AIS presenta “La regina dei sentieri”
La presentazione presso la sede di Milano dell’ultima opera di Marco Malvaldi e di Samantha Bruzzone, edita da Sellerio: un libro blu che parla anche di vini rossi ma che in realtà è un giallo. Nella scala cromatica tutta l’ironia firmata dalla consolidata coppia letteraria.
Non è facile parlare di un libro senza raccontare nulla della trama: era questo l’obiettivo di Camillo Privitera, Responsabile nazionale AIS per gli eventi e il sociale, e del giornalista Emanuele Lavizzari, che ha condotto l’evento. Trattandosi di un giallo, il mistero fa parte del copione e l’abilità sta proprio nel girare attorno alle indagini per un omicidio, fornendo pochissime indicazioni sul chi, cosa e come. Il perché si sa sempre alla fine.
Il libro e il vino
Parola d’ordine: ironia, che è quella di Marco Malvaldi, di cui Samantha Bruzzone lima la parte più graffiante per rendere il testo più misurato, con un tocco necessariamente femminile. Nel libro si parla di un cold case, ovvero di un caso irrisolto, una pista fredda, in quanto le indagini si svolgono molti anni dopo l’accaduto, rianalizzato attraverso nuovi indizi e un esame aggiornato di elementi di cui si è già in possesso. L’intreccio è tra ipotesi, sospetti e informazioni recenti su cui si declina l’attività investigativa: le protagoniste sono Corinna e Serena, ancora in un romanzo giallo: si tratta infatti del secondo lavoro in versione detective. Serena è una casalinga, mamma di due figlie e chimica: i suoi studi hanno messo a fuoco un superpotere legato all’olfatto che, grazie agli studi da sommelier, ha valorizzato e potenziato. Corinna invece è un sovrintendente di polizia, pragmatica e sufficientemente ruvida per compensare la solarità e l’empatia di Serena: lo scenario in cui si svolge la vicenda è fatto della campagna toscana di Bolgheri, della storia di una antichissima famiglia di produttori di vini, dei passaggi generazionali che portano una realtà locale ad essere parte di una multinazionale olandese. C’è tutto per parlare di contemporaneità: i grandi rossi di Bolgheri, l’attività da sommelier, la capacità di utilizzare i sensi, le modifiche nella compagine sociale di tante realtà vitivinicole. Al centro un marchese, scomparso anni prima in circostanze misteriose: il ritrovamento del motocarro con cui si era allontanato senza fare mai più ritorno riaccende le indagini. Ecco, quindi, che le connessioni con il mondo del vino sono legate a un terroir non solo ambientale, ma anche sociale, che rende il mondo vitivinicolo toscano verace, autentico e a tratti scanzonato. Camillo Privitera: “Il vino è una bevanda che ha la sua identità e nasce attraverso un passaggio di interazioni, figlie della cultura di un territorio. Leggere questo libro mi ha fatto pensare a un angolo di paradiso anche nella mia terra, l’Etna: la contaminazione tra lettura, calice di vino e il benessere che entrambi possono procurare”. Il vino, sottolinea Malvaldi, è un cronometro con tante scale, che ti permette di poter parlare e affrontare il fattore tempo, fondamentale nelle indagini di Serena e Corinna. “Siamo competenti sul vino ma non esperti: per questo nostro lavoro abbiamo chiesto tanti consigli e consulenze a persone competenti, mettendo a punto ogni dettaglio per evitare che una costruzione ardita potesse saltare”, racconta Samantha: “Per l’analisi del vino numerosi sommelier e operatori del settore, ma anche poliziotti, carabinieri, i reparti investigativi Ris e Ros e persino medici ortopedici per la definizione di un minuzioso storytelling”.
Gli scrittori
Come Serena e Corinna, con due caratteri diversi, sono in realtà sulla stessa lunghezza d’onda, così i due autori confermano la loro perfetta sinergia: coppia nella vita e coppia letteraria, come si dice, si conoscono da una vita, dai banchi del liceo, che li hanno poi portati a frequentare insieme la facoltà di chimica presso l’Università di Pisa e a seguire un percorso di dottorato. Ci si domanda come sia possibile da chimici diventare scrittori: è Marco Malvaldi a raccontare le ragioni di questa virata in campo letterario: “I chimici devono avere lo straordinario dono dell’immaginazione. Sappiamo che le molecole sono fatte di atomi, ma non li vediamo. Possiamo solo immaginarli. Ed è per questo che nella scrittura ci aiuta la capacità immaginifica e la creatività di una materia incredibile e trasversale”. La chimica è anche molto sensoriale: se pensiamo alla chiara d’uovo e alla nitroglicerina, abbiamo a mente la medesima consistenza ma, se andiamo a scaldarle, abbiamo effetti completamente opposti, dall’uovo sodo a un’esplosione. Samantha: “Conosciamo molti chimici che non fanno i chimici” e aggiunge, sorridendo, che “La chimica allontana dalla chimica. Per fare chimica ci vuole una grande fantasia”. L’olfatto, commenta Simona, è il più chimico di tutti i sensi: possiamo ingannare la vista con una foto, possiamo ascoltare una sinfonia, immaginando personaggi o luoghi. Ma, attraverso i profumi, le molecole attivano i nostri ricettori, arrivando alla nobilitazione del senso dell’olfatto. La loro è una formazione da chimici, la matrice è indubbiamente quella, ma con un pizzico di imprevedibilità che li rende simpatici e accoglienti dopo pochi istanti. Ci si domanda inoltre come sia possibile lavorare da marito e moglie, considerando che i primi romanzi sono usciti con la sola firma di Marco e questo è il secondo lavoro (dopo “Chi si ferma è perduto”) che vede Samantha Bruzzone in copertina. Come per tutte le coppie, si tratta sempre di un percorso, e lei è sempre stata presente nel lavoro di Marco: “Samantha è più soggetto e sceneggiatura, mentre io sono più regia e montaggio. Facciamo invece insieme il casting e i personaggi sono spesso combinazioni di persone che conosciamo realmente o di individui che invece siamo convinti di conoscere”, precisa Marco. “Ogni coppia di scrittori”, prosegue, “Ha il proprio metodo ed è, in qualche modo, infelice a modo suo”, mutuando Tolstoj. Emanuele Lavizzari sottolinea quanto siano diffusi i libri firmati da coppie di scrittori, dove spesso sono le mogli ad essere più creative: una fra tutte, gli scrittori britannici Nicci Gerrard e Sean French, nota come Nicci French, che scrivono insieme da anni alternando la scrittura dei capitoli. Un capitolo a testa, alternanza perfetta, equilibri fatti di 50 e 50 per cento. “Ognuno è giudice severo dell’altro”, commenta Marco, e Samantha gli fa eco sottolineando che è lei ad essere la più “criticona”. Può intervenire su tutto il lavoro di Marco, ad eccezione della punteggiatura. Marco ammette di avere un amore sfrenato per il punto e virgola, un segno di punteggiatura che genera una pausa intermedia, a metà tra la fluidità della virgola e la sentenza netta del punto. In realtà, per Malvaldi corrisponde al desiderio di approfondire il periodo, introducendo una spiegazione, esplicitando una relazione, proseguendo nella comunicazione di un pensiero. Malvaldi trova il punto e virgola efficace perché spezza, ma non troppo. “È un piccolo particolare che può fare una grande differenza”, chiosa. Un segno che in realtà è molto più vitale di quello che immaginiamo: arriva a denominare, argomentare e isolare, fermando la lettura e il pensiero là dove una virgola potrebbe allontanarci rapidamente, senza il necessario approfondimento. Un segno che guida, democratico ed inclusivo, regalandoci un respiro per riflettere.
ll background letterario e l’approccio al vino
Entrambi gli scrittori ammettono di aver letto quintali di carta. Malvaldi: “Nessuno scrittore viene fuori da un non lettore. A ogni autore sei debitore di qualcosa. Non è necessario solo leggere cose belle: il libro che non ti piace ti aiuta a capire cosa non vuoi scrivere, anche i cattivi maestri servono.” Il potente dono dell’ironia sembra arrivare a Marco dalle profonde radici toscane: tra i tanti maestri ne cita uno quasi insospettabile, legato al Vernacoliere, la nota rivista satirica italiana pubblicata a Livorno, che si è sempre distinta per la satira graffiante, l’uso del dialetto, il ricorso a espressioni gergali e l’umorismo tagliente. Saccente, irriverente e mai al servizio dei potenti, la rivista sfida a tratti non solo le regole di bon-ton, ma anche il “politically correct”. Da un umorismo senza filtri, provocatorio e dissacrante, arrivano a Marco uno stile e un linguaggio che lo portano all’uso potente dell’ironia. Il sorriso intelligente come arma insuperabile per guardare le cose da punti di vista diversi e porsi sempre domande. Tra le collaborazioni del Vernacoliere quella con Franco Maria Sardella, scrittore storico del dissacrante mensile livornese. I due autori raccontano del loro primo approccio al vino, da giovani studenti che, per festeggiare un esame, presero la prima vera bottiglia al ristorante, che ricordano ancora. Era il 1996, e quel vino sapeva di liquirizia: per i due giovani chimici il sigillo di un nuovo percorso. Da lì in poi per i due autori il vino diventa il mezzo per facilitare la condivisione di idee e l’individuazione di mondi alternativi.
Selena e Corinna probabilmente saranno protagoniste di un’altra avventura, ma i due autori rimangono piuttosto “abbottonati” sul tema. “Ci stiamo lavorando, abbiamo uno spunto di idee”, chiosa Samantha. I due autori scherzano e tra loro si percepisce un legame profondo, soprattutto stima e rispetto dei propri ruoli. Innovativi, democratici, inclusivi e scanzonati, scrivono cose serie senza prendersi mai troppo sul serio, tenendo solo ciò che è buono e buttando via ciò che non serve. Sembra essere questo il messaggio della presentazione, che si chiude con un cocktail di saluto con i vini della cantina Carpineto. Perché se dal vino si comincia, con il vino si finisce: un calice e gli immancabili sorrisi. Inizia la degustazione, una indagine partendo proprio dai nostri sensi. Sherlock Holmes approved.