A proposito di tappi
Quando si parla di vini gli argomenti che si affrontano in genere riguardano la forma delle bottiglie, il tipo di bicchieri, la grafica delle etichette, molto meno i tappi, nonostante svolgano un ruolo fondamentale. Se parliamo di vini mi sembra giusto dare una dignità anche ai tappi. In verità negli ultimi tempi si è aperto un dibattito, fra gli addetti ai lavori, sulla scelta fra tappi in sughero o tappi a vite o in polimeri. In questa sede non intendo affrontare la questione su quale sia la soluzione migliore fra l’uno o l’altro tipo di tappo, sappiamo bene che, come per tutto, ci sono pro e contro in ogni scelta. Il mio target qui è soffermarmi sui tappi in sughero.
Collezionare? Perché no!
Personalmente adoro i tappi in sughero e ne sono una collezionista. Da molti anni raccolgo e conservo i tappi dei vini che man mano degusto e poiché prendo parte a numerose serate di degustazione, unendo a quelli i tappi delle bottiglie di vino che consumo in casa, si può facilmente immaginare la quantità che posseggo. Il compito di questi piccoli oggetti, a volte incisi con miniature deliziose, è fondamentale nella conservazione del vino, ma in genere accade che subito dopo aver stappato le bottiglie essi vengano buttati in un cestino. Per me aprire una bottiglia, per esempio la sera, è già una festa anche se il desco è parco. Nelle grandi occasioni in famiglia e durante eventi particolari con amici, quando apro una bottiglia scrivo, con un pennarello sul tappo, data e luogo e lo espongo in bella vista dentro una damigiana in vetro verde smeraldo che tengo in salotto. I miei ospiti si divertono molto ad ammirare la mia preziosa raccolta.
Riciclare è divertente
Riutilizzare i tappi di sughero in modo creativo è facile ed è anche divertente. Il web è ricco di idee, per esempio possono essere utilizzati come segnaposto o portachiavi, oppure come etichette per segnare i nomi delle piante, e ancora come personaggi di un presepe, senza dimenticare che i tappi in sughero sono degli ottimi fertilizzanti naturali, sminuzzati e posti nel terreno dei vasi. Si può infine semplicemente collocarli in un contenitore trasparente, come faccio io, apponendo su ogni tappo la data di apertura della bottiglia in coincidenza ad un evento memorabile. Sarà un’emozione rivedendoli, dopo un po’ di tempo, ricostruire il ricordo dell’occasione in cui si è bevuto quel vino.
Storia del tappo in sughero
La storia di ogni tappo in sughero è lunga e a volte sofferta. Questo prezioso materiale si ricava dalle cortecce della quercia da sughero, un albero diffuso nell’area mediterranea occidentale. La produzione di sughero avviene in pochi paesi, il primo dei quali è il Portogallo che, in particolare nella regione dell’Alentejo, produce addirittura la metà del sughero utilizzato in tutto il mondo.
Dom Pérignon e il primo tappo
Un tempo per tappare le bottiglie si usavano pezzi di legno misti a resina. La nascita dei tappi in sughero risale al XVII secolo e fu merito di un monaco benedettino Pierre Pérignon, in seguito Dom Pérignon, che inventò questo tipo di chiusura per le bottiglie destinate ai vini frizzanti da lui stesso prodotti. Aveva mutuato il sistema dai pellegrini che utilizzavano questo materiale per chiudere le sacche di pelle e che a loro volta avevano copiato il metodo dai contadini della penisola iberica. Il vantaggio del tappo in sughero sta principalmente nel materiale che, oltre ad essere piacevole da vedere e toccare, sigilla bene la bottiglia proteggendo il vino dalle influenze esterne lasciando tuttavia passare minime quantità di ossigeno. L’evoluzione e la tecnologia ha poi continuato la storia fino ai nostri giorni.
Diamo dignità ai tappi
Sono convinta che se un tappo, per il lungo periodo previsto dall’affinamento, ha fatto il suo lavoro avvolto dalla capsula, magari a volte anche posto in cantina al buio, e così nascosto “dietro le quinte” ha protetto il prezioso liquido, quando la bottiglia di vino viene aperta, merita di diventare memorabile e rimanere visibile a tutti, perché no, anche per esempio in una boccia in vetro. È lui che nel tempo ci ha permesso di gustare oggi il vino. Allora elogiamo con orgoglio questo oggetto semplice ma efficace, lasciandolo esposto in damigiane, in barattoli particolari, insomma credo che, dopo il lavoro svolto, non meriti una “sepoltura” anonima dentro il cestino dell’immondizia.