Alto Adige: una regione che sta rivoluzionando il concetto di vino bianco

L’Italia, universalmente riconosciuta come patria di grandi vini rossi, sta vivendo una trasformazione profonda e sorprendente nel mondo del vino bianco. E a guidare questa rivoluzione silenziosa è una regione inaspettata, incastonata tra le maestose Dolomiti: l’Alto Adige. Come sottolinea con entusiasmo Jancis Robinson in un articolo sul Financial Times, questa pittoresca valle alpina, con i suoi vigneti eroici abbarbicati a ripidi pendii e la sua doppia anima culturale, sospesa tra Italia e Austria, sta producendo vini bianchi di una finezza e longevità inattese, capaci di competere con i più grandi nomi del panorama enologico mondiale.
L’Alto Adige, con il suo clima fresco e alpino, caratterizzato da forti escursioni termiche tra il giorno e la notte, si sta rapidamente affermando come un vero e proprio “cru” di eccellenza per i vini bianchi di montagna. Qui, dove le viti sembrano sfidare la gravità aggrappandosi a pendii vertiginosi, spesso a altitudini che superano i 1000 metri, il pinot bianco regna sovrano, sorprendendo per la sua capacità di esprimere note raffinate e complesse. Un vitigno che, altrove considerato “di lavoro”, per la sua neutralità, qui rivela un potenziale inaspettato, regalando vini di straordinaria eleganza e longevità, capaci di evolvere splendidamente nel tempo.
La celebre critica inglese Jancis Robinson, nel suo articolo, racconta di una degustazione a Londra che l’ha letteralmente folgorata. Dopo anni di assenza dalla regione, aveva quasi rimosso la supremazia indiscussa del Pinot Bianco altoatesino. “Vini che mi hanno conquistato il cuore“, scrive con entusiasmo, pur riconoscendo l’eccellenza di altri vitigni internazionali come riesling, sauvignon blanc e di alcuni pinot grigio e chardonnay, che qui raggiungono livelli qualitativi sorprendenti, spesso superiori a quelli di molte altre regioni. La chiave del successo di questi vini straordinari risiede in una combinazione di fattori unici: un clima fresco e continentale, ideale per esaltare l’acidità e la longevità dei vini; vigneti ad alta quota, che beneficiano di una maggiore esposizione solare e di temperature più fresche, preservando la freschezza e l’aroma delle uve; la maestria e la passione dei viticoltori locali, capaci di gestire con competenza le diverse esposizioni e microclimi, valorizzando al massimo le caratteristiche uniche di ogni terroir; e una lunga e ricca tradizione vitivinicola, tramandata di generazione in generazione, che ha permesso di affinare tecniche di coltivazione e vinificazione all’avanguardia.
Un altro aspetto interessante e distintivo della regione è il ruolo fondamentale delle cooperative. In Alto Adige, dove le aziende agricole sono di dimensioni ridotte, spesso inferiori a un ettaro, le cooperative rappresentano una vera e propria eccellenza, assumendo un ruolo cruciale nella produzione di vini di alta qualità. Realtà come Terlano, Nals Margreid e Merano sono esempi virtuosi di come la collaborazione tra piccoli produttori possa portare a risultati eccezionali, con una cura per i dettagli e una profonda conoscenza del territorio. La cooperativa di Terlano, in particolare, è talmente sicura della longevità dei suoi vini bianchi da aver organizzato una degustazione verticale a Bordeaux, mettendo in mostra annate storiche che risalivano fino al lontano 1955. Un’audacia e una fiducia nelle proprie capacità che pochi châteaux bordolesi avrebbero osato.
Ma l’Alto Adige non è solo pinot bianco. La regione è un vero e proprio scrigno di vitigni autoctoni, alcuni dei quali ancora poco conosciuti al grande pubblico, ma capaci di regalare emozioni uniche. Uno di questi è il blatterle, un vitigno a bacca bianca autoctono della zona di Bolzano, che ricorda nel sapore la mela cotogna, scoperto e apprezzato dalla Robinson durante la sua visita. E accanto alle cooperative, che rappresentano una solida e affidabile realtà, emergono con sempre maggiore forza produttori indipendenti, spesso giovani e dinamici, che sposano i principi della biodinamica e dell’agricoltura sostenibile, portando una ventata di novità e sperimentazione nel panorama enologico locale. Aziende come Baron Longo e Tenuta Kornell, che hanno ottenuto la certificazione biodinamica, e giovani talenti come Klaus Schroffenegger di Hoch Klaus, che dopo esperienze internazionali in prestigiose cantine, tra cui Ornellaia e Château Latour, è tornato a Bolzano per produrre vini eccezionali, affinati in anfora, sono solo alcuni esempi di questa effervescenza creativa che sta vivendo l’Alto Adige.
L’Alto Adige, insomma, è una regione dinamica e innovativa, capace di sorprendere e di offrire vini bianchi di grande carattere, perfetti per chi cerca freschezza, intensità aromatica e una piacevole assenza di note legnose. Una regione che merita di essere scoperta e apprezzata, e che sta contribuendo in modo significativo a cambiare la percezione del vino bianco italiano nel mondo. Un vero e proprio tesoro nascosto tra le montagne, pronto a svelare le sue gemme preziose a chi saprà coglierne l’essenza più autentica.