Carapace, vivere in un’opera d’arte
Vivere dentro un’opera d’arte è il sogno di tutti. Pensate solo per un momento di essere uno dei personaggi di Colazione sull’erba, il famoso dipinto di Édouard Manet. Distesi placidamente, vestiti di tutto punto, mentre conversate con la vostra amica seduta di fronte a voi e completamente nuda; oppure mentre osservate la Nascita di Venere nel magnifico capolavoro di Sandro Botticelli. Che emozioni! Certo, vivere in un’opera d’arte contemporanea è più agevole e, senza scomodare le performance estreme di Marina Abramović, oggi può essere un’esperienza alla portata di tutti. Basta andare a visitare la Tenuta Castelbuono, la cantina dei Lunelli in Umbria, meglio nota come il Carapace. La famiglia Lunelli, proprietaria della arcinota cantina Ferrari, nel 2001 acquista la Tenuta Castelbuono, 30 ettari vitati nei comuni di Bevagna e Montefalco cui però serve una nuova cantina dove vinificare e fare accoglienza. Viene in soccorso dei Lunelli l’amicizia con Arnaldo Pomodoro che accetta subito la proposta di realizzarla. Ma non doveva essere una cantina pura e semplice, bensì un luogo simbolo che superasse il confine tra architettura e scultura, tra funzionalità e arte e che fosse in qualche modo integrabile nel paesaggio. Arnaldo Pomodoro aveva già realizzato “Centenarium” una scultura per celebrare il secolo di vita delle Cantine Ferrari, ma qui si trattava di un’altra storia; doveva essere anche una cantina funzionale alle esigenze di produrre vini. “Il paesaggio – racconta Pomodoro – mi ricordava il Montefeltro dove sono nato, così come l’ha raccontato in tanti quadri Piero della Francesca. Il mio intervento, quindi non doveva disturbare la dolcezza delle colline dove si estendono i vigneti, anzi doveva integrarsi perfettamente con l’ambiente. Ho avuto l’idea di una forma che ricorda la tartaruga, simbolo di stabilità e longevità che, con il suo carapace rappresenta l’unione tra terra e cielo”.
Un progetto unico, frutto di sei anni di lavoro
Aperto al pubblico per visite e degustazioni nel giugno del 2012, la realizzazione del Carapace ha richiesto sei anni e il lavoro di una vera e propria bottega rinascimentale, guidata dalla sensibilità di Arnaldo Pomodoro e per gli aspetti più tecnici dalla professionalità dell’architetto Giorgio Pedrotti. Il Carapace si offre allo sguardo come una grande cupola ricoperta di rame, incisa da crepe che ricordano i solchi della terra che l’abbraccia. Un elemento scultoreo a forma di dardo di colore rosso che si conficca nel terreno sottolinea l’opera nel paesaggio.
Il risultato è un’opera assolutamente unica, la prima scultura al mondo in cui sia possibile vivere e lavorare, realizzata senza impiego di cemento e ferro. Entrare nel Carapace significa addentrarsi in una scultura di Pomodoro, come avverte subito il suo alfabeto artistico, immediatamente riconoscibile nella volta interna. “Per la prima volta nella mia vita ho avuto l’emozione di poter camminare, parlare e bere all’interno di una mia opera”, ha affermato Pomodoro una volta terminata l’opera. Come per tutte le opere d’arte, le parole saranno sempre inadatte per descrivere le sensazioni che ognuno di voi potrà provare, vivendoci all’interno fosse anche per poche ore. Poi, naturalmente, ci sono i vini, la ragione per cui esiste il Carapace. Nella Tenuta Castelbuono si fanno solo rossi, tutti all’interno delle denominazioni Montefalco, quindi Sagrantino di Montefalco Docg nelle versioni secco e passito e Rosso di Montefalco Doc.
La degustazione
CARAPACE
Montefalco Sagrantino Docg un rosso impenetrabile che profuma di more, ciliegie sotto spirito e liquirizia e che si rivela potente, cremoso con una dotazione tannica considerevole. Prodotto per la prima volta nel 2003, matura 24 mesi in botte grande e affina 12 mesi in bottiglia. Senza un piatto di sostanziosa carne sarà difficile apprezzarne le sue peculiarità.
LAMPANTE
Montefalco Rosso Riserva Doc, qui il sagrantino è presente per il 15% il rimanente sono sangiovese 70% e 15% merlot e cabernet. Un rosso meno denso nel colore, più approcciabile con sfumature speziate e una struttura più elegante ed equilibrata cui non servono lunghi anni di affinamento per farsi apprezzare. Prima annata prodotta 2008 matura 18 mesi tra barrique e botti grandi e affina 12 mesi in bottiglia.
ZIGURRAT
Montefalco Rosso Doc, medesima colorazione non troppo fitta, esala speziature assortite, ciliegie ed essenze balsamiche. Il vino più fresco e disteso della gamma, da bersi giovane per carpirne e godere della vitalità che esprime. Stessi vitigni e percentuali della versione riserva ma con affinamenti più brevi. Prima annata prodotta 2004.
PASSITO
Viene descritto come vino da meditazione, ma in realtà c’è poco da meditare di fronte a un passito di questa bontà se non ponendosi la domanda: “Ma perché non l’ho mai bevuto prima?” Rosso fitto profumi di mirtilli, confetture di more, liquirizia ed erbe aromatiche. Un tripudio di sapori al palato, ricco, avvolgente dolce e armonico con un intrigante finale di presenza tannica. Insomma, un grande passito rosso, tipologia difficile da realizzare.