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Territori del Vino
09/05/2025
Di Angelo Loreto

Capitanata Spumante Metodo Classico, un’associazione per le “sette sorelle” di San Severo

C’è chi le chiama già le sette meraviglie o le magnifiche sette. Ma più indovinato potrebbe essere definirle le sette sorelle di San Severo. Nel comune foggiano, ultima uscita in direzione nord della A14 prima del confine col Molise, è appena stata annunciata una novità che proietta questo spicchio di Puglia verso un futuro che da una quindicina d’anni tutti si aspettano ma che nessuno ha mai avuto davvero il coraggio, o l’ardire, di enunciare: la nascita di una nuova denominazione che metta sotto i riflettori (anche normativi) il principale polo spumantistico del Metodo Classico della regione e forse anche del Mezzogiorno.

Si chiama “Capitanata Spumante Metodo Classico” e, al momento, è l’associazione appena nata, e presentata all’ultimo Vinitaly, che riunisce sette aziende della cittadina del nord Tavoliere che dalla fine dell’Ottocento è stato uno dei principali centri di produzione di vini rossi ricchi di alcol e struttura, venduti per decenni in cisterne alle aziende del nord che li utilizzavano per “tagliare” i prodotti più poveri dal punto di vista cromatico e alcolico. Sembrerebbe una contraddizione in termini che proprio questa terra sia diventata punto di riferimento per il Metodo Classico di Puglia. Eppure, qui dove nel 1968 veniva istituita la prima DOC pugliese – San Severo che, forse non a caso, prevedeva sin da allora anche una tipologia spumante –, oggi prende vita uno dei movimenti più dinamici dell’intero panorama vitivinicolo del tacco d’Italia.

La “piccola Reims”

Dopotutto ci sarà un motivo se San Severo inizia a essere definita la “piccola Reims”. Non solamente per la vocazione delle fini ed eleganti bollicine – che trovano il loro fondamento nel bombino bianco, vitigno autoctono perfetto per questa tipologia grazie alla sua vibrante acidità e alle sue tipiche note citrine – ma anche per la particolare conformazione del sottosuolo, dove una intricata e fitta rete di gallerie, stanze e anfratti (se ne contano oltre 500), disegna una ragnatela ipogea all’interno della quale hanno sede – e affinano le loro bottiglie – le sette cantine: Almagaia, Ariano Terra e Famiglia, D’Araprì, Cantine Re Dauno, Pisan-Battèl, Cantine 7 Campanili e Teanum.

La scelta del presidente della neonata associazione è ricaduta su Girolamo D’Amico, uno dei tre fondatori (1979) di D’Araprì, faro storico e commerciale dell’intero movimento da 300.000 bottiglie, ma anche esempio di esperienza. Che, come un fratello maggiore, prende per mano tutti gli altri e li guida verso quell’obiettivo non ancora dichiarato – assieme a quelli che, da statuto, sono la valorizzazione e la promozione non solo delle bollicine ma anche delle tradizioni enogastronomiche e culturali dell’intero territorio –, vale a dire una denominazione dedicata al Metodo Classico di San Severo e più in generale di Capitanata.

Girolamo D’Amico

La presentazione al Vinitaly

“È un sogno che avevo nel cassetto già da tanti anni – ha detto D’Amico nel corso della conferenza stampa tenuta al Vinitaly nella sala convegni del padiglione Puglia –. San Severo aveva iniziato a spumantizzare già dagli anni Cinquanta con l’azienda D’Alfonso Del Sordo, poi siamo arrivati noi a fine Settanta. Sia dal punto di vista dei vitigni che da quello architettonico, riteniamo che San Severo possa essere un punto di riferimento della spumantizzazione con metodo classico per tutto il Mezzogiorno e, in particolare, per la Puglia. Con protagonista il bombino bianco e le sue caratteristiche”. Non soltanto vino, però. Prosegue D’Amico: “L’enoturismo rappresenta una straordinaria opportunità per il marketing territoriale: non solo valorizziamo il nostro vino, ma raccontiamo una storia fatta di passione, dedizione e rispetto per l’ambiente. Le cantine ipogee di San Severo sono un patrimonio straordinario, unico nel suo genere, e meritano di essere scoperte da un pubblico sempre più ampio. Vogliamo essere ambasciatori della qualità della Capitanata nel mondo, creando esperienze indimenticabili per chi visita le nostre cantine. Crediamo che il nostro vino possa essere un simbolo di eccellenza e un’opportunità per il territorio, sia in termini economici che culturali. Noi ci crediamo”.

Ci credono anche gli enti pubblici, a Verona presenti con l’assessore regionale al turismo Gianfranco Lopane e con il sindaco Lidya Colangelo. “Dobbiamo fare in modo – ha detto il primo cittadino di San Severo – che il pubblico non debba essere un ostacolo per il privato, che la burocrazia non debba porre limiti per chi vuole investire, ma soprattutto vogliamo essere presenti al fianco di chi promuove il territorio e ne fa un richiamo turistico. Ad esempio, dobbiamo aumentare le strutture ricettive per incrementare l’offerta. La destagionalizzazione arriverà con le tradizioni, la Settimana Santa, la festa patronale, le iniziative estive. In tutto questo, l’associazione e l’amministrazione comunale devono collaborare fin da subito, progettando per restare uniti e promuovere il territorio. La vostra è una idea intelligente e lungimirante: quella di promuovere San Severo superando i confini della propria azienda”.

Insieme all’Associazione Italiana Sommelier

Ad affiancarsi a questo storico momento per l’enologia dauna anche l’Associazione Italiana Sommelier, presente all’appuntamento veronese con il consigliere nazionale Giuseppe Baldassarre, il presidente di AIS Puglia Giacomo D’Ambruoso e il delegato AIS Foggia Amedeo Renzulli, mentre a coronare l’evento è stata una degustazione guidata di spumanti pugliesi tenuta a quattro mani da chi scrive e da Carmine Galasso, ovvero i Migliori Sommelier di Puglia del 2024 e del 2023. “Sono contento di aver preceduto questa iniziativa con il volume che scrissi nel 2002 chiamato Bollicine di Mare – ha spiegato Baldassarre –, perché in qualche modo vedevo nella Puglia questa capacità di creare una sfida producendo spumanti in un territorio apparentemente poco vocato, oltre ai tanti i vaticini negativi sulle bollicine pugliesi. Ma io sapevo di poter andare controcorrente perché conoscevo il lavoro e le premesse alla base di tutto questo. Oggi credo che il livello di affinamento di certe idee abbia toccato alte vette, come dimostra questa iniziativa già nell’aria e già auspicata. E credo inoltre che non ci si fermerà a questo”.

Giuseppe Baldassarre

Baldassarre ha poi raccontato di aver scoperto nelle sue ricerche indizi della spumantizzazione con Metodo Classico nella Daunia già tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. “In realtà – ha sottolineato – qui le bollicine vengono prodotte già da tanto tempo e questo tempo ha consentito di mettere insieme caratteristiche fondamentali: una è il basamento calcareo su cui poggia la nostra regione, anche in Capitanata; poi le brezze del golfo di Manfredonia, la corona del Gargano e dei Monti Dauni; l’allevamento a tendone, ingiustamente vituperato; infine questa stupenda varietà che è il bombino bianco che ha avuto secoli per acclimatarsi e che oggi rende al meglio col lavoro di tecnici e produttori che ne hanno capito le qualità. Sono convinto – ha concluso – che questo fenomeno aggregativo non debba dimenticare altri elementi, come la San Severo sotterranea che sono sicuro nel tempo può diventare patrimonio Unesco, passando dai campanili della città che, come le bollicine, salgono verso l’alto, fino alle tradizioni locali anche gastronomiche. E poi la musica, perché le bollicine hanno un ritmo”. Quella musica che è alla base dell’amicizia dei fondatori di D’Araprì. Che, quasi 50 anni dopo, oggi camminano assieme nel neonato gruppo delle sette sorelle sanseveresi.

Angelo Loreto
Angelo Loreto

Per metà campano e per metà pugliese, si divide tra Castellaneta, che diede i natali a Rodolfo Valentino e oggi è il buen retiro di Vasco Rossi, e la Murgia di Castel del Monte. Giornalista dal 2002, per 20 anni ha lavorato alla Gazzetta del Mezzogiorno. Nel 2018 si iscrive all’AIS facendosi ispirare da Socrate: so di non sapere. E gli si apre un mondo. Sommelier dal 2020, degustatore dal 2024, nello stesso anno vince la sesta edizione del concorso “Miglior Sommelier di Puglia”. Trova ispirazione nelle calde estati della sua terra, nelle note di Bruce Springsteen e negli occhi e mani dei vignaioli di cui ama raccontare le storie.

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