Abruzzo e bollicine, un binomio di qualità
Quando si parla di bollicine l’Abruzzo non è la prima regione italiana a cui si pensa. Un territorio, come nessun’altro in Europa, dove più del 30% è tutelato da quattro parchi (tre nazionali e uno regionale) e da una decina di riserve naturali e aree protette, e dove viene difficile immaginare un ventaglio di etichette di spumanti. Nomi come Trento Doc, Franciacorta, Alta Langa, Prosecco, sono sicuramente più conosciuti, e riconosciuti, quando si entra in un ristorante o un’enoteca, per scegliere e comprare una bottiglia.
La realtà è che la regione abruzzese ha una lunga storia alle spalle di spumantizzazione. A cominciare dalla storica azienda Faraone di Giulianova (Teramo), che nel 1983, dopo anni di prove, fu la prima a chiedere e ricevere l’autorizzazione per produrre spumante con uve passerina. Trebbiano, pecorino, passerina, montonico, cococciola e montepulciano, i vitigni internazionali, bianchi o rosé, Metodo Classico e Metodo Martinotti, oggi l’offerta è ampia e varia, e regala prodotti di altissima qualità.
Proprio per questo il mondo delle bollicine si è dato appuntamento il 13 settembre ad Abruzzo in Bolla, a L’Aquila, in un evento organizzato da Virtù Quotidiane, rivista on line di enogastronomia, turismo e territorio, e nato da un’idea del suo Direttore responsabile Marco Signori, con il patrocinio del Consorzio di tutela vini d’Abruzzo, che recentemente ha creato il marchio collettivo Trabocco per valorizzare gli spumanti prodotti con uve del territorio, di L’Aquila Capitale della cultura 2026, e il sostegno del Gal Gran Sasso-Velino. Evento giunto alla sua seconda edizione, e che ha richiamato in città enologi, produttori, critici e giornalisti da ogni parte d’Italia. Sotto il colonnato di Palazzo dell’Emiciclo, e nell’elegante tensostruttura allestita nel piazzale antistante, 27 cantine erano presenti nei banchi d’assaggio, a cui hanno fatto da corredo interessanti talk e masterclass.
Per inaugurare la giornata un saluto di Marco Signori, e un brindisi con una magnum, ovviamente abruzzese, alla presenza del vice presidente della Regione e assessore all’Agricoltura Emanuele Imprudente, del presidente del Consorzio di tutela vini d’Abruzzo Alessandro Nicodemi e del presidente del Gal Gran Sasso Velino, Paolo Federico.
Dai monti al mare
Subito dopo, il primo talk “Dalle cime agli abissi, gli affinamenti speciali dello spumante”, moderato da Marcella Pace. Un interessante dibattito in cui sono intervenuti Pierluigi Lugano de La Cantina Bisson “Cantina degli Abissi” a Sestri Levante (Genova), considerato uno dei pionieri dell’affinamento in acqua, avviato a inizio anni Novanta sui fondali di Sestri Levante, Francesco Leo di Cantine Paololeo di San Donaci (Brindisi), con il suo “Mormora” Metodo Classico Pas Dosé immerso nelle acque di Porto Cesareo, Bruno Carpitella di Vini d’Altura che invece posiziona le bottiglie a 2000 m slm, nel cuore del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga, Gianluca Grilli, fisico con la passione del vino, fondatore di Tenuta del Paguro a Ravenna, che affina Albana e Sangiovese nelle acque dell’Adriatico, e in collegamento video Antonio Arrighi dell’Azienda agricola Arrighi di Porto Azzurro (Livorno), che immerge le uve, e non le bottiglie, al largo dell’isola d’Elba.
Da tutti è stato ribadito che sono continue le analisi e gli studi tra i vini “normali” e quelli affinati in mare o in montagna, per rispondere ai dubbi, spesso anche polemici, di quelli che sostengono l’inutilità di certe pratiche.
Gli spumanti del Sud
A seguire “Gli spumanti del Mezzogiorno e la (ri)scoperta dell’autoctono”, condotto da Serena Leo, dove gli ospiti hanno raccontato le proprie esperienze sulla produzione spumantistica, con l’obiettivo di eliminare l’atavico luogo comune secondo cui gli spumanti si fanno (bene) solo nelle regioni del Nord Italia. A parlarne Antonio Pisante de la Cantina Pisan-Battèl, a San Severo (Foggia), con il suo bombino, Annapaola Cipolla di Tenute Orestiadi, a Gibellina (Trapani), di cui si è degustato il Metodo Classico “Petramater” da uve di Carricante, Massimo Setaro di Casa Setaro-I vini del Vesuvio, a Trecase (Napoli), all’interno del Parco Nazionale del Vesuvio, con il suo “Pietrafumante” da caprettone in purezza, e Federico Faraone di Azienda agricola Faraone, di cui si è già accennato in precedenza, e che ha offerto il suo storico Metodo Classico di passerina in purezza.
La spumantizzazione italiana
Nel pomeriggio, tra gli appuntamenti più attesi, il talk “La bolla delle bolle: dove va la spumantizzazione italiana?”, moderato da Antonio Paolini, e che ha visto la partecipazione di rappresentanti delle bollicine della nostra penisola. A cominciare da Umberto Cosmo di Bellenda Conegliano Valdobbiadene Prosecco superiore, che ha fatto una bella analisi sul successo del Prosecco e dei suoi rischi per il futuro, Paolo Rossino, direttore del Consorzio Alta Langa, Mattia Vezzola, enologo e produttore, uno dei personaggi fondanti del Franciacorta, Pietro Pellegrini di Pellegrini Spa, tra le figure di spicco in ambito importazione, e Leonardo Seghetti, gastronomo e tecnologo alimentare, che ha fatto un excursus storica sulla spumantizzazione abruzzese. Legato a questo dibattito anche “L’Abruzzo effervescente, da dove viene e dove va”, a cui hanno partecipato anche Nicodemi, Imprudente, in cui si è discusso della nascita e del futuro delle bollicine abruzzesi.
Non solo vino
A completare la giornata due masterclass, un po’ fuori dai soliti canoni. La prima, “Ascoltare le bollicine”, condotta da Tommaso Caporale, autore della guida Bollizine, ha guidato gli astanti a una degustazione, sicuramente inedita, degli spumanti Trabocco Abruzzo Doc, grazie all’analisi acustica del suo perlage. Mentre Antonella Amodio, presentando il suo libro Calici&Spicchi, insieme al critico Fabio Riccio, ha guidato in “Pizza&Bolle tra parole, impasti e suggerimenti sugli abbinamenti” un assaggio di bollicine con le pizze di Luca Cucciniello di Parià Pizzeria Partenopea.
Da segnalare anche lo show cooking con i prodotti del territorio, a cura dell’Unione regionale cuochi abruzzesi (Urca), grazie agli chef Stefano Ferrauti e Matteo Di Panfilo, coordinati dal prof. Vincenzo Ambrosini, e della masterclass sul caffè con Claudio Calvisi della microtorrefazione artigianale 99 Caffè e Michele Cantarella, esponente e formatore della Sca (Specialty coffee association).
Ad accompagnare tutte le degustazioni e masterclass il coinvolgimento di varie associazioni sommelier, AIS, FIS e Assosomelier, già presenti lo scorso anno, a cui si sono aggiunti Fisar e Assomarso, che hanno prestato servizio ai banchi d’assaggio. Novità di questa edizione la collaborazione dell’associazione Maitr D’, professionisti dell’accoglienza, con l’obiettivo di dare alla professione del maìtre d’hotel e delle figure affini un percorso diverso da quello attuale.
A conclusione dell’evento un più che soddisfatto Marco Signori, ideatore della manifestazione, che ha dichiarato:“Avevamo un obiettivo iniziale, che era quello di raddoppiare le cantine presenti alla prima edizione, e le abbiamo quasi triplicate. E poi avevamo un sogno, proiettare Abruzzo in Bolla sul panorama nazionale e lo abbiamo raggiunto, perché abbiamo avuto talk con ospiti dalla Sicilia alla Liguria, dalla Romagna alla Puglia, produttori, enologi, addetti ai lavori, e tanti colleghi giornalisti, oltre un folto pubblico che ha assistito ai dibattiti e alle masterclass. Quindi un progetto in forte crescita, solo alla seconda edizione, con una prospettiva di lunghissimo respiro, sperando che continui così, che cresca ancora, e che L’Aquila possa diventare un polo per parlare e assaggiare la spumantistica italiana, perché siamo convinti che in futuro andremo oltre i confini regionali, e allargheremo alle cantine del resto d’Italia, che avranno l’occasione di farsi conoscere e scoprire”.
L’Aquila Capitale della Cultura 2026
Una giornata che si è rivelata certamente un successo, di partecipanti, addetti al settore, pubblico, e che, oltre a far conoscere ulteriormente il mondo del vino abruzzese, potrà anche rappresentare un ottimo apripista per L’Aquila come Capitale della Cultura 2026, sostenendo ancor di più la rinascita della città, dopo il drammatico terremoto del 2009.
Cantine partecipanti: Biagi, Cantina Frentana, Cantina Tollo, Casal Thaulero, Citra, Ciccone, Centorame, Collefrisio, Contesa, Dora Sarchese, Faraone, Fausto Zazzara, Feudo Antico, La Quercia, Piandimare, Poderi Costantini, San Lorenzo, Nododivino, Legonziano, Tenuta Ulisse, Vignamadre, Vigna di More e Vinco.