Che fine hanno fatto i vini di riferimento?
Il tema è tra i più caldi del momento: cosa succede quando i classici delle grandi regioni vinicole non sono più accessibili alla degustazione e al confronto con le nuove versioni? In altre parole: se chi si occupa di vino non può permettersi di comprare le etichette più importanti, a chi rimane il possesso del sapere collegato a esse? Se lo chiede Roger Morris, che mette a confronto due episodi accaduti a distanza di venticinque anni. Nel primo, durante un pranzo di importanti direttori a Château Le Pin, Jean-Bernard Delmas inorridiva scoprendo che solo uno dei presenti aveva assaggiato prima di allora il leggendario Le Pin: “i miei vini sono costosi – commentò – ma ne produciamo abbastanza affinché chiunque voglia comprarlo possa farlo!“. Nel secondo, risalente all’inizio del 2023, nessuno dei tre finalisti del campionato mondiale per sommelier riconosceva lo Chateau Pétrus servito. Questa volta, però, nessun Delmas se la sentì di commentare. Il perché è presto detto: oggi, “fatta eccezione per i collezionisti benestanti, quanti possono permettersi di degustare un vino che in genere viene venduto per circa 5.000 dollari a bottiglia?”.
Durante l’ultima edizione del campionato mondiale ASI, nessun concorrente ha riconosciuto un campione di Chateau Pétrus. Difficile, oggi, per la maggior parte delle persone, permettersi bottiglie i cui prezzi sono cresciuti esponenzialmente negli anni.
Se fino a poco tempo fa, come ricorda Doug Frost (tra i pochissimi a vantare sia il titolo di Master of Wine sia di Master Sommelier) “potevamo lanciare 20 dollari ciascuno sul tavolo e bere uno dei Premiers Grands Crus di Bordeaux“, oggi l’isolamento di tanti professionisti, messi da tempo nelle condizioni di non poter esprimere giudizi su moltissime etichette, è sempre più evidente. La conseguenza? Da una parte la diffusione di un gusto sempre più banale, dato il ristretto numero di consumatori cui è ammesso assaggiare grandi vini, dall’altra, come conseguenza diretta, la ridotta possibilità di fare adeguate distinzioni, in mancanza di un numero sufficiente di degustatori esperti, riduce il valore delle grandi etichette. Un articolo di The Drinks Business su cui meditare a lungo.