Amorim Cork, verso il futuro del sughero
Dalla decortica alla tecnologia

Quanto conosciamo davvero il sughero? Non è solo un semplice tappo, è pelle viva della terra, respiro degli alberi, memoria delle foreste. Leggero come l’aria, elastico come il tempo, nasce da un gesto millenario che unisce uomo e natura. Eppure, in pochi ne conoscono origine, ritualità e potenziale ecologico.
La foresta di querce da sughero si estende per circa 2,1 milioni di ettari nel bacino del Mediterraneo occidentale, con Portogallo e Spagna come maggiori produttori, seguiti da Marocco, Algeria, Tunisia, Italia e Francia. Ed è proprio in Portogallo che inizia il nostro viaggio. A pochi chilometri da Lisbona, superato il fiume Tago, si apre il paesaggio della Herdade de Rio Frio, qui l’aria profuma di resina e vento atlantico. Da poco è iniziata la stagione della decortica, un rito sospeso tra tradizione e futuro, in cui le querce vengono liberate della loro corteccia, come se la natura stessa si preparasse a rinascere.
Protagonista indiscussa di questa terra è Amorim, fondata nel 1870 e oggi leader mondiale del settore sughero, nonché la più antica azienda ancora attiva nel campo. Proprietaria di oltre 8.000 ettari di sugherete, l’azienda ha fatto della sostenibilità una scelta industriale concreta e imprescindibile, incarnando così quel legame profondo e responsabile tra uomo, natura e innovazione.

Il bosco che respira
Come racconta Carlos Veloso dos Santos, AD di Amorim Cork Italia, il sughero è per i portoghesi ciò che il petrolio rappresenta per altri Paesi una risorsa strategica, rinnovabile, identitaria. La Quercus suber, della famiglia della rovere, esiste da oltre 45 milioni di anni. La sua corteccia – composta per l’80% da aria – protegge la pianta e ne stimola la rigenerazione.
L’albero nazionale del Portogallo può vivere fino a due secoli e viene decorticato solo a partire dal venticinquesimo anno d’età, per un totale di 15–18 volte. Ogni decortica è un atto delicato e regolamentato, eseguito a mano con strumenti tradizionali, nelle mani esperte dei maestri sugherai. La raccolta non danneggia la pianta: al contrario, ne stimola la fotosintesi e aumenta la capacità di assorbire CO₂.

Rio Frio, una foresta simbolo
La tenuta di Rio Frio, acquisita dal gruppo Amorim nel 2019, si estende su circa 5.090 ettari nei comuni di Alcochete e Palmela. Un tempo vigneto tra i più grandi al mondo, è stata riconvertita nel Novecento in una delle più ampie foreste di querce da sughero piantate dall’uomo.
Oggi è un paesaggio variegato e ricco di biodiversità: sughere, pini, salici, frassini, vigneti, corsi d’acqua e bacini naturali convivono in equilibrio. Oltre al sughero, si producono uva, riso, ortaggi e bestiame. Ogni albero racconta una storia secolare; ogni colpo di scure segna un nuovo ciclo. Un solo ettaro può sequestrare fino a 14 tonnellate di anidride carbonica all’anno.
Gli operatori lavorano in sintonia con la terra: la sostenibilità non è uno slogan, ma una pratica quotidiana. L’azienda ha già piantato oltre 1,5 milioni di querce, grazie anche a tecnologie avanzate: irrigazione intelligente, sensori climatici, selezione genetica. Persino le ghiande raccolte vengono trasformate in farine gluten free.

Dal bosco alla bottiglia
Il viaggio del sughero, prima ancora di diventare tappo, è una storia di natura e precisione. Una volta estratta la corteccia, il materiale entra in un ciclo di lavorazione raffinato e tecnologico.
Grazie a sistemi avanzati e a una continua ricerca, è possibile individuare e ridurre al minimo le tracce di TCA, il composto responsabile del noto “sentore di tappo”. La tecnologia Naturity – un trattamento naturale basato su vapore, temperatura e pressione – consente di eliminare il 99% del TCA senza alterare le proprietà del sughero. Il 99% dei tappi monopezzo rientra sotto la soglia di 0,5 ng/litro.

Design, sostenibilità e innovazione
Al termine della lavorazione, ogni tappo viene lavato, lubrificato, marcato a fuoco o con inchiostri alimentari, ed è anche possibile personalizzarli con loghi o decorazioni. Tra le soluzioni più recenti spicca Helix, un tappo a vite in sughero naturale, riutilizzabile senza cavatappi.
Un’altra innovazione è BeeW, una finitura che unisce cere naturali e uno strato di silicone, migliorando funzionalità e protezione. Ogni tappo monopezzo ha un bilancio negativo di emissioni di CO₂: circa -56 grammi. Per ogni tonnellata di sughero estratta, si sequestrano circa 73 tonnellate di CO₂. Tutti i materiali sono certificati FSC, i processi ottimizzati e i collanti, per i tappi agglomerati, di origine vegetale.
Il tappo diventa così parte dell’esperienza del vino, non solo un componente tecnico, ma simbolico e protettivo.

Un materiale, mille vite
Biodegradabile, elastico, fonoassorbente, impermeabile, ipoallergenico: il sughero ha mille applicazioni. Amorim lo ha portato oltre l’enologia; oggi è usato in edilizia, design, moda, nautica e persino aerospazio. Nessuno scarto viene buttato e ogni frammento trova nuova vita.
In Italia, il progetto ETICO promuove la raccolta e il riciclo dei tappi esausti, trasformandoli in oggetti di design con la linea SUBER – Second Life. Nulla si spreca, tutto rinasce.
A Oporto, il Museo del Sughero, voluto da Amorim, celebra questo materiale, non come reliquia del passato, ma come risorsa del presente. Un luogo in cui natura e tecnologia si incontrano, in un racconto che guarda al futuro.
“Non è un’utopia – afferma Carlos – unire economia, ambiente e sviluppo umano. Noi lo facciamo ogni giorno”.
Il futuro è già iniziato e parla la lingua dell’innovazione, dell’ecologia e del tempo lungo. E ogni tappo, prima ancora di sigillare una bottiglia, ha già raccontato una grande storia.
