Elogio al Lambrusco, il vino leggero e inclusivo
Da Parigi a Matera, dalla Tour Eiffel ai Sassi, patrimonio mondiale dell’umanità. A partire dallo scorso anno, il Consorzio del Lambrusco ha deciso di uscire dalla comfort zone emiliana, dove questo storico vino non solo nasce, ma è anche profondamente amato e considerato come compagno imprescindibile della cucina locale, per andare a incontrare altre culture, altre tradizioni, altri pubblici, nella speranza che il desiderio di visitare i territori dove nasce diventi ancora più forte, nonché la voglia di inserirlo nelle carte di ristoranti ed enoteche di zone anche molto distanti dalla terra natìa.
L’evento si chiama “World Lambrusco Day” e l’anno scorso ha visto la sua prima edizione nella capitale francese, mentre per la prima tappa italiana il Consorzio ha scelto una città con uno scenario unico, ormai conosciuta in tutto il mondo, viva e in pieno fermento turistico, soprattutto dopo essere stata Capitale della Cultura Italiana nel 2019, come Matera. Le diverse espressioni e tipologie del Lambrusco sono state protagoniste di due masterclass riservate alla stampa e condotte dal Master of Wine Gabriele Gorelli, e una per gli operatori del settore guidata dal wine Educator Filippo Bartolotta. Un banco di assaggio aperto anche al pubblico con 16 produttori arrivati dall’Emilia ha concluso la due giorni.
La nascita del “World Lambrusco Day” avviene in piena pandemia, quasi per scherzo, come ha spiegato Giacomo Savorini, Direttore del Consorzio Tutela Lambrusco. “Claudio (Biondi, Presidente del Consorzio Tutela Lambrusco, ndr), fu invitato da delle famiglie argentine a fare un brindisi il 21 giugno di quell’anno. Quando ci siamo collegati c’erano 500 famiglie locali con un bicchiere di Lambrusco in mano. Si è accesa una lampadina, che ci ha fatto capire che dovevamo uscire dalla nostra area protetta”.
La vocazione a parlare più lingue
In realtà il Lambrusco, dalla sua area protetta, è uscito ormai da tanti anni, tanto da diventare un vino conosciuto praticamente in tutto il mondo, sebbene con una reputazione che, nel corso degli anni, non lo ha certo identificato alle migliori espressioni enologiche e di alto livello del nostro Paese, quanto a quelle più generose sul fronte quantitativo e, soprattutto, disponibile a un prezzo molto contenuto. I numeri dicono che 60% dei circa 100 milioni di bottiglie IGT e dei 40 milioni DOC prodotti solitamente ogni anno viene venduto all’estero in moltissimi mercati, a partire naturalmente da quello statunitense, ma con importanti enclave anche in Sudamerica dove, a detta dei vertici del Consorzio, c’è la possibilità di crescere ancor di più rispetto in futuro.
Da ormai svariati lustri, però, sono cambiate molte cose e al fianco di un’importante offerta presente in tutti i canali, a partire da quello della grande distribuzione sia in Italia che all’estero, è nata una nicchia, dai numeri decisamente inferiori e con prezzi sensibilmente più importanti – ovvero quella degli Ancestrali e del Metodo Classico – che ha il merito di aver riacceso i riflettori, soprattutto della critica, su un territorio e un vino (anche se sarebbe più corretto parlare di vini al plurale) che ha dalla sua parte svariate frecce da spendere anche nel segmento Horeca più nobile e premium.
Il potere attrattivo e inclusivo dei Lambruschi
“Non esistono leggi assolute per i vini leggeri. Sono esseri viventi, imprevedibili, vari, capricciosi”. Gabriele Gorelli ha usato una storica citazione di Mario Soldati per introdurre le sue masterclass e fornire alcune coordinate di un vino che in realtà sfugge a facili generalizzazioni vista l’incredibile varietà di vitigni, territori, colori, tipologie, che racchiude al suo interno. Basti pensare alle 12 varietà potenzialmente ammesse – Sorbara, Grasparossa, Salamino, Foglia Frastagliata, Barghi, Maestri, Marani, Montericco, Oliva, Viadanese, Benetti e Pellegrino – e alle 6 denominazioni esistenti – Lambrusco di Sorbara DOC, Lambrusco Grasparossa di Castelvetro DOC, Colli di Scandiano e di Canossa DOC, Lambrusco Salamino di Santa Croce DOC, Modena DOC e Reggiano DOC –, per capire come il Lambrusco al singolare non esista, mentre esista una famiglia di Lambruschi con tratti anche molto differenti tra loro, accomunata però da una comune matrice distintiva che un po’ tutti hanno voluto sottolineare con forza durante l’evento: l’inclusività.
Il Lambrusco, sia nelle espressioni più acide e verticali che in quelle più ricche, morbide e colorate, ha dalla sua una sorta di potere attrattivo quasi magnetico, in grado di coinvolgere cultori della materia e bevitori distratti, addetti ai lavori e semplici appassionati, per più di un motivo che si porta in dote: la sua frizzante briosità, la facilità di beva (che non significa banalità), la capacità donare sfumature intriganti anche nelle storiche versioni più abboccate e amabili, la notevole versatilità a tavola, non solo con piatti della tradizione emiliana.
Tante anime, spesso divergenti, che possono stare insieme
Ci sono gli Charmat e i classici frizzanti da una parte e poi gli Ancestrali e i Metodo Classico. Con in mezzo tutte le varianti dovute a prese di spuma più o meno lunghe, nonché la presenza di residui zuccherini importanti o tendenti allo zero. La tavolozza dei colori è pressoché coperta completamente. C’è la pancia del mercato, quella forse anche più vicina ad un pubblico meno esigente e con la quale da sempre si identifica una certa tipologia di Lambrusco, più scura nel colore e più morbida nell’approccio, e poi invece la vetta della piramide, con numeri minuscoli e una reperibilità non così diffusa, che si rivolge a chi sa che il Lambrusco ha dalla sua tanta personalità, sfumature e complessità.
Tante anime che possono stare uno al fianco dell’altra? Parrebbe di sì, sebbene gli interessi di chi gioca nella Gdo, la stragrande maggioranza della produzione, caratterizzato da prezzi molto concorrenziali, siano ovviamente quasi divergenti rispetto a chi vende dei Metodo Classico con anni di affinamento sui lieviti o degli Ancestrali torbidi e con acidità affilate.
In entrambi i casi, sembra esserci il comune desiderio di mettere in evidenza i tratti distintivi dei diversi territori di provenienza, quelli di Modena e Reggio Emilia, nonché le tante varietà che occupano nel complesso circa 10mila ettari di vigneto. Le cantine, numericamente, non sono tante, circa 70, ma se consideriamo il peso e la presenza delle cooperative, qui fondamentali, arriviamo a contare ben 5000 viticoltori che lavorano questi vitigni.
Le due degustazioni condotte dal Master of Wine toscano Gabriele Gorelli, hanno cercato di mettere in evidenza le diverse sfumature di questo vero e proprio universo, che inseguono pubblici probabilmente differenti, ma tutte alla ricerca della leggerezza che questo vino è sempre in grado di infondere.
La degustazione – Dal rifermentato in bottiglia al Metodo Classico
Vino Spumante di Qualità VSQ Puro 2013 – Francesco Bellei & C.
Alcol 12,5%, Zuccheri residui: 0 gr/l, PH: 2.68, Acidità totale: 9.3 gr/l
Oro vivo nel bicchiere, questo lambrusco di Sorbara vinificato in bianco, non dosato, sboccato solo nel 2023, è certamente un bel modo per scardinare alcuni preconcetti e pregiudizi sul Lambrusco, a partire dalla sua capacità di poter donare bollicine Metodo Classico di grande carattere. Ha una carbonica sommessa, cremosa, delicata e quasi in secondo piano. Si apre su note di anice, crosta di pane e con un frutto che ricorda le nespole e le more. Al palato ha una tensione agrumata decisa, che ricorda il limone, con un’acidità davvero prorompente.
Vino Spumante di Qualità VSQ Cristian Bellei 2016 – Cantina della Volta
Alcol 12,5%, Zuccheri residui: 3,5 gr/l, PH: 2.75, Acidità totale: 9.28 gr/l
Intensità, suadenza, complessità, eleganza. Uno dei campioni più convincenti di tutta la degustazione quello dell’azienda di Bomporto, un Metodo Classico da uve lambrusco di Sorbara in purezza che riposa per 84 mesi sui lieviti. Le note agrumate di pompelmo e limone si fondono con quelle più minerali in modo delicato e armonico. Il sorso è cremoso nella carbonica, con un’acidità di grande forza ma allo stesso in equilibrio con il resto delle componenti del vino.
Lambrusco di Sorbara DOC Frizzante Grosso – Paltrinieri
Alcol 12%, Zuccheri residui: 0 gr/l, PH: 2.97, Acidità totale: 10.6 gr/l
Rosato quasi ramato nel colore, sfodera i caratteri più classici del Sorbara, con note floreali di violetta e tocchi di frutta secca, come la nocciola, che Gabriele Gorelli considera molto tipici nelle interpretazioni di Paltrinieri. La trama acida è notevole, quasi fosse una scossa elettrica per palato. Il tannino è lievissimo, appena accennato, e ben si fonde con le sensazioni sapide. Ottima la persistenza che richiama note di melograno e ribes.
Lambrusco Grasparossa di Castelvetro DOC Settimocielo – Cantina Settecani
Alcol 12%, Zuccheri residui: 3 gr/l, PH: 3.05, Acidità totale: 7,20 gr/l
Non è facile trovare un Grasparossa Metodo Classico, ma è la scommessa di questa cantina cooperativa nata nel 1923, che lo propone dopo 24 mesi di riposo sui lieviti. Ha un colore rosso quasi aranciato, con note fumé in apertura che poi virano verso sfumature di frutto concentrato e dolce, come la mela cotogna e le visciole. Il tannino, ben presente, è vivo e quasi graffiante, anche se la carbonica riesce a diluirlo e a rendere la salivazione intrigante. Più sapido che fresco, ha “un sapore a scoppio ritardato” sostiene Gorelli. Vino molto dinamico al palato, nonostante una struttura importante.
Lambrusco Reggiano DOC Spumante Metodo Classico Rosé Brut – Medici Ermete
Alcol 12%, Zuccheri residui: 4 gr/l, PH: 2.9, Acidità totale: 9,40 gr/l
Rosso violaceo nel bicchiere, questo lambrusco marani in purezza riposa sui lieviti per quasi 3 anni. Al naso domina la parte fruttata, che ricorda la caramella di lampone, per poi lasciare spazio a note più vegetali ed erbacee di buona fattura. Al palato il tannino è arcigno, quasi rustico, con una freschezza ben presente e un’ottima gestione del residuo zuccherino.
Vino Rosato Frizzante Retrò – Tenuta Forcirola
Alcol 12%, Zuccheri residui: 0 gr/l, PH: 3.29, Acidità totale: 6,33 gr/l
Questo ancestrale prodotto dalla nuova azienda della famiglia Cavicchioli è ottenuto da lambrusco di Sorbara in purezza e svolge la prima fermentazione in anfora. Ha un colore rosso amaranto e dopo un’iniziale riduzione, si apre su note fruttate dolci che ricordano il ribes e le ciliegie. Ha un incedere più sapido che fresco, severo, più ricco e coinvolgente al palato rispetto al naso.
Lambrusco di Sorbara DOC Radice – Paltrinieri
Alcol 11%, Zuccheri residui: 0 gr/l, PH: 3.1, Acidità totale: 6,75 gr/l
È ormai uno dei grandi classici della categoria dei lambruschi rifermentati in bottiglia. Color pesca, lievemente torbido, ha una grande intensità al naso, con note dolci che ricordano le fragoline di bosco, la pesca sciroppata, le nocciole. Al palato ha una carbonica sottile, tesa, è quasi scorbutico nel suo incedere con una chiusura amaricante che ricorda l’arancia. È un Lambrusco di grande carattere e personalità.
Lambrusco di Sorbara DOC Omaggio a Gino Friedmann – Cantina di Carpi e di Sorbara
Alcol 11%, Zuccheri residui: 0-2 gr/l, PH: 3.15, Acidità totale: 8,20 gr/l
Un altro grande classico, qui nella versione rifermentata in bottiglia e con tappo raso e spago (c’è anche la versione Metodo Charmat con l’etichetta bianca e tappo a fungo). Viola nel bicchiere, ha un impatto dolce, concentrato, pulito, che ricorda l’arancia sanguinella, che si alterna a note erbacee e di piccoli frutti di bosco. Acidità importante, tannini appena accennati, trama complessiva ricca e polposa.
Lambrusco di Sorbara DOP Ancestrale 2023 – Francesco Bellei & C.
Alcol 11%, Zuccheri residui: 0 gr/l, PH: 3.5, Acidità totale: 8,10 gr/l
Da uve sottoposte a criomacerazione per 12 ore con fermentazione alcolica in acciaio senza bucce: si tratta, anche in questo caso, di un Lambrusco storico per la categoria degli ancestrali, prodotto da un’azienda altrettanto storica, acquisita della famiglia Cavicchioli nel 2004. Di colore rosso amaranto, opalescente, è molto pulito, con note di fragola che quasi ricordano la big bubble. Al palato ha freschezza, un tannino appena accennato e delle sfumature gusto-olfattive che ricordano il cassis e il pompelmo rosa.
La degustazione – Riscoprire il Lambrusco: questione di territori, stile e savoir-faire
Lambrusco di Sorbara DOC “La Riserva” – Paltrinieri
Alcol 12%, Zuccheri residui: 0 gr/l, PH: 3.14, Acidità totale: 6,2 gr/l
Uno Charmat lungo, non dosato, dal colore rosato molto tenue, buccia di cipolla, si apre su delicate note floreali e un frutto vivo, croccante, elegante, che ricorda il lampone e le ciliegie, insieme a sfumature di frutta secca. Al palato è avvolgente e chiude su note di mandorla, pompelmo rosa e melograno. Vino di ottimo equilibrio tra freschezza e sapidità.
Lambrusco di Sorbara DOC Rosé Silvia Zucchi – Cantina Zucchi
Alcol 11,5%, Zuccheri residui: 3,5 gr/l, PH: 2,98, Acidità totale: 8,6 gr/l
Rosato corallo, questo Charmat lungo (5 settimane) ha un pronunciato quadro aromatico tutto giocato sulle note fruttate, dalla ciliegia al ribes sino al lampone. Al palato ha ricchezza estrattiva, una discreta sapidità e sensazioni gusto-olfattive sempre molto fruttate che questa volta ricordano le fragole.
Lambrusco Reggiano DOC Cadelvento Rosé – Venturini Baldini Tenuta di Roncolo
Alcol 12%, Zuccheri residui: 3 gr/l, PH: 3,3, Acidità totale: 6,5 gr/l
Ancora uno Charmat lungo da uve lambrusco di Sorbara e Grasparossa, dal colore sempre buccia di cipolla, ha un naso timido, molto delicato, lievemente fruttato e floreale, coerente con un palato sussurrato nella trama tannica, più sapido che fresco.
Lambrusco di Modena DOC La.Vie – Cantina Ventiventi
Alcol 10,5%, Zuccheri residui: 6 gr/l, PH: 2,97, Acidità totale: 8,9 gr/l
Rosso violaceo, questo Charmat lungo da uve lambrusco di Sorbara in purezza sfodera un naso di grande impatto, con note fruttate mature, di amarena, e un palato di grande freschezza e soprattutto sapidità. Ricco, quasi masticabile, denso, ha un’estrazione importante e una qualità gusto-olfattiva tutta giocata sulla dimensione fruttata.
Lambrusco di Sorbara Doc Vigna del Cristo – Umberto Cavicchioli & F.
Alcol 11%, Zuccheri residui: 7 gr/l, PH: 3,05, Acidità totale: 8,3 gr/l
La Vigna del Cristo è uno dei cru storici di questa denominazione che l’azienda Cavicchioli produce con il Metodo Charmat lungo da un vigneto di 5 ettari in località Cristo. Rosso violaceo molto intenso, apre su note fruttate molto dolci, che ricordano la fragola e la ciliegia, anche in forma di caramella. Al palato ha una discreta freschezza, una carbonica molto avvolgente e morbida e un finale che ricorda la confettura di prugne.
Lambrusco di Sorbara Dop Pietrarossa – Pezzuoli F.lli Bellei
Alcol 11,5%, Zuccheri residui: 8,8 gr/l, PH: 3,31, Acidità totale: 8,5 gr/l
È uno Charmat molto vinoso, di grande estrazione già dal colore, un rubino intenso. More, ciliegie, sono i frutti che immediatamente dominano il quadro olfattivo con forza e dolcezza. Al palato ha struttura, una discreta freschezza e una carbonica accennata. Vino gastronomico, da abbinamenti con piatti anche di una certa struttura e complessità.
Reggiano DOP Il Signor Campanone – Cantina Lombardini
Alcol 11%, Zuccheri residui: 6,86 gr/l, PH: 3,3, Acidità totale: 7,04 gr/l
Questo Charmat lungo unisce a un prevalente lambrusco Salamino (80%) una piccola percentuale di Sorbara (20%). Scurissimo, con sfumature viola, è generoso nel colore così come al palato, con un tannino lievemente vegetale e un frutto potente, caldo e ricco. Note di frutta secca si alternano a quelle più dolci di ciliegie e fragole. Denso al palato, quasi graffiante nella trama tannica.
Lambrusco Grasparossa di Castelvetro Secco Dop Monovitigno – Fattoria Moretto
Alcol 12%, Zuccheri residui: 1 gr/l, PH: 3,3, Acidità totale: 6,07 gr/l
Da una selezione clonale di Grasparossa di un unico vigneto, il Monovitigno è un punto di riferimento di questa tipologia. Rosso rubino fitto, si apre su note erbacee e selvatiche per poi virare su un frutto scuro che ricorda le more. In bocca è potente nella trama tannica, ha una discreta freschezza e una sapidità di grande impatto. Un vino, secondo Gorelli, che rappresenta “un punto di arrivo, non di partenza” per chi si avvicina all’universo del Grasparossa.
Lambrusco Grasparossa di Castelvetro DOC Vigneto Cialdini – Cleto Chiarli
Alcol 11%, Zuccheri residui: 13 gr/l, PH: 7, Acidità totale: 6,7 gr/l
La lenta presa di spuma in “cuve closes” restituisce un vino di grande pulizia olfattiva, con note fruttate dolci molto nititide di more e lamponi. Al palato è rotondo, con una trama tannica potente ma avvolgente e una freschezza che ben bilancia un residuo zuccherino avvertibile ma gestito con oculatezza.
Colli di Scandiano e di Canossa DOC Lambrusco Montericco Secco Amarcord – Cantina Puianello
Alcol 11%, Zuccheri residui: 8 gr/l, PH: 3,3, Acidità totale: 6,9 gr/l
L’attacco olfattivo è selvatico, erbaceo, vinoso, mentre la trama fruttata ha sfumature fresche, che ricordano le amarene. Questo montericco, con un piccolo saldo di croatina (5%), mostra una stoffa verace anche al palato, con una beva di ottima fattura che invoglia il sorso successivo.
Lambrusco Reggiano DOC Il Ligabue – Cantina Gualtieri
Alcol 11%, Zuccheri residui: 8 gr/l, PH: 3,3, Acidità totale: 6,9 gr/l
La veste è rosso-violacea e la schiuma, generosa appena versato nel bicchiere, è quasi adesiva e rimane a lungo. Al naso dominano le note fruttate dolci, di fragola e crostata di ciliegie. Al palato è morbido, con una struttura importante e una dolcezza ben gestita. Vino da abbinamento con piatti di ottima persistenza e grassezza.
Lambrusco Grasparossa di Castelvetro DOP Amabile – Cantina Settecani
Alcol 8%, Zuccheri residui: 48 gr/l, PH: 3,3, Acidità totale: 6,8 gr/l
Violaceo nel bicchiere, al naso ha una dolcezza contenuta e non sfacciata, come invece ci si aspetterebbe, e alterna sfumature speziate, floreali di violette e fruttate di lampone. Al palato è morbido, con una dolcezza avvolgente ma mai stucchevole.