A proposito del Vino Marsala
Riguardo al Vino Marsala la letteratura è ricca di notizie, opinioni, studi, ricerche, teorie e sono quasi tre secoli che enofili e appassionati al mondo dei vini liquorosi ne parlano e ne scrivono.
Si tratta di un prodotto nato come “vino da meditazione” e da conversazione, ma nel tempo è diventato un ottimo abbinamento per accompagnare cibi, per esempio formaggi stagionati ed erborati, dolci, biscotti secchi, e non solo. Noti chef, infatti, ne decantano la preziosità e lo utilizzano in alcune preparazioni gastronomiche a base di carni e persino nella ormai universalmente diffusa salsa di pomodoro. D’altronde si tratta di un vino che è entrato nel suo terzo secolo di vita. Poi c’è da considerare anche l’intrigante gioco dei nomi: Marsala città e Vino Marsala. Qual è la vera storia del Vino Marsala non si sa e non si saprà mai. Esistono varie teorie di storici e studiosi che hanno effettuato numerose ricerche sul tema. Di certo sono molte le storie sul Vino Marsala, ma ci sono anche favole che affascinano e incantano i lettori.
Il terroir del Vino Marsala
Procedo con ordine. Siamo nel territorio estremo della Sicilia occidentale, nella zona in cui insiste la città chiamata in origine Lilibeo (nome attribuito all’attuale Capo Boeo) e successivamente Marsala (nome di provenienza araba che significa “porto di Alì”). Qui la viticoltura è stata da sempre la base dell’economia locale e così anche la produzione del vino, che alla fine del Settecento ebbe un impulso maggiore grazie all’intuito del commerciante inglese John Woodhouse favorito da una casualità, infatti egli nel fortificare il vino locale con alcool, affinché resistesse meglio durante la navigazione fino in Inghilterra, scoprì che il risultato del prodotto giunto a destinazione era simile al Madeira, vino liquoroso portoghese che aveva già un riscontro positivo presso gli inglesi.
Woodhouse, Ingham, Florio
Era il 1773 e l’origine del Vino Marsala si deve proprio a quel periodo in cui si perfezionò la tecnica di conservazione per consentirne il trasporto verso i paesi anglosassoni.
In realtà il successo di questo vino pregiato è stato nell’Ottocento per merito di una vera e propria organizzazione vitivinicola messa a punto dai protagonisti del mondo produttivo di quel periodo: Woodhouse, Ingham e Florio. In particolare, la lungimiranza e l’impegno della famiglia Florio ha svolto un ruolo decisivo nella diffusione in tutto il mondo del Vino Marsala, in un primo tempo destinato solo all’Inghilterra.
Non starò qui a raccontare la storia dei capostipiti delle famiglie Woodhouse, Ingham e Florio, a cui in seguito si aggiunse Whitaker, mi preme piuttosto in questa sede porre la lente di ingrandimento su un particolare aspetto che riguarda le istruzioni per la produzione del vino elaborate da Benjamin Ingham nel 1834 e fedelmente riportate da Salvatore Mondini nel noto libro “Il Marsala” del 1922 di cui oggi si trova solo la versione in ristampa anastatica.
Ingham decise di pubblicare una sorta di “Decalogo” circostanziato per fornire ai viticoltori e ai vinificatori una base di indirizzo tecnico finalizzato a migliorare la qualità nella produzione del Vino Marsala.
Riporto in sintesi le “Brevi istruzioni” rimandando alle pagine del libro di Mondini gli appassionati di storia del vino, qualora volessero approfondire il testo in originale.
Il Decalogo Ingham
- Vendemmiare le uve che sono perfettamente mature.
- Togliere le uve fradice e quelle immature, i grossi steli e le foglie prima di pestarle.
- Pigiare separatamente uve bianche e uve nere.
- Non fermentare il mosto nei palmenti, privilegiare il metodo di pestare e imbottare, detto pestimbotta.
- Riempire le botti di mosto in unica soluzione per consentire la fermentazione senza sospensioni e ripartenze a ogni aggiunta di mosto.
- Per evitare una fermentazione troppo violenta, pigiare le uve il giorno dopo della raccolta, coprendo la notte precedente i grappoli con stuoie per preservarli dalla umidità.
- Mantenere separati i mosti pigiati dai mosti torchiati.
- Riempire le botti con mosto liquido, evitare che passino acini non pestati e altra materia.
- Lavare accuratamente ogni sera il palmento e il tinello di raccolta del mosto.
- Lasciare le botti scolme affinché non esca la schiuma durante la fermentazione.
Queste istruzioni, di quasi due secoli fa, che mettono in evidenza i problemi e ne suggeriscono le soluzioni preventive, sono ancora attuali e valide per la vinificazione, soprattutto nei paesi caldi. Dunque, se John Woodhouse ebbe il merito della invenzione del Vino Marsala, a Benjamin Ingham spetta il riconoscimento di avere messo nero su bianco le istruzioni tecniche da seguire per migliorare la qualità della produzione e sostenere in tal modo la concorrenza con i vini spagnoli
La nascita della DOC Marsala
In quel tempo per la produzione del Vino Marsala venivano utilizzati i vitigni autoctoni, grillo, cataratto e inzolia, ma da allora ai tempi attuali sono cambiate molte cose, ad esempio l’aumento delle tipologie di vitigni e le tecniche di coltivazione. Poi è subentrata la normativa, nel 1969 è stato emanato il disciplinare per la “DOC Marsala”, modificato la prima volta nel 1986 e successivamente con altre variazioni fino al 2014. Nel commercio, un altro fattore di cambiamento è stato il numero di aziende vitivinicole che si è ridotto purtroppo negli ultimi anni di oltre il 90% dalle più di 200 esistenti in passato, a ciò si aggiunge che, oltre al Vino Marsala, oggi vengono prodotte molte altre tipologie di vini.
Sono convinta che il Vino Marsala costituisca una delle più importanti unicità di questo territorio e che ne renda caratteristica la sua fama, perciò si dovrebbe salvaguardare il procedimento di produzione, in tutti i vari passaggi, dalle vigne all’imbottigliamento.
La preoccupazione degli amatori e cultori di questo vino, conosciuto e utilizzato in tutto il mondo, è che ne venga inficiato l’uso e di conseguenza il valore perda la sua originaria particolarità.
Un vino da meditazione
Un pomeriggio mi trovavo in enoteca e degustavo un calice di Vino Marsala, conversando col mio caro amico Franco Rodriquez, Responsabile dell’AIS Sicilia per la divulgazione culturale e vitivinicola
dell’enologia siciliana, uno storico esperto di questo vino che ha per me il merito di avermi insegnato ad amare l’affascinante mondo enologico. Ebbene quel giorno chiacchierando abbiamo avuto l’idea di stilare una specie “Decalogo del Vino Marsala” e così ho pensato di proporlo qui.
Il Decalogo del Vino Marsala
- Il Vino Marsala è un vino liquoroso prodotto nella città di Marsala con le uve dei vitigni autoctoni (grillo, cataratto, inzolia ed altri). Nel 1969 è stato riconosciuto come la più antica DOC d’Italia.
- Le aziende vinicole del territorio marsalese devono produrre Vino Marsala secondo il relativo disciplinare, per mantenere l’enfasi della produzione di questa unicità conosciuta in tutto il mondo.
- Il Vino Marsala si presenta in diverse categorie, a seconda degli anni di invecchiamento minimo, si distingue in: Fine (1 anno), Superiore (2 anni), Superiore Riserva (4 anni), Vergine (5 anni), Vergine Riserva (10 anni), con la specifica che il Vergine è diverso, non solo per l’invecchiamento, ma anche perché prevede soltanto l’aggiunta di una piccola quantità di alcool, mentre il Fine e il Superiore sono conciati con mistella e/o mosto cotto.
- Per l’imbottigliamento si dovrebbe usare la bottiglia chiamata appunto “marsalese” una bottiglia di vetro color marrone scuro o nero, con spalle pronunciate e collo che si allarga al centro.
- Per la degustazione è consigliato il bicchiere tipico dei vini liquorosi, quindi un bicchiere dalle dimensioni ridotte che favorisce la concentrazione dei profumi verso le narici, in particolare sono consigliati i bicchieri piccoli (tulipano) che si restringono in alto già dalla base e convogliano meglio gli aromi.
- Una curiosità da ricordare: il colore del Vino Marsala è stato scelto nel 2015 dal “Pantone Color Institute” come colore dell’anno creando il Pantone Marsala identificato col numero 18-1438 e definito come un colore dalla leggera sfumatura di bordeaux con un’intonazione tra il colore della castagna e il color terra.
- Il Vino Marsala, come i cosiddetti vini da meditazione, si potrebbe bere anche da solo, tuttavia, a seconda della tipologia del residuo zuccherino e dell’invecchiamento, può essere abbinato convenientemente a grandi formaggi stagionati e anche ai dolci, meglio se secchi o di mandorla.
- Il Vino Marsala si dovrebbe bere alla temperatura che va tra gli 8 e 10 gradi, ma servito più freddo è ottimo come aperitivo e tra i 10 e 12 gradi è l’ideale per accompagnare dolci o in alternativa ad un distillato.
- Il Vino Marsala si può considerare un prodotto aggregante, cioè un mezzo per rinforzare il momento conviviale o amicale, ma attenzione darà più gioia ai parsimoniosi!
- Il Vino Marsala, se non bastasse, porta bene! Lord Orazio Nelson, ammiraglio della Royal Navy, grande bevitore, lo definì “Victory Wine”.
Nato quasi per scherzo, il nostro “Decalogo del Vino Marsala” ha la finalità di mettere nero su bianco i passi per la “tutela e salvaguardia” di questo versatile vino marsalese, e oggi lo presento affiancato al “Decalogo Ingham”. Chissà se un giorno riusciremo a diffonderlo e creare una storia.