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Eventi AIS
30/09/2025
Di Giovanni Solaroli

Andrea Peruzzi trionfa al Master Albana: la Romagna si prende il suo vino

Il cesenate conquista l’VIII edizione del concorso. Sul podio anche Isacco Giuliani e Marco Curzi. Un successo che conferma l’eccellenza dell’AIS Romagna Wine Academy.

Era nell’aria, ma vederlo accadere ha comunque il sapore di qualcosa di speciale. Domenica 28 settembre, nel cuore di Bertinoro, Andrea Peruzzi ha conquistato il titolo di Ambasciatore dell’Albana DOCG 2025/26, vincendo l’VIII edizione del Master dedicato al vitigno simbolo della Romagna del vino. Un trionfo atteso, maturato dopo una serie impressionante di piazzamenti che hanno segnato gli ultimi venti mesi della sua carriera. Sul podio con lui Isacco Giuliani, ferrarese al secondo posto, e l’immancabile Marco Curzi di Riccione, terzo classificato. Un piazzamento, quello di Curzi, che conferma ancora una volta la solidità di un binomio – Peruzzi-Curzi – che sta riscrivendo la storia dei concorsi enologici nazionali.

Una vittoria costruita nel tempo

Il successo di Peruzzi non arriva per caso. È il coronamento di un percorso fatto di studio, sacrifici e risultati costanti. Nei sedici mesi precedenti alla vittoria di Bertinoro, il sommelier cesenate aveva già conquistato quattro podi su cinque concorsi: secondo al Master del Sangiovese, terzo alla Falanghina del Sannio 2024 e miglior comunicatore, terzo al Gran Premio del Sagrantino (edizione precedente), e ancora secondo posto al Sagrantino 2025. Mancava solo la vittoria. Ed è arrivata sul vitigno di casa, l’Albana, in quel territorio delle colline romagnole che rappresenta l’essenza stessa di questo vino dalla forte identità territoriale.
La competizione, rigorosa e spettacolare come da tradizione, ha visto i quattordici concorrenti – prevalentemente emiliano-romagnoli con l’eccezione del lombardo Andrea Rusetti – affrontarsi prima nelle prove scritte del mattino, a porte chiuse nella sala della Riserva Storica. Nel pomeriggio, davanti al pubblico nelle sale del Palazzo Comunale, i tre finalisti si sono sfidati in degustazioni alla cieca, abbinamenti gastronomici e prove di comunicazione, sottoponendosi al giudizio inappellabile di una giuria composta da Lorena Ceolin, presidente di giuria e membro commissione nazionale concorsi, Marco Saiani, Ambasciatore dell’Albana in carica, Roberto Gardini, commissario AIS, Adolfo Treggiari, Presidente di AIS Romagna, Roberto Monti, Presidente Consorzio Vini di Romagna, e Pierluigi Zama, Presidente Assoenologi Romagna.

Il fattore Academy

Dietro questo ennesimo successo c’è la mano sapiente di Ilaria Di Nunzio e della sua AIS Romagna Wine Academy. È lei il vero segreto di questa generazione di sommelier romagnoli che, colpo su colpo, stanno demolendo vecchi stereotipi regionali e dimostrando che dietro la proverbiale allegria romagnola si nasconde una professionalità cristallina. Marco Curzi, con il suo terzo posto di Bertinoro, ha raggiunto il sesto podio su sette competizioni. Andrea Peruzzi, con la vittoria, ha coronato una striscia di risultati che parla da sola. Insieme ad Andrea Laghi, vincitore del Master del Sangiovese, formano un terzetto che ha trasformato l’approccio di AIS Romagna ai concorsi nazionali. Non sono solo sommelier preparati tecnicamente: sono una squadra che studia insieme, si sostiene, si confronta. E spesso vince.

Il nuovo ambasciatore

Peruzzi riceve il testimone da Marco Saiani, il ravennate che aveva riportato il trofeo in Romagna dopo tre edizioni. Oltre al prestigioso titolo di ambasciatore per il biennio 2025/26, il vincitore porta a casa un assegno da 2.000 euro. Ma è chiaro che per questi ragazzi la vera vittoria è un’altra: dimostrare che passione e preparazione, quando si incontrano con la guida giusta, generano eccellenza. Mentre piazza della Libertà si animava con i banchi d’assaggio dell’Albana Dei – la rassegna itinerante che ha visto il pubblico degustare gratuitamente le albane selezionate dalla giuria tecnica – sul palco si celebrava un altro capitolo di una storia che sembra solo all’inizio.
Perché quando talento e dedizione si fondono, i risultati non possono che essere eccellenti. E la Romagna del vino ha trovato i suoi ambasciatori.
Abbiamo chiesto ai tre finalisti di raccontarci come hanno vissuto questo Master e come vedono il loro futuro.

Andrea Peruzzi, 1° classificato

Andrea, dopo tre secondi posti consecutivi arriva finalmente la vittoria, e proprio sul vino di casa, l’Albana. Quanto ha pesato questa “maledizione del secondo posto” nel tuo percorso e cosa hai cambiato mentalmente per superare questo scoglio?
Al netto del fatto che durante questi concorsi si respira sempre un clima caratterizzato da competizione sana, amichevole e assolutamente non tossica, sarebbe da ipocriti dirti che la maledizione del secondo posto non iniziasse a pesarmi. Secondo posto ogni volta di pochi punti, situazione che indubbiamente mi faceva arrovellare per giorni e giorni su cosa mi fosse mancato per fare quel passo in più. Per riuscire a superare questo scoglio, oltre ovviamente a studiare la materia in tutte le sue forme nel modo più approfondito possibile, dalla teoria agli abbinamenti culinari, mi sono concentrato più volte immaginandomi la finale, una sorta di autosuggestione che mi ha aiutato a rimanere più lucido e incisivo sul palco dell’Albana. Inoltre, giocando a pochissimi chilometri da casa mia, c’è stato anche un moto d’orgoglio non indifferente.

Guardando indietro ai tuoi ultimi sedici mesi di competizioni, c’è un momento o una lezione specifica che ti ha preparato a questa vittoria? E quanto ha contato il lavoro con Ilaria Di Nunzio e l’Academy nel costruire questa costanza di risultati?
Il lavoro svolto da Ilaria, che non smetto di ringraziare, è stato per me l’alfa e l’omega, non avrei mai iniziato a fare concorsi se non fosse stato per la sua academy. È stata fondamentale, sia per la preparazione che ci ha fornito sia per averci spinto anche a provare concorsi fuori dalla Romagna. Se penso a una lezione che mi ha messo nell’ottica di poter e voler vincere, direi l’ultima masterclass sull’Albana. Alla fine di una lezione da incorniciare ha proiettato una slide con una poesia di Omar Khayyam, con una strofa che diceva “ma c’è un momento solo, fra sobrietà ed ebrezza: per quello darei ogni cosa, quello è la vita vera”. Mi ha commosso, è stato l’apice di un percorso fatto di tanti sforzi e tante connessioni umane che andava concludendosi, e dovevo onorarlo con tutte le mie forze, perché per me, quello, era la vita vera.

L’Albana è un vitigno eclettico, prodotto in cinque tipologie diverse. Quale ti affascina di più come sommelier e quale pensi sia la più difficile da comunicare al grande pubblico nel tuo nuovo ruolo di ambasciatore?
Mi sento quasi in imbarazzo a parlare di vino e di Albana davanti a tanti lettori che padroneggiano la materia ben meglio e da ben più tempo di me. Io sono un amante dei grandi passiti e per me l’Albana, grazie alle sue caratteristiche intrinseche, è interprete superlativo e perfetto nella produzione di questa tipologia. Penso non debba temere rivali in Italia, alcuni produttori hanno raggiunto vette d’eccellenza, e ha anche la storicità di questa tipologia dalla sua parte! Io penso che l’Albana abbia un grande pregio, che è anche ciò che rischia di confondere il consumatore finale: l’ecletticità. L’Albana secca vede infatti la luce con stili molteplici e differenti, dalla vendemmia tardiva intaccata da muffa nobile, a quella in riduzione, a quella in anfora georgiana, a quella che fa barrique. Ecco, la difficoltà più grande a mio avviso è comunicare proprio questo, la grande differenza di stili, in un territorio così diverso dal punto di vista pedologico come la Romagna, interpretato da un vitigno anarchico come l’Albana.

Sul podio con te c’è ancora una volta Marco Curzi. Quanto è importante per voi questo rapporto di “competizione cooperativa” e come si traducono nella preparazione ai concorsi le dinamiche di gruppo dell’Academy?
Non è importante, è letteralmente fondamentale. Nessuno dei nostri risultati esisterebbe senza la cooperazione in simbiosi con l’altro. È un percorso di crescita e scambio continuo, in cui ognuno prende parte con le caratteristiche e competenze in cui si sente più forte. Non vedo Marco come un concorrente avversario, ma come un componente della stessa squadra, oltre che migliore amico e compagno di avventure enologiche, e faccio sempre e costantemente il tifo per lui. A noi piace molto il calcio, e se dovessi pensare a due giocatori a cui ci ispiriamo e con cui fare un azzardato parallelismo per ciò che stiamo costruendo, sarebbe il rapporto che avevano Mancini e Vialli: e ieri sul palco è arrivato quell’agognato e commosso abbraccio, perché è stata una vittoria del gruppo, non del singolo.

Isacco Giuliani, 2° classificato

Isacco, arrivare secondo al Master Albana dopo essere stato eletto Miglior Sommelier d’Italia da Identità Golose nel 2024 e aver già conquistato il titolo di Ambasciatore del Sagrantino: quanto pesa il confronto con te stesso e con le aspettative che ormai ti accompagnano in ogni competizione?
Per quanto riguarda il confronto con me stesso posso dirti che è quotidiano da sempre, aldilà di ciò che ho conseguito a livello professionale durante questo già discreto periodo di attività. Ho solo 31 anni e cerco ogni giorno di crescere dal punto di vista umano e professionale, c’è una strada ancora lunga e pressoché infinita di fronte a me.

Lavori in un ristorante fine dining come Makorè, dove hai portato innovazioni come il servizio del tè abbinato ai piatti. Come ti sei preparato per una competizione su un vitigno come l’Albana, così diverso dal contesto del tuo lavoro quotidiano a Ferrara? Hai dovuto “tradire” momentaneamente i tuoi bianchi e bollicine per studiare questo territorio?
Per il Master dell’Albana mi sono preparato come faccio per ogni concorso e corso che ho fatto durante questi anni, ovvero studiando il più possibile e approfondendo la materia in profondità. Dato che di base sono una persona molto curiosa, finisco per scavare sempre di più alla ricerca di storie da raccontare e aneddoti da scoprire. Ho una sete di conoscenza in ambito enogastronomico fuori dalla norma forse, gli amici mi dicono che sono un nerd del vino. Ma è tutta passione.
Non ho dovuto “tradire” il mio lavoro quotidiano al ristorante perché l’Albana ha sempre fatto parte della mia proposta enologica in ogni ristorante in cui ho lavorato e continuerà ad essere così per sempre. È il vino che bevevano i miei zii quando ero piccolo e mi portavano a casa loro a Faenza e nella residenza di “montagna” sulle colline di Castel Bolognese. Ci sono davvero molto legato, anche se sono ferrarese considero la Romagna casa mia. Ho avuto modo di visitare decine di aziende sul territorio in questi anni e conoscere tanti produttori e addetti ai lavori che sono diventati amici nel tempo come il grande Francesco Bordini, Carlo Catani, Vittorio Navacchia e Stefano Bariani (ferrarese come me) in primis, e poi ancora Elisa Mazzavillani, Maria Cristina Geminiani, Paolo Francesconi, Filippo Manetti, Chiara Condello, Marco Ghezzi, Paolo Babini, Luciano Zeoli e tanti altri ancora. Mi hanno aiutato a scoprire la Romagna enologica in tutte le sue sfumature e coinvolto in moltissime occasioni.

Sei riuscito a inserirti tra i finalisti in una gara dominata dai romagnoli dell’AIS Romagna Wine Academy di Ilaria Di Nunzio. Da “esterno” ferrarese, hai sentito di dover dimostrare qualcosa in più sul loro territorio, o la competizione è stata vissuta con serenità professionale?
La competizione di ieri l’ho vissuta con grande serenità professionale. Stimo molto il lavoro di Ilaria, che faceva concorsi con me ancora quando iniziai nel 2018. I ragazzi che lei sta crescendo sono fortissimi, umanamente eccezionali e abbiamo già stretto un ottimo rapporto. Li stimo molto e auguro a loro un sacco di successi proprio come ieri, e chissà che magari non ci rincontreremo di nuovo sul palco in qualche altro concorso in futuro.

Dal tuo diploma AIS nel 2018 hai collezionato titoli prestigiosi (Ambasciatore del Lambrusco 2019, del Sagrantino 2022, terzo al Sangiovese 2022, Miglior Sommelier Identità Golose 2024, e ora secondo all’Albana). Quali sono i prossimi obiettivi nella tua carriera di sommelier e quali competizioni ti stuzzicano di più?
Ho collezionato molti successi, questo è vero, ma non amo soffermarmi troppo su quanto fatto, ma semmai cercare nuovi stimoli per il futuro con la consapevolezza di poter fare bene, complice anche quanto già realizzato in precedenza. Come dicevo all’inizio sono ancora giovane e per me è solo l’inizio. Devo stare con i piedi per terra e lavorare con umiltà giorno per giorno perché per me il lavoro è appena cominciato e mi piacerebbe divenire un punto di riferimento per i giovani del futuro che si approcciano al mio mestiere e che purtroppo oggi sono sempre meno.

Marco Curzi, 3° classificato

Marco, sei arrivato terzo con Andrea Peruzzi primo. È il sesto podio su sette competizioni per te: come si gestisce questa continuità di risultati ai massimi livelli senza sentire il peso delle aspettative?
Con passione, studio e curiosità. Io e Andrea visitiamo i territori oggetti dei master, ne “calpestiamo le vigne” e cerchiamo di conoscerne personalmente gli interpreti, perché i terroir sono fatti anche, e soprattutto, da persone e comunità. Per quanto riguarda le aspettative, sono il primo a non averne verso me stesso, quindi quelle esterne non mi tangono! (ride)

Hai sfiorato più volte la vittoria assoluta (secondo al Sagrantino, terzo altre 5 volte). C’è frustrazione nel vedere sempre qualcun altro alzare il trofeo o la soddisfazione di far parte stabilmente dell’élite della sommellerie italiana prevale?
Non posso negare la soddisfazione per i risultati ottenuti, ma sarei ipocrita se nascondessi che la frustrazione c’è, così come c’è la consapevolezza di cosa migliorare e come farlo. Mi serve solo un po’ di tempo in più, e maggiore costanza nell’allenamento… ma ce la farò: è una minaccia!

Quest’anno il podio dell’Albana vede ancora una volta te e Andrea insieme, come già successo al Sangiovese. Quanto vi aiutate reciprocamente nella preparazione e quanto invece la competizione diretta vi stimola a dare di più?
Chi ha fatto atletica sa perfettamente che correre i 100 metri con qualcuno di forte al proprio fianco permette di performare meglio rispetto a correre da solo. Io e Andrea prepariamo tutto il materiale teorico, degustiamo e viaggiamo insieme. Durante la preparazione poi, ci stimoliamo e ci sorreggiamo emotivamente a vicenda, cosa fondamentale per non allentare mai la presa.

Da riccionese, quanto significa per te contribuire a riscrivere la narrazione sulla Romagna nel mondo dell’enologia? Sentite di essere portatori di un messaggio diverso rispetto agli stereotipi regionali?
Forse la cosa che mi rende più fiero di questo percorso è quella di contribuire nel mio piccolo a portare in alto il nome della Romagna, a farne conoscere il territorio e le potenzialità ai miei colleghi, con cui ci confrontiamo spessissimo anche fuori dai concorsi. Perché sono certo che non sia un’allucinazione collettiva: la Romagna è davvero un territorio che esprime già grande qualità, ma in questo anno e mezzo di concorsi mi sono accorto che nemmeno gli addetti ai settori ne sono pienamente consapevoli. È sempre più urgente diffondere il verbo, e per farlo dobbiamo continuare a crederci tutti.

Giovanni Solaroli
Giovanni Solaroli

Si interessa al vino più per spirito di ribellione che per autentico interesse. Come in ogni famiglia proletaria, a casa il bottiglione di vino non mancava mai; con il medesimo contenuto si condiva poi l’insalata. Spacciare lo spunto acetico per robustezza di carattere non gli andava proprio. Decide di intraprendere i corsi per sommelier, che conclude nel 2001. La sua formazione in AIS prosegue: dapprima degustatore, poi relatore. Per cinque anni è stato referente della Guida Vitae, per la quale oggi collabora come redattore. Giornalista, commissario per le Doc e Docg romagnole, ha tenuto rubriche su “Il Resto del Carlino” e la “Voce di Romagna”. Oggi scrive per “Winesurf ”, “EmiliaRomagnaVini” e ha un blog tutto suo. È referente della comunicazione e componente del consiglio direttivo di AIS Romagna.

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