una miriade di piccole vasche per consentire la fermentazione autonoma dei numerosi blocchi di vigneto dell’azienda (37 per il solo Sauvignon Blanc). Con Matthew Day, l’ex assistente di Mason, nel ruolo di enologo, l’attenzione per il Sauvignon Blanc è diventata ancora più pronunciata e oggi il Sauvignon della tenuta costituisce la metà della produzione aziendale. Il Vin de Constance, ovviamente, rimane l’orgoglio e la gioia della tenuta e la ricerca spasmodica della qualità ha la precedenza sulla fedeltà al Vin de Constance dei tempi andati. Fin dall’inizio, infatti, è stato impiegato esclusivamente il muscat de Frontignan, raccolto tardivamente e non affetto da botrite.
Si ringrazia Jim Clarke per il prezioso contributo.
Photo Credits: www.kleinconstantia.com