Châteauneuf-du-Pape punta all’accoglienza
Châteauneuf-du-Pape, come denominazione, non se la passa benone: il primo problema è l’enorme estensione dei vigneti: oltre 3000 ettari, per una produzione che raggiunge circa un milione di ettolitri. Il secondo punto è l’alcolicità, giudicata oggi eccessiva. Seguono la scarsa abbinabilità con il cibo, che fa in parte il paio col punto precedente, e il prezzo delle etichette (ritenuto troppo alto). Alla domanda se esistano, all’interno della dominazione, bottiglie equilibrate e in sintonia con il cibo, la risposta è un sì condizionale: ci sono a patto di sapersi muovere all’interno di una regione enorme, dall’offerta labirintica, priva di una classificazione utile a orientarsi. A peggiorare le cose contribuisce lo stato dell’omonima città, carente di buoni hotel, ristoranti e di un sistema di accoglienza degno di essere considerato tale.
Châteauneuf-du-Pape è un villaggio con una politica di promozione turistica prossima allo zero. L’arrivo di Arnaud Strasser ha messo in moto un circolo virtuoso che potrebbe finalmente cambiare le cose.
Adesso qualcosa sembra essere cambiata, grazie ad Arnaud Strasser, già vicepresidente della società proprietaria dei supermercati del gruppo Casino (12.000 punti vendita nel mondo). Oltre a comprare alcune cantine dei dintorni, si è imbarcato nella folle avventura (parole sue) di ristrutturare un vecchio hotel con annesso ristorante, il Mère Germaine, diventato nel giro di pochi anni la stella (compresa quella Michelin) della zona. Anche l’albergo, interamente rimesso a nuovo e corredato di un negozio di cibi locali, di una rosticceria, di una caffetteria e (naturalmente) di una enoteca, ha calamitato nel paese un numero fino ad allora impensabile di turisti. Una bella storia di imprenditoria e benefici per una storica zona del vino francese raccontata da Jancis Robinson.