Bellavista: Our Sense of Place
Bellavista presenta Alma Assemblage, firmata da Francesca Moretti e Richard Geoffroy: una trilogia che segna l’inizio di una nuova era per la Maison franciacortina. E la grande festa che ha coinvolto l’intera collina di Bellavista celebra il nuovo corso (e sorso).
C’è qualcosa di grandioso in un momento che rappresenta una pietra miliare, rispetto alla quale esiste un prima e un dopo. Francesca Moretti, figlia di Vittorio, oggi saldamente alla guida del Gruppo, sa che nulla sarà più come prima. Al suo fianco ha voluto gli uomini con cui ha condiviso questo percorso: Richard Geoffroy e Marco Simonit, che ringrazia “per aver creduto in noi”. È emozionata e felice: sente impegno e responsabilità su di sé, ma sa che non è sola. Nel 1977 Vittorio Moretti fonda Bellavista, rendendola una tra le più autorevoli realtà franciacortine. Il nome è quello della collina su cui sorge la tenuta, circondata dalla bellezza di un paesaggio che guarda al lago, alla pianura e alle vicine Alpi, incastonata in un suggestivo anfiteatro collinare morenico. Bellavista è sinonimo di eleganza e di finezza, di passione per un territorio che genera meraviglie: la Franciacorta. Così Vittorio Moretti: “Bellavista è iniziato per me come un gioco, ed è sempre stato un po’ un gioco, perché non essendo del mestiere, faccio altro e mi ritengo anche diverso: sono un costruttore. Però seguo le passioni. Oggi facciamo cose molto importanti, che sono il risultato di tanti anni di lavoro non solo manuale, ma realizzato con il pensiero di fare qualcosa di diverso”. Come diceva Coco Chanel, per essere insostituibili, è necessario essere diversi.
La filosofia
“Ad ogni vendemmia una nuova era”, poiché è la natura stessa che invoca a gran voce il superamento di ogni approccio dogmatico, affinché l’uomo si ponga in religioso ascolto, spiega Francesca Moretti. Sense of Place è il legame inscindibile che lega la terra e la vigna con la tradizione di “fare vino “della famiglia Moretti e con la Franciacorta: suoli, esposizioni, biodiversità e microclimi, ma anche storia, architettura, arte, affetti, persone, ricordi e sentimenti. Un legame con il luogo, unico e irrepetibile, testimoniato dal lavoro in campagna e in cantina delle donne e degli uomini di Bellavista, dall’incessante replicare dei loro gesti, dall’attenzione meticolosa a ogni dettaglio, dall’attaccamento profondo alle proprie radici, dall’amore per una terra generosa e una natura in costante cambiamento. Un patrimonio di vigne curate e custodite con la dedizione e la competenza di Marco Simonit. Francesca Moretti: “Bellavista rinnova così i fondamenti della sua filosofia, una storia di famiglia che tramanda il valore della tradizione, dell’artigianalità, dei legami stretti e imprescindibili con le origini ma che, con la nuova generazione di agricoltori e viticoltori, genera nuovi paradigmi: dall’architettura anti fragile, all’epigenetica; dalla degustazione dei campioni di maturità con piccoli torchi, all’esasperazione della parcellizzazione per un’enologia di precisione, leggera, che trova la sua massima espressione nel momento della creazione delle cuvée. Assemblage: l’atto interpretativo per eccellenza, che vuole essere teso, luminoso, piacevole al palato, espressione della perfezione identitaria dei nostri vini”. La filosofia di Bellavista è fatta di precisione maniacale, di semplicità e di uno stretto legame fra l’uomo e la terra. Ogni dettaglio è seguito con cura e ogni gesto, anche il più piccolo, è considerato determinante. Oggi, Francesca Moretti, l’enologo di famiglia, affiancata da Richard Geoffroy, è alla guida del team dei tecnici della cantina e della campagna. Il pensiero è quello che ha guidato il padre Vittorio negli anni: “L’eccellenza è un obiettivo da perseguire nel quotidiano e lo si attua nell’artigianalità dei gesti, nella costanza produttiva, nell’intima adesione ai valori fondanti di un’impresa. Il nostro lavoro non è solo produrre vino, ma è raccontare la storia di donne e di uomini che ogni giorno allevano le vigne, di un territorio che chiede e sa dare molto, di una natura che si rinnova con costanza e determinazione, di un sogno utopico che è divenuto realtà”.
Alma Assemblage
Tre cuvée con base vendemmia 2021 – Alma Assemblage 1, Alma Rosé Assemblage 1, Alma Non Dosato Assemblage 1 – che, esaltando il tempo della viticoltura, esprimono un profilo gustativo preciso: secondo Francesca, Richard e Marco esprimono gioia, energia, profondità, luminosità e pienezza. Alma Assemblage 1 è una cuvée che rappresenta l’anima di Bellavista e ne diventa scrigno, tesoro, custode, dove il frutto è protagonista in una perfetta con-fusione tra vigna e cantina. Una miriade di incastri e di variabili possibili, un’elaborazione articolata che trae la sua origine dal vasto patrimonio vinicolo di Bellavista. Dalle 129 parcelle trattate singolarmente con un approccio sartoriale, 60 ubicate nei 10 dei 19 comuni della Franciacorta entrano a far parte della trilogia e restituiscono in cantina 91 selezioni di vini base che partecipano all’assemblaggio. Alma Assemblage 1 è la sintesi di un progetto unico e coerente, che unisce indissolubilmente agricoltura e vinificazione, territorio e vino, per superare ogni assolutismo prestabilito e sancire un unico principio. Sempre Francesca Moretti: “Sense of Place per noi è l’unione di tanti elementi. È la Franciacorta dove siamo con i nostri 209 ettari. Quindi la Franciacorta con tutte le sue vigne. Ogni vigna ha un’esperienza, un’espressione diversa. Ogni vigna ci racconta una storia. Ma non solo sono le vigne, sono tutti elementi tutti gli elementi che compongono il nostro territorio. Sono il lago che influisce sul nostro territorio con il suo vento. Sono il Monte Guglielmo che fa da spartiacque naturale per la Franciacorta. Sono le vite storiche che raccontano quello che è stata e che sarà. Sono la Franciacorta e sono le persone. Tutto questo per noi diventa il nostro sense of place, il nostro capitale umano, il nostro senso del lavoro e della quotidianità”. Francesca Moretti torna più volte sul concetto di pensiero integrato: un pensiero che parla di natura e di rispetto per la natura. Con Marco Simonit ha intrapreso un percorso in vigna, mentre in cantina Richard Geoffroy accompagna Bellavista in questo importante progetto.
Richard Geoffroy
La sua presentazione è a cura di Francesca Moretti: “Sotto l’aspetto tecnico non sarò certo io a dovervi descrivere quest’uomo. Però credo che prima di tutto, in questi tre anni e mezzo in cui ci conosciamo, ciò che ha lasciato un segno personale e che poi si è diffuso a molti, è la straordinaria umanità di questo uomo. Uno spessore umano straordinario. As I used to say, a special human being. That’s the way I introduce you. Thank you very much”. Richard sottolinea di essere un uomo di Champagne: ha alle spalle una famiglia che da otto generazioni lavora in quell’area, ma dichiara che la Franciacorta è un territorio vocato, un’eccellenza a livello mondiale, con un’identità definita, riconoscibile, con competenze e capacità di innovazione illimitate. Non ha quindi bisogno di imitare altri modelli. “Francesca Moretti ha avuto questo intuito, Massimo Tuzzi CEO della Holding e la famiglia Moretti mi hanno letteralmente fatto innamorare di questo luogo e insieme abbiamo lavorato per rendere Bellavista espressione originale e unica del luogo”. Detto dall’ ex Chef de Cave del mito della Champagne Dom Pérignon, non è certo cosa da poco.
Marco Simonit: il vino di terroir
Racconta di quando, vent’anni fa, grazie al professor Attilio Scienza, conobbe Vittorio Moretti e di quanto fu impressionato dalla sua visione e dalla sua solidità: ebbe l’impressione di aver incontrato un uomo animato dalla volontà di fare cose vere, profonde, legate a un uomo con una famiglia. Un uomo con un’ispirazione e il sogno di definire per questo luogo un’identità e un carattere che fossero riconoscibili a tutti. “Non è così banale parlare di vino di luogo, o se preferite, vino di terroir. È qualcosa di estremamente profondo, che presuppone un esercizio e un lavoro molto attento e dettagliato. Questo lavoro parte sicuramente dal fattore umano: gli uomini, le donne, le famiglie che hanno in qualche modo iniziato grazie alla volontà della famiglia, a intraprendere un percorso di osservazione, di apprendimento, di conoscenza, di studio”. Simonit parla di uno sviluppo di forme e di architetture delle piante che definisce dinamiche, di una loro evoluzione architettonica: “le piante per loro natura, non assumerebbero forme e dimensioni che voi siete normalmente abituati a vedere. È l’uomo che attraverso il suo intervento, in particolare la domesticazione, dà forme e dimensioni alle piante. Queste forme e queste dimensioni però, sempre di più, devono essere legate al luogo, a quelle caratteristiche, a quel suolo, a quel microambiente dove la genetica diventa epigenetica. Questo non succede in poco tempo, ma grazie al tempo, al lavoro, al lavoro quotidiano: sono prerequisiti che consentono alla genetica di adattarsi a quell’ambiente”. Simonit parla di identità individuale delle piante, perché sono plasmate da quel saper fare che le persone che lavorano in vigna hanno acquisito in Bellavista.
Dal nome al packaging
La numerazione cardinale, che inizia dal numero 1, segnando il punto di partenza di questo nuovo percorso, ogni anno darà vita ad un’edizione diversa, con un’unica costante: gli elementi della natura. Le firme di Francesca Moretti e Richard Geoffroy sul retro della bottiglia, vanno a sancire il legame dell’enologa di famiglia con il suo mentore: “una guida che, con discrezione, ti mostra percorsi e possibilità che ancora non conosci”. Una mappa, disegnata a mano all’interno del cofanetto ripercorre i Genius loci della Franciacorta e di Bellavista: i vigneti principali, i confini naturali, il Lago d’Iseo, il Monte Guglielmo; la collina dove trovano dimora la cantina, L’Albereta e la casa della famiglia; Villa Lechi e la sua storia, l’impianto di barbatelle e il Convento della Santissima Annunciata. La confezione è uno scrigno prezioso che incarna un manifesto d’identità del vino che riassume ogni pensiero: Assemblage è l’insieme di ogni vigna, suolo, esposizione e pianta. Complessità è il patrimonio vitato. Unicità è quella di ogni persona e di ogni sfumatura individuale. Ad ogni vendemmia la tradizione dimora nella terra, vive nelle radici, si perpetua nei gesti e si preserva nella memoria. Alma Assemblage 1 rappresenta la base della spina dorsale enologica di Bellavista, un percorso ascendente che si sviluppa attraverso il Brut Teatro alla Scala e culmina con la Riserva Vittorio Moretti. Attorno a questa struttura si dispongono in una circolarità armoniosa i vini satellite: il Rosé Millesimato, il Satèn e il Pas Operé. Il multivintage, funge da custode: il “guardiano del passato” che protegge l’eredità di Bellavista e anticipa ciò che continuerà a rappresentare nel futuro.
La degustazione tecnica prosegue con una elegantissima cena in cantina: le pupitre con le bottiglie in sosta sur lie sono state spostate per fare spazio ad una tavola ricca di profumi, sapori e emozioni: dagli spaghetti di tonno con bagna càuda alle code di scampo con riduzione di melograno e foie gras, dal risotto Portofino con triglia di scoglio al Moro antartico in brodo dashi, per un finale con un sorbetto di limone e basilico e una straordinaria kermesse di dolci. L’Albereta brilla, la serata è al termine e la musica in sottofondo regala una particolare sensazione di eternità. Tra poche ore l’alba di una nuova era: il sano spirito bresciano ha già puntato la sveglia. Il destino è di chi lo fa.