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Territori del Vino
27/10/2025
Di Alfonso Mollo

Colli Berici, identità in evoluzione fra terroir, vitigni e narrazione

Nel cuore del Veneto più a sud, una delle zone vitivinicole più antiche d’Italia sta provando a ritagliarsi con determinazione un posto di rilievo nel panorama enologico nazionale e internazionale. Ci troviamo nella zona di Vicenza, nei Colli Berici, territorio dalla storia millenaria, dove la presenza dell’uomo e della vite si intrecciano fin dalla preistoria. I ritrovamenti archeologici, tra cui numerosi vinaccioli risalenti al 3000 a.C., testimoniano una lunga tradizione agricola, già centrale in epoca protostorica per gli scambi nella penisola italica.
E un territorio che sembra fatto apposta per la viticoltura, grazie ad altitudini ottimali, un clima asciutto rispetto ad altre aree collinari venete, e un sottosuolo di grande complessità geologica, con rocce calcaree, argille rosse e formazioni vulcaniche basaltiche. Il paesaggio si completa con fiumi, oliveti – noti per l’eccellente olio extravergine – e perle naturalistiche come il Lago di Fimòn, antico “fiumone”, teatro di insediamenti neolitici e dell’età del bronzo.

Un consorzio coeso per una qualità che guarda lontano

Dal 2011, il volto produttivo del territorio è rappresentato dal Consorzio Tutela Vini DOC Colli Berici e Vicenza, nato dalla fusione di due realtà precedenti. Il Consorzio oggi riunisce 28 cantine, tra private e cooperative, coprendo quasi l’intera produzione locale. Un lavoro continuo di valorizzazione che sta portando risultati tangibili in termini di riconoscibilità e posizionamento qualitativo, sia in Italia che all’estero.

Tai rosso, carménère e garganega, l’identità varietale si fa strada

Tre vitigni simbolici si ergono come espressione autentica del territorio: il tai rosso, strettissimo parente di cannonau, grenache e garnacha; il carménère, divenuto ormai pienamente identitario nella zona; e la garganega, raffinata uva a bacca bianca tra le più rappresentative del Veneto. Intorno a loro gravitano anche varietà internazionali come i vari cabernet, merlot, pinot nero, chardonnay, sauvignon, pinot bianco e grigio.
Il disciplinare contempla 17 diverse menzioni, che abbracciano una gamma ampia di stili, dai bianchi ai rossi, dagli spumanti ai passiti. Ma proprio questa ricchezza solleva una domanda cruciale: può un tale ventaglio di espressioni complicare la comunicazione verso il pubblico? Sarebbe forse più efficace puntare su poche, forti identità varietali?
Ai posteri, e ai lettori, l’ardua sentenza.

Un viaggio alla scoperta delle sfumature beriche

Queste riflessioni hanno preso forma concreta durante il press tour “Colli Berici e Vicenza: il volto nascosto della DOC”, organizzato da Studio Cru in collaborazione con il Consorzio. Con la guida esperta del direttore Giovanni Ponchia, si è esplorata la versatilità dei vitigni principali del territorio, attraverso visite aziendali, incontri e degustazioni.
Un percorso tra produttori e paesaggi, tra approcci classici e interpretazioni moderne, che ha messo in luce la sorprendente diversità espressiva dei vini berici: dal carattere dinamico e fruttato del tai rosso, alla potenza speziata del carménère, fino all’eleganza minerale della garganega.

Non solo denominazione: un territorio culturale da raccontare

L’esperienza enologica è stata accompagnata dalla bellezza artistica e architettonica del territorio. I Colli Berici sono infatti anche terra delle famose ville palladiane – da Andrea Palladio, artista veneto vissuto nel Cinquecento – divenute simboli del Rinascimento veneto, in cui spiccano anche altre opere di splendida fattura, come il Teatro Olimpico e la Basilica Palladiana di Vicenza. In questi edifici si ritrova la stessa armonia che caratterizza i migliori vini della zona: equilibrio, struttura, grazia.

Il Teatro Olimpico di Vicenza

Impossibile non menzionare anche la Biblioteca Internazionale “La Vigna”, centro unico nel suo genere, che custodisce oltre 62.000 volumi dedicati alla civiltà contadina, alla viticoltura e all’enologia. Un patrimonio di sapere che affonda le radici nella visione di Demetrio Zaccaria, che l’ha fondato nel1981, e che ancora oggi continua a ispirare ricercatori e professionisti del settore.

La Biblioteca Internazionale “La Vigna”

Uno sguardo fiducioso al futuro

Come ha sottolineato lo stesso Ponchia, il territorio sta dimostrando di saper affrontare le sfide contemporanee:
“Stiamo crescendo in controtendenza rispetto ai trend di mercato. I nostri rossi registrano incrementi significativi e costanti, mentre i bianchi stanno intercettando le nuove esigenze dei consumatori”.
I Colli Berici non sono solo un territorio da riscoprire, ma un laboratorio culturale e produttivo, dove la storia millenaria incontra la sperimentazione e una visione concreta di futuro.

Aziende visitate: PuntoZero, In Sordina, Mattiello, Del Rèbene e Vitevis.
Inoltre, in assaggio, le etichette di Pegoraro, Piovene Porto Godi, Cavazza, Inama, Le Lore e Tenuta Monte San Giorgio.

Alfonso Mollo
Alfonso Mollo

Torinese, laureato in Economia e con un Master in Information Technology, dopo oltre 10 anni in Consulenza IT ho deciso di fare un passo importante nella mia vita, e dedicarmi alla mia passione: il vino. Diplomato AIS presso la delegazione di Torino, ho conseguito il Master Alma-AIS nella Scuola enogastronomica fondata da Gualtiero Marchesi. Appassionato di libri e comunicazione, il mio progetto futuro è di lavorare a tempo pieno nello storytelling del vino, raccontando soprattutto le persone e le storie che sono dietro le bottiglie che abbiamo la fortuna di degustare ogni giorno. Una curiosità? Ho un B&B a Torino che si chiama “Turin In Wine”. Come si suol dire, nomen omen.

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