Chi produce i migliori bianchi del mondo?
Molti italiani vivono immersi in un nazionalismo alimentare spesso privo di fondamenta solide: “Ho bevuto una brodaglia che chiamano caffè a Londra…eh, vuoi mettere il caffè italiano…”.
Nella loro prospettiva noi produciamo i migliori vini del mondo, “ma che scherziamo?”. Al massimo possono ammettere malvolentieri che i francesi facciano qualche buona bottiglia. Ma gli altri paesi, enologicamente parlando, per loro semplicemente non esistono.
Questo schemetto elementare vale anche, duole dirlo, per non pochi appassionati di vino, disposti magari ad accettare la supremazia dei cugini gallici, ma soltanto “quando si tratta di vini bianchi”. Mentre il resto del mondo è guardato con una certa sufficienza, se non con aperta derisione.
Figuriamoci quindi proporre l’idea che nelle terre germaniche non soltanto si faccia vino in generale (l’italiano medio spesso rimane stupito: “Ma davvero esiste il vino tedesco? Non fa troppo freddo?”), ma che addirittura sia tra i migliori in senso assoluto.
Il parere di Michel Bettane
Giunti a questo punto della narrazione si attiva uno stanco circuito di neuroni che mi spinge inevitabilmente, come un disco rotto, a citare il celebre collega francese Michel Bettane, capofila dei critici enologici mondiali: “Amo follemente i bianchi borgognoni, ma in confronto alla luminosità accecante di certi Riesling, impallidiscono anche loro”.
Ho toccato con mano, ancora una volta, la verità di questa affermazione –che sulle prima appare iperbolica – stappando una bottiglia di Riesling Ried Steingraben 2022 dell’azienda austriaca Mantlerhof. Un bianco luminosissimo, polposo ma incredibilmente reattivo, che trascina il palato al sorso successivo con l’energia motrice di un trattore. Ed è ancora in fasce, quanto alle potenzialità del suo arco evolutivo.
I migliori puntualizzatori della rete diranno: “Come si fa a paragonare un Riesling tedesco o austriaco a un Borgogna? Sono vini diversissimi per terroir, stile di vinificazione, dati estrattivi e alcolici, assetto olfattivo e gustativo”. Vero, verissimo. È come paragonare un’oca arrosto con una sogliola alla mugnaia. Ma al netto delle macrodifferenze, il paragone bettaniano serve per rendere omaggio a tipologie di vino ancora troppo trascurate dai bevitori nostrani.

Il Riesling Ried Steingraben
In Austria si fanno vini di tutto rispetto, con punte di eccellenza significative. Il Riesling Ried Steingraben si produce nella Kremstal, ovvero nella valle del fiume Krems, oltre 200 chilometri a est di Salisburgo. I terreni sono principalmente costituiti da Löss (o Loess), un suolo eolico (ovvero sedimentato dal vento), composto soprattutto da particelle di limo finissimo. È un terreno ben drenato, che tuttavia trattiene abbastanza umidità da sostenere la vite anche in condizioni di scarse precipitazioni. La vigna Steingraben insiste sia su löss che su un terreno più sassoso (Stein sta per “sasso”, “roccia” in teutonico). Fermentazioni all’insegna del “Less is more” (dopo il “Löss is more”…), lieviti autoctoni, interventi enotecnici ridotti all’essenziale: prende vita così un bianco brillante come un ghiacciaio alpino a mezzogiorno, capace di una progressione gustativa sorprendente.
Per una trentina di euro, un vero affare.

La foto di apertura è di Anastasiia Rozumna su Unsplash.