Barolo en primeur 2024: “giocare” in anticipo per fare del bene
Barolo en primeur è un progetto di Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo e Fondazione CRC Donare ETS in collaborazione con il Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani. Obiettivo: raccogliere fondi attraverso un’asta, dove il grande vino langherolo viene battuto un anno dopo la vendemmia. Alla stampa specializzata è stata riservata la degustazione in anteprima delle barrique che andranno in asta ad ottobre.
“È sempre il momento giusto per fare quello che è giusto”, sosteneva Martin Luther King, anche quando il Disciplinare non lo consente, aggiungiamo noi. En primeur è un artificio per raggiungere prima gli obiettivi e non compromettere in alcun modo la qualità di un vino straordinario, il Barolo. Ecco, quindi, che nel cuore delle Langhe e al centro dell’enologia – la Scuola di Enologia di Alba – ha preso il via la quarta edizione di Barolo en primeur. Una giornata di degustazione che appartiene ad un percorso di avvicinamento a cui sono stati invitati giornalisti, tecnici del vino e potenziali acquirenti. Gli obiettivi sono stati immediatamente dichiarati: da un lato un approfondimento sul nebbiolo, e dall’altro un assaggio comparato delle diverse parcelle della Vigna Gustava, vera protagonista della giornata, nelle annate 2021, 2022 e 2023. Tutto questo per arrivare “pronti” all’asta del 25 ottobre.
Il progetto
Barolo en primeur ha unito due denominazioni iconiche dei vini del nostro Paese, Barolo e Barbaresco, ad un’asta solidale internazionale voluta e promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo in collaborazione con la Fondazione CRC Donare ETS e con il supporto del Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani. Nelle prime tre edizioni sono stati raccolti oltre 2,37 milioni di euro destinati allo sviluppo di numerosi progetti sociali e culturali. Ad essere battute all’asta sono le barrique della Vigna Gustava, acquisita nel 2019 dalla Fondazione CRC: si trova di fronte al Castello di Grinzane Cavour ed è caratterizzata da pendenze medie intorno al 35-40%, con sottosuoli di Marne di Sant’Agata Fossili, marne argilloso-siltose grigie con poca sabbia e con sedimenti fini, limo e argilla. All’interno della Vigna sono state individuate sei diversificazioni geo-pedologiche, che presentano caratteristiche differenti per elementi del sottosuolo, profondità del terreno, esposizioni, quote ed età delle piante.
Il lavoro di Donato Lanati
La zonazione ha indotto l’enologo Donato Lanati a vinificare in modo separato le barrique sulla base di questi tratti distintivi. Il Barolo viene battuto all’asta un anno dopo la vendemmia, quindi deve poi attendere ancora più di due anni prima di poter essere messo in commercio, completando così i 38 mesi di invecchiamento minimi a decorrere dal 1º novembre dell’anno di produzione delle uve, come richiesto dal disciplinare di produzione del Consorzio. Gli oltre 2 milioni di euro raccolti sono stati destinati a cinquantacinque progetti di utilità e di interesse e inducono ad una riflessione su quelle che sono le potenzialità e le prospettive dell’iniziativa. La casa d’aste Christie’s fornisce un’assistenza specifica sulla gestione dell’operazione ed è stata fondamentale per la realizzazione dei collegamenti con New York e con Londra. La Fondazione CRC ha iniziato a mettere a disposizione le barrique in numero di 15, 14, 13 e 15 in base alla produzione della Vigna Gustava, a cui si sono aggiunti i lotti comunali, che hanno arricchito la proposta e l’opportunità anche per gli investitori e i filantropi di destinare una parte delle loro risorse a questi progetti.
I lotti comunali coinvolti a Barolo en primeur
L’effetto contagioso del bene (e delle barrique): a partire dalla seconda edizione molte aziende vinicole del territorio hanno donato le loro bottiglie in quantità e formato commisurate alle singole realtà, affinché fossero battute all’asta durante Barolo en primeur come lotti comunali, ossia raccolti super partes con gli endorsement dei singoli comuni di appartenenza. Il ricavato di questi particolari lotti viene devoluto alla Scuola Enologica di Alba e ad altre realtà del territorio. Questo consente che venga data visibilità a “nomi di aziende già famose con altre che magari si sono appena affacciate sul panorama mondiale e sui mercati secondari. Oltre a questi obiettivi, il coinvolgimento della Scuola Enologica di Alba come fucina di talenti insieme ad altri territoriali riporta l’attenzione sull’importanza della formazione e dell’educazione, a cui le nostre cantine sono molto attente”: queste le parole del neo Presidente del Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani Sergio Germano. L’iniziativa ha sostanzialmente creato una rete importante di collaborazione tra il sistema educativo-formativo, il sistema produttivo e le istituzioni. Un meccanismo win-win-win verrebbe da dire, con il vantaggio indiretto di contribuire a consolidare nel mondo l’immagine di due grandi vini come Barolo e Barbaresco.
La giornata di incontro
Ai saluti di benvenuto del Sindaco di Alba Alberto Gatto e del prof. Giuseppe Dacomo della Scuola di Enologia di Alba, sono seguiti alcuni interventi strutturali del Presidente della Fondazione CRC Donare ETS Giuliano Viglione e del Vice Presidente della Fondazione CRC Francesco Cappello, che ha dichiarato: “il progetto nasce nel 2019 con l’acquisto da parte della Fondazione di questo bene, all’epoca di proprietà di Banca Ubi. Attraverso questa operazione la nostra Fondazione ha subito voluto caratterizzare l’investimento patrimoniale in un bene di pregio e di interesse con un progetto che ha richiesto il coinvolgimento della scuola enologica, come laboratorio nel quale si pratica la conduzione della vite e della vigna. Un progetto anche di impatto sociale in quanto il ricavato dell’asta viene integralmente destinato a iniziative di carattere sociale sia in Italia sia all’estero”. Giuliano Viglione ricorda in chiusura che, sebbene nell’asta ci si aggiudichi la barrique, è in realtà il progetto che si appoggia. Solidarietà first.
L’approfondimento sul nebbiolo
Donato Lanati non è solo l’enologo di Vigna Gustava: prima di tutto è uno scienziato, un chimico, un visionario. È il deus ex machina del Centro di Ricerca Applicata all’Enologia Enosis Meraviglia, a Fubine, nel Monferrato. “Vinificare il nebbiolo è difficile. Bisogna ascoltare il vino prima di giudicarlo, e anche se il Barolo è il vino che ha più successo nel mondo, è necessario capire dove possiamo migliorare. Il vino mi deve ispirare e deve ricordarmi qualcosa di positivo: quando un profumo arriva ai nostri neuroni, in un nanosecondo viene trasmesso all’ippocampo e all’ipotalamo. E lì che si forma il ricordo della sensazione fisica che abbiamo provato nell’istante in cui abbiamo sentito quello specifico profumo”. Donato Lanati più volte sottolinea che i grandi vini sono quelli che hanno alle spalle storie importanti e che comunicano emozioni: la Vigna Gustava, appartenuta persino a Camillo Benso Conte di Cavour, è dotata dei migliori requisiti. Sostiene inoltre che i vini devono essere autoctoni, perché, rappresentando la tradizione, sono testimonianze oneste e autentiche del terroir. Devono infine essere vinificati in purezza, unica via per allontanare offuscamento e mancanza di riconoscibilità. Il prof. Lanati ha inoltre effettuato un approfondimento tecnico sul colore del nebbiolo, sempre così delicato e filigranato. La dissoluzione degli antociani avviane già durante la fase di pigiatura delle uve, in quanto tendenti a una rapida precipitazione. Un rapido excursus anche sui profumi: Lanati sostiene che per ottenere vini di qualità e longevità come il Barolo sia necessario partire da un potenziale aromatico varietale molto elevato: per questo è fondamentale stabilire con precisione il momento più idoneo per la vendemmia, intersecando correttamente i dati della maturità fenolica, tecnologica e aromatica.
La degustazione a Barolo en primeur
Dodici campioni per tre annate, dalla 2023 alla 2021, chiudendo con quattro assaggi da vigne vecchie di circa 70 anni, sempre dei tre millesimi: i sentori di ciliegia si alternano a quelli di rosa appassita, sino a sensazioni più speziate o d’incenso. Alcuni calici hanno ricordi più vegetali, di muschio e di erba, mentre altri hanno note olfattive appena sussurrate o con virate verso la frutta secca. Al sorso sono tutti vini di ottima stoffa, con sensazioni avvolgenti che riempiono l’intero palato e tannini a tratti più fini, soprattutto per i millesimi più vecchi. La 2022 per certi versi sembra un’annata già pronta per essere imbottigliata, mentre la 2021 raggiunge la perfezione con un gusto di grande suadenza. Nel complesso le vigne storiche incontrano il gradimento maggiore della platea e dello stesso Lanati: sembrano essere dotate di una marcia in più, con un’elevata persistenza e una piacevolezza di beva. Tutti gli assaggi esprimono chiaramente il loro “essere” Barolo. Ogni calice sembra guardarti e ripetere con assoluta fierezza e determinazione queste parole: “sono un Barolo”. Mi piego (al tempo) ma non mi spezzo: casomai avvolgo, con eleganza, da qui all’eternità.