Biondi-Santi e il culto dell’eleganza

“Chi era più elegante di Franco Biondi Santi, con quel suo cappotto del Casentino mentre passeggiava nel viale del Greppo?”. Evoca un’immagine storica, divenuta un simbolo, l’amministratore delegato di Biondi-Santi, Giampiero Bertolini, nell’introdurre il tema chiave che quest’anno accompagna l’uscita dei nuovi millesimi della storica azienda di Montalcino: l’eleganza. Una parola importante quando viene usata per definire un vino, forse a volte elargita con sin troppa leggerezza e magnanimità, ma che nel caso del Brunello di Montalcino di questa realtà iconica del vino italiano, ha probabilmente sempre rappresentato la sua vera e più autentica cifra stilistica.
“Lui levava più che mettere, questa era la sua concezione di eleganza” continua il manager toscano e oggi, a 12 anni dalla scomparsa di Franco Biondi Santi e dopo che la proprietà nel 2017 è passata in altre mani (quelle della famiglia Descours, proprietaria del Gruppo EPI), la ricerca dell’eleganza è rimasta non solo come un marchio di fabbrica, ma quasi come un imperativo categorico da dover raggiungere sempre, in nome di uno stile e di un portamento che continuano a rappresentare un punto di riferimento per molti.
E il tema dell’eleganza ha rappresentato anche il filo conduttore della nuova edizione del progetto “La Voce di Biondi-Santi”, che anche quest’anno accompagna l’uscita dei nuovi millesimi. In un’ottica di “ritorno al mecenatismo”, come l’ha definita l’amministratore delegato, quest’anno l’azienda ha istituito una borsa di studio coinvolgendo tre giovani talenti italiani del laboratorio di scrittura Raoul Montanari di Milano, che hanno trascorso due giornate a Tenuta Greppo con l’obiettivo di creare dei racconti dedicati al concetto di eleganza. Alla fine del percorso è stata selezionata l’opera di Consuelo Angioni, dal titolo L’arbitro”, che è entrata a far parte, come quarto audiolibro, della collezione digitale de La Voce di Biondi-Santi.

I vini
“Per la prima volta i vini sono tutti fatti dal nostro team” ha affermato con un certo orgoglio Federico Radi, enologo e direttore tecnico di Biondi-Santi, nel presentare i nuovi millesimi usciti nei primi giorni di marzo. “Esistono diverse tipologie di eleganza. Il sangiovese inizialmente è rustico nel tannino e nell’acidità, ma in certi luoghi diventa aristocratico, armonico nei dettagli. Ecco l’eleganza, è quella di un grande vino che non urla, ma sussurra”.
Rosso di Montalcino 2022, 14%
Questo vino, conosciuto con il nome di “Brunello Etichetta Bianca”, diventa Rosso di Montalcino nel 1983 con l’istituzione della Doc. Affina per 12 mesi in botti di rovere di Slavonia.
Non è stata un’annata semplice al Greppo, con picchi di calore estivo prolungati, duraturi e una siccità insistente. “Per la prima volta nella storia di Biondi-Santi la vendemmia è iniziata il 31 agosto” ha spiegato Federico Radi, commentando il notevole anticipo della raccolta del sangiovese di quello che da sempre è considerato il vino di ingresso dell’azienda. La proverbiale leggiadria che solitamente contraddistingue questo vino, in questo caso lascia il passo a un inevitabile imprinting più ricco, deciso, con note di rosa appassita e un frutto di grande maturità, quasi in confettura. Se l’eleganza, in questo caso, è un descrittore difficile da utilizzare, non manca però un portamento e una finezza, questa sì, che anche in annate estrattive e di non facile gestione solitamente non manca mai. Al palato il tannino ha una grana compatta ma di buona tessitura e l’allungo finale, se non ha la freschezza dei migliori millesimi, non manca di sapidità, con un ritorno di note mediterranee di grande piacevolezza.

Brunello di Montalcino 2019, 13,5%
La vinificazione si è svolta si in botti di rovere che di cemento e acciaio con lieviti indigeni. La maturazione è durata 30 mesi in botti di rovere di Slavonia.
È stata un’annata generosa, grazie a un andamento climatico che in azienda hanno definito praticamente perfetto: un maggio piovoso, un luglio fresco, una fioritura ideale, un agosto caldo e secco ma con alcune piogge. “In questo caso abbiamo dovuto fare selezione, ma la vendemmia è stata regolare, perfetta, ed è iniziata il 14 settembre”. Nel bicchiere il termine eleganza comincia a prendere forma con un naso mentolato e balsamico, sfumature floreali di rosa e genziana che si alternano a tocchi di erbe, terra e agrumi. Al palato ha uno sviluppo austero, con un tannino di grana sottile e un perfetto equilibro tra freschezza e sapidità, con una chiusura che ricorda la radice di liquirizia.

Brunello di Montalcino Riserva 2018, 13,5%
Le uve provengono solo dalle vigne più vecchie e la vinificazione è pressoché identica a quella del Brunello di annata. La maturazione, invece, si prolunga fino a 3 anni.
Ecco, forse se l’eleganza è la capacità di raggiungere una perfezione stilistica non urlata, una sobrietà dei profumi e una tattilità delicata e viva al palato, questa Riserva ne è certamente un manifesto. La 43esima Riserva della storia di Biondi-Santi dal 1888 ad oggi nasce in un’annata che in realtà è stata molto sfidante. “Agosto fu molto umido e abbiamo dovuto fare un grande lavoro in vigna” racconta il direttore tecnico. Ha piovuto molto durante il ciclo vegetativo e l’estate ha visto temperature medie sotto quella stagionale: il vento di tramontana, però, ha asciugato i grappoli e la vendemmia è iniziata il 16 agosto durando 8 giorni, a più riprese, con una severa selezione. Una fatica ampiamente ripagata ora da un naso che si apre con una florealità molto fine e realmente elegante, che alterna note di umami a quelle di radici e una definizione del frutto appena accennata, che ricorda i lamponi e i mirtilli. Al palato è teso, fresco, con una grana del tannino sottilissima e una persistenza di razza.

Brunello di Montalcino Riserva 1997 “La Storica”, 14%
Biondi-Santi contrassegna come “La Storica” quelle Riserve che vengono rilasciate ad almeno 10 anni dalla vendemmia. Le bottiglie riposano “nude” in apposite celle, ognuna dedicata ad un’annata, e vengono poi “vestite” solo al momento in cui lasciano la cantina, con etichetta, capsula e una retroetichetta su cui, a partire dal 2020, si certifica la data di rilascio. La Riserva 1997 maturò per 3 anni in botti di rovere di Slavonia.
Ha scelto un’annata per certi versi controversa questa volta Biondi-Santi per rilasciare, come al solito in esigue quantità assegnate solo a determinati clienti, la versione “Storica”. Salutata unanimemente dalla stampa sia internazionale che nostrana come “del secolo” quando uscì, in molti areali, con il passare degli anni, ha in realtà restituito vini a volte con evidenti segni di cedimento e una longevità quasi tradita. “Abbiamo scelto la ’97 perché volevamo fare una dissonanza, con una annata calda, rispetto a quella fredda del 2018” ha spiegato Federico Radi. E, in effetti, l’atto di coraggio è stato ben ripagato: al naso la potenza del frutto, di ciliegia e lampone, dell’annata è ben presente, ma sotto controllo e ben si fonde con le note di tabacco e qualche lieve, quasi impercettibile, cenno di sottobosco. È forse al palato che, però, mostra la sua classe, con un tannino di bella tessitura e croccantezza e una sorprendente freschezza che lascia una scia di rinfrescante balsamicità.