Coltivare talenti: AIS fa germogliare la cultura del vino e dell’olio nelle scuole

Il Ministero dell’Istruzione e del Merito, il 23 maggio 2025, ha aperto le sue porte per ospitare la XV edizione della Giornata Nazionale della Cultura del Vino e dell’Olio, l’evento annuale promosso dall’Associazione Italiana Sommelier (AIS). Un’edizione dal forte impatto simbolico e contenutistico, focalizzata sul tema “Vigne urbane, giovani e rigenerazione delle città”, che ha visto la partecipazione di esponenti del mondo istituzionale, accademico e della formazione, uniti per discutere del futuro di questi settori strategici.
Sandro Camilli (AIS): giovani, formazione e vigne urbane al centro
A dare il via ai lavori è stato il Presidente dell’Associazione Italiana Sommelier, Sandro Camilli, che ha subito chiarito la visione e gli obiettivi della giornata: “questa edizione della GNCVO si è tenuta presso il Ministero dell’Istruzione e del Merito, il luogo più adatto per discutere di giovani e formazione, due argomenti cari anche ad AIS come dimostrano le borse di studio con le quali abbiamo premiato cinque istituti scolastici che si sono distinti nella promozione della cultura del vino e dell’olio come strumento di crescita, innovazione e futuro sostenibile. Anche il tema prescelto, quello del legame tra vigne urbane e rigenerazione delle città, nasce allo scopo di promuovere nelle nuove generazioni la consapevolezza del profondo legame tra mondo rurale e metropolitano”.
Le voci istituzionali: un impegno corale da MIM, MIC e MASAF
Le parole del Presidente Camilli hanno trovato eco negli interventi dei rappresentanti istituzionali, che hanno confermato l’importanza di un approccio sinergico tra i dicasteri dell’Istruzione, della Cultura e dell’Agricoltura, per sostenere e valorizzare un patrimonio unico.
L’impegno del MIM: formazione, eccellenza e “Made in MIM”
Padrona di casa, la rappresentanza del Ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM) ha offerto una prospettiva forte sull’importanza della formazione. Carmela Palumbo, Capo Dipartimento del Sistema Educativo, ha ringraziato AIS e confermato l’impegno “certo e assicurato” nel rinnovare il protocollo, difendendo gli istituti agrari e alberghieri come “luoghi di eccellenza“. Ha evidenziato come la diversità dei vini e degli oli sia una “cifra della nostra identità” e ha sostenuto con forza l’importanza di “educare i giovani ad apprezzare le specificità e le diversità“. Ha, infine, lodato le borse di studio come “passi molto importanti” per le scuole.
A lei si è collegato Maurizio Adamo Chiappa, della Direzione Generale Istruzione Tecnica e Professionale, che ha introdotto l’importante novità del marchio “Made in MIM”. Questo sigillo di qualità, ha spiegato, mira a valorizzare e promuovere i prodotti d’eccellenza realizzati dagli Istituti Agrari e Alberghieri, creando un ponte tra formazione e mondo produttivo. Chiappa ha espresso l’intenzione di integrare questa iniziativa nel protocollo con AIS, per mostrare a famiglie e studenti l’importanza di questa cultura.

Il sostegno del MASAF: cultura, qualità e formazione
A portare il saluto del Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste (MASAF) è stato il Senatore Giorgio Salvitti, consigliere politico del Ministro Lollobrigida. Nel suo intervento, il Senatore ha ribadito l’importanza cruciale del vino e dell’olio, non solo come motori economici, ma soprattutto come “veri biglietti da visita per l’Italia” e simboli culturali. Ha sottolineato la necessità di una formazione diffusa, auspicando l’inserimento della cultura eno-olearia nei programmi scolastici di ogni settore, e ha insistito sulla strategia nazionale focalizzata sulla qualità e sulla biodiversità. Un accenno significativo è stato dedicato alla necessità di valorizzare tutte le professioni, inclusa quella, fondamentale ma spesso sottovalutata, del personale di sala.
MIC: cultura e agricoltura è un legame da valorizzare
Vito Maria Rosario D’Adamo, in rappresentanza del Sottosegretario alla Cultura Lucia Borgonzoni, ha sottolineato il profondo legame che unisce il mondo della cultura a quello del vino e dell’olio. Ha ricordato l’impegno del Ministero della Cultura (MiC) nel protocollo d’intesa con AIS, evidenziando come cultura e agricoltura siano due facce dell’identità italiana. Citando esempi virtuosi come il recupero dei vigneti a Pompei, le produzioni nel Parco Archeologico del Colosseo e le attività dell’Istituto Agrario Garibaldi di Roma, D’Adamo ha ribadito l’impegno del MiC a supportare queste iniziative, vedendo i parchi archeologici come laboratori viventi per la produzione, la ricerca e la narrazione educativa.
Mauro Agnoletti: il paesaggio agrario storico e il caso studio di Firenze
Il Professor Mauro Agnoletti, professore all’Università di Firenze e voce autorevole a livello globale nello studio e nella tutela dei paesaggi rurali e del patrimonio agricolo, nonché titolare della Cattedra UNESCO “Paesaggi del Patrimonio Agricolo” all’Università di Firenze, ha offerto una lezione magistrale presentando i risultati di uno studio specificamente dedicato alle aree agricole all’interno dei confini comunali di Firenze. Attraverso un’analisi storica che, partendo dai catasti ottocenteschi, giunge ai giorni nostri, Agnoletti ha illustrato la complessa dinamica di trasformazione del territorio fiorentino. Ha evidenziato come, nonostante la forte urbanizzazione, la città di Firenze sia riuscita a conservare significative porzioni di paesaggio agrario (oggi circa 150 aziende), specialmente nelle sue preziose aree collinari.
Agnoletti ha tracciato un affascinante percorso storico, ricordando come il paesaggio agrario italiano, e quello fiorentino in particolare, fosse una tappa fondamentale del Grand Tour, ammirato dai viaggiatori per la sua fusione unica di “bellezza e utilità”. Ha posto un accento cruciale sulla “coltura promiscua”, modello storico con la vite “maritata” agli alberi, che ha caratterizzato il territorio di Firenze per secoli, garantendo una straordinaria “biodiversità bioculturale”.
Tuttavia, l’analisi dei dati ha mostrato una drastica trasformazione: a Firenze, i 6.941 ettari coltivati nel 1830 sono diventati 3.000 oggi, un dimezzamento a favore dell’urbanizzazione. Questo fenomeno, specchio di una tendenza nazionale (con circa 9 milioni di ettari persi dall’Unità d’Italia), ha visto l’espansione urbana fiorentina avanzare soprattutto nelle aree di pianura. Le colline, tuttavia, hanno mostrato una maggiore resilienza. Questo, ha spiegato Agnoletti, non è solo frutto della pianificazione, ma anche della scelta consapevole dei proprietari terrieri che hanno preferito mantenere l’attività agricola piuttosto che cedere alla speculazione edilizia.
Oggi, il paesaggio agricolo intorno a Firenze appare quindi come un “mosaico”. La coltura promiscua, sebbene rara, non è scomparsa: sopravvive in circa 472 ettari, spesso sotto forma di vigneti tradizionali, preziose “tessere” di questo paesaggio diversificato. Questi appezzamenti, ha sottolineato il Professore, non sono solo testimonianze storiche, ma produzioni attive, talvolta di altissimo valore. Accanto ad essi, si è affermato l’olivo, la cui prevalenza è però un fenomeno relativamente recente (post 1850). Questo mosaico, con la sua varietà, continua a offrire un valore estetico fondamentale. Agnoletti ha ricordato che già i Romani, come scriveva Varrone, consideravano la bellezza del paesaggio un fattore che aumentava il valore economico del fondo.
Questo valore estetico è oggi un motore economico cruciale. “Il turista,” ha insistito Agnoletti, “ricorda il luogo, il paesaggio, lo fotografa, lo porta a casa”. Anche se non distingue un Sangiovese da un altro vino, l’esperienza del luogo è indelebile e traina l’agriturismo, fondamentale per la manutenzione di paesaggi che altrimenti verrebbero abbandonati e per la vendita di produzioni di nicchia. Strumenti come il Registro Nazionale dei Paesaggi Rurali Storici (con 32 siti in Italia, osservati con interesse persino dalla Cina) sono essenziali per riconoscere e proteggere questo capitale. Le vigne urbane e peri-urbane di Firenze, ha concluso, sono un esempio emblematico del valore complesso – paesaggistico, economico, ambientale e sociale – su cui l’Italia deve puntare.
Ernesto Di Renzo: vinificare in città. Un progetto retro-innovativo.
Ernesto Di Renzo, Professore all’Università di Roma Tor Vergata, dove insegna Antropologia del gusto e Antropologia dei patrimoni culturali e gastronomici, ha trasportato l’uditorio in un viaggio attraverso il significato culturale delle vigne urbane, definendole un “progetto retro-innovativo per il ripensamento funzionale e culturale degli spazi urbani”. Riallacciandosi all’intervento di Agnoletti, Di Renzo ha scelto di focalizzarsi sulla situazione di Roma, ma non prima di aver sottolineato l’importanza dell’educazione al gusto come strumento per passare da una logica di quantità a una di qualità. Ha auspicato la rapida approvazione del disegno di legge per l’insegnamento della storia del vino e della gastronomia come educazione civica, vedendo nel cibo e nel vino “forme di disvelamento” delle profondità culturali. Ha poi ribadito lo storico legame tra vite e olivo, citando Tucidide, per il quale furono proprio queste due coltivazioni a segnare l’uscita delle popolazioni mediterranee dalla “barbarie”, rendendole marcatori di civiltà.
Dal punto di vista antropologico, Di Renzo ha inquadrato il ritorno delle vigne urbane non come una moda passeggera, ma come una tendenza culturale globale, una risposta ai “deficit” della contemporaneità. Ha tracciato un parallelo con gli orti urbani, ricordando come le vigne in città abbiano origini più antiche, spesso legate agli ordini monastici, che le coltivavano per la liturgia e per fornire vino sicuro agli abitanti, un fenomeno declinato dall’Ottocento ma mai del tutto sopito.
Secondo Di Renzo, l’attuale rinascita delle vigne urbane poggia su diversi pilastri interconnessi. Innanzitutto, esse rappresentano una risposta tangibile all’Antropocene e all’eco-ansia, un modo per rigenerare spazi dismessi e mitigare le isole di calore. Inoltre, simboleggiano un tentativo di ricucire lo storico strappo tra città e campagna, re-incorporando la dimensione agricola nell’urbe e dimostrando che le metropoli possono essere anche luoghi di soluzione. Infine, e forse questo è il cuore del suo concetto, le vigne urbane sono un esempio perfetto di “retro-innovazione”: la capacità di “accedere creativamente” a qualcosa che aveva concluso il suo ciclo vitale. Attraverso la risemantizzazione e la rifunzionalizzazione, le vigne urbane acquisiscono nuove funzioni – culturali, turistiche, didattiche, sociali – inserendosi in economie circolari.
Infine, Di Renzo ha presentato il potenziale di Roma, citando il vigneto didattico dell’Orto Botanico e il progetto “Roma, la Regina Viarum e le sue Vigne”. Questo mira a ricreare, basandosi su matrici storiche, un sistema vitivinicolo urbano che valorizzi il patrimonio, crei corridoi ecologici e ripensi l’offerta turistica, specialmente sull’Appia Antica. Ha concluso mostrando le immagini del primo vigneto realizzato, la Vigna Ciminata a San Sisto, simbolo di un futuro in cui il tessuto urbano si arricchisce delle sue radici agricole.
Nicola Martinelli: le vigne urbane tra consumo di suolo e rigenerazione
Nicola Martinelli, Professore Ordinario di Urbanistica al Politecnico di Bari, portando il punto di vista dell’urbanista, ha affrontato il tema delle vigne urbane come strumento cruciale nelle politiche di rigenerazione urbana, in un contesto italiano segnato da un grave problema di consumo di suolo. Ha esordito presentando i dati allarmanti del rapporto ISPRA 2024: nel 2023, l’Italia ha perso altri 76,5 km² di suolo naturale, con una media di 2,2 metri quadrati al secondo coperti artificialmente, portando il totale nazionale al 7,16%.
Di fronte a questo scenario, Martinelli ha esplorato le risposte emerse dalla pianificazione, citando il contributo della scuola di paesaggio di Versailles e presentando come esempio virtuoso il Piano Paesaggistico Territoriale Regionale (PPTR) della Puglia. Ha illustrato lo scenario strategico del “Patto Città Campagna” previsto dal PPTR, che mira a ridurre il consumo di suolo nelle periferie attraverso accordi per promuovere orti urbani e agricoltura a km 0, mostrando l’esempio di Lecce e del suo “anello verde” come prova di una possibile sinergia tra buona pianificazione e dinamismo produttivo.
Martinelli ha quindi inquadrato le vigne urbane come un “dispositivo di resistenza spaziale e culturale” alla speculazione. Ha citato esempi emblematici come Vienna, con i suoi 600 ettari di vigne urbane protetti fin dal 1905 come parte integrante della cintura verde (Grüngürtel), e Berlino con il riuso dell’area di Tempelhof. Si è soffermato in particolare sulla Vigna San Martino a Napoli, gestita dall’associazione “Piedi per la Terra”, definendola un caso straordinario di resistenza e recupero sociale e culturale. Situata tra i Campi Flegrei e le colline di Napoli, questa vigna è classificata dal Piano Regolatore come “agricoltura in centro storico”, un’innovazione normativa fondamentale che la protegge e ne riconosce il valore.
In conclusione, Martinelli ha evidenziato come le vigne urbane non siano solo elementi produttivi o estetici, ma infrastrutture verdi polifunzionali che offrono benefici tangibili: migliorano la qualità dell’aria, contrastano le isole di calore, favoriscono la biodiversità e promuovono la coesione sociale, agendo come veri e propri catalizzatori di rigenerazione urbana sostenibile.
Nicola Purrello: la Urban Vineyards Association e la rete internazionale delle vigne in città
A chiudere la sessione tecnica e a presentare la dimensione internazionale del fenomeno è stato Nicola Purrello, Presidente della Urban Vineyards Association (U.V.A.) e co-fondatore di Etna Urban Winery a Catania. Purrello ha illustrato la nascita e la missione di U.V.A., un’associazione creata appositamente per tutelare e valorizzare il patrimonio rurale, storico e paesaggistico rappresentato dalle vigne urbane. “Vigna non è solo dolce paesaggio collinare,” ha affermato idealmente Purrello, “Vigna può essere anche città: il verde inaspettato nella giungla di cemento”.
Ha sottolineato come queste coltivazioni, spesso nate secoli fa e sopravvissute all’interno delle aree metropolitane, siano veri e propri tesori di biodiversità, custodi di varietà antiche e rare, propagate senza le pressioni produttive della viticoltura commerciale. L’associazione si propone quindi di riunirle in una rete internazionale per promuovere progetti di recupero e valorizzazione culturale, paesaggistica e turistica, vedendo in questi spazi un potenziale strumento di eco-management e sostenibilità urbana.
Il momento clou del suo intervento è stata la presentazione dei dati salienti del primo “World Urban Vineyards Atlas”, curato proprio da U.V.A. Grazie a questo censimento, oggi sappiamo che esistono almeno 157 vigne urbane nel mondo, distribuite in 35 Paesi. L’Europa ne ospita la maggior parte (108), e l’Italia si conferma leader mondiale con ben 32 vigne identificate in 15 città diverse. Tra queste spiccano Venezia con 7 vigne, Roma con 4, Bolzano con 3, e città come Napoli, Milano e Catania con 2, testimoniando una diffusione capillare e un primato nazionale.
Purrello ha anche toccato il tema dei “vini urbani”, spiegando le peculiarità produttive (gestione mirata, spesso biologica) e l’impegno dell’associazione nello sfidare i pregiudizi sulla qualità di questi vini, ribadendo che sono il terreno, il clima e la competenza enologica – non il contesto urbano – a determinare l’eccellenza. U.V.A., ha concluso, lavora per far conoscere queste storie e questi prodotti, dimostrando come “la tradizione della terra” possa fiorire “nel futurismo della città”.
Il ponte con le nuove generazioni: l’impegno di Zonin1821
A testimoniare il supporto del mondo produttivo è intervenuto Domenico Zonin, Presidente di Zonin1821, partner di questa edizione della Giornata Nazionale. Dopo aver ringraziato AIS per l’invito, Zonin ha ribadito l’impegno di lunga data della sua azienda nel costruire ponti con i più giovani, attraverso iniziative accademiche ed eventi mirati ad avvicinarli al settore vitivinicolo. L’adesione al progetto delle borse di studio è stata, pertanto, un passo “accolto con entusiasmo”, vista come “coerente evoluzione” di un percorso già intrapreso.
Il Presidente ha offerto una riflessione sulla natura del vino: un settore dalle radici millenarie, talvolta percepito come tradizionale, ma che oggi “deve necessariamente confrontarsi con la dinamicità e la rapidità” del mondo contemporaneo. In questa prospettiva, l’incontro tra imprese e giovani si configura come un dialogo strategico dal valore duplice: da un lato, “offre ai giovani l’opportunità di approfondire la cultura e la storia italiane” attraverso un patrimonio unico e ricco di valori; dall’altro, “consente alle imprese di decifrare i codici delle nuove generazioni, la generazione Z e quelle a venire”, e di adottare linguaggi di comunicazione innovativi, essenziali per proiettare il valore del vino nel futuro.

Le eccellenze del futuro: premiati gli istituti scolastici
Un momento particolarmente significativo della Giornata è stata la consegna delle borse di studio AIS 2024. Ciascuno dei cinque istituti vincitori ha ricevuto una borsa di studio del valore di 2500 euro, un riconoscimento tangibile all’impegno nella promozione della cultura del vino e dell’olio come strumento di crescita e innovazione. A premiare le scuole, sul palco del Ministero dell’Istruzione e del Merito, sono stati Giuseppe Baldassarre, membro del Comitato Tecnico Scientifico AIS, e Domenico Zonin, Presidente di Zonin1821, che ha sostenuto con convinzione l’iniziativa.
Ecco gli istituti che si sono distinti e i loro lavori:
- Istituto Alberghiero Mediterraneo, Pulsano (TA): ha sorpreso con “La Rivoluzione del Ragù”, un racconto creativo su un apprendista cuoco e una “pentola parlante” che insegna storia, cultura e tecnica del ragù pugliese, valorizzando Primitivo di Manduria e Olio EVO.
- IIS Basile-Caramia-Gigante, Locorotondo (BA): ha presentato un progetto sul Tarallo Pugliese come simbolo della Valle d’Itria, analizzandone storia e ingredienti (Verdeca, Bianco d’Alessano) e proponendo un modello di valorizzazione turistica tramite un “viaggio immersivo”.
- IIS San Benedetto di Cassino (FR) (Indirizzo Alberghiero): ha intrapreso un “Viaggio nel Gusto” in Ciociaria, focalizzandosi sui “cecapreti” al ragù di capra, valorizzando il Pecorino di Picinisco DOP e studiando l’abbinamento con un Cabernet della Tenuta Palombo.
- IIS San Benedetto di Cassino (FR) (Indirizzo Accoglienza Turistica): ha presentato “Sapori di Venafro”, celebrando la tradizione olearia molisana, mettendo in luce il Parco Regionale dell’Olivo, l’Olio Licinius (da cultivar Aurina) e il suo legame con il “V’scuott”, il tarallo locale.
- Istituto Professionale Gagliardi-De Filippis-Prestia, Vibo Valentia (VV): ha proposto “Un giorno vidi il mare che si unì alla terra”, un risotto al Gambero Rosa, olio locale e vino Cirò, per simboleggiare l’unione tra Ionio e Tirreno e rievocare la Magna Grecia con tecniche innovative.
L’entusiasmo per i risultati raggiunti ha fatto da preludio all’annuncio della nuova edizione della borsa di studio. Per il 2025, il tema sarà naturalmente quello delle vigne urbane, un invito agli studenti a esplorare, ricercare e valorizzare queste preziose realtà metropolitane, proseguendo il percorso tracciato dalla Giornata Nazionale.

Le conclusioni di Camillo Privitera (AIS): uno sguardo al futuro
A tirare le fila di una giornata densa di spunti e prospettive è stato Camillo Privitera, Responsabile Eventi dell’AIS. Nel suo intervento conclusivo, Privitera ha voluto ringraziare sentitamente il Ministero dell’Istruzione e del Merito per l’ospitalità, i prestigiosi relatori per i loro contributi illuminanti, Zonin1821 per il prezioso supporto e, soprattutto, gli istituti scolastici e i loro studenti, veri protagonisti dell’evento. “Questa XV edizione,” ha commentato Privitera, “ha dimostrato non solo la rilevanza crescente del tema delle vigne urbane come simbolo di rigenerazione e sostenibilità, ma anche e soprattutto la vitalità del dialogo tra il mondo della formazione e quello della cultura enoica e olearia. L’entusiasmo e la qualità dei progetti presentati sono la testimonianza più bella dell’impegno di AIS: investire sui giovani significa investire sul futuro del Made in Italy e sulla diffusione di una cultura basata sulla qualità, sulla conoscenza e sulla consapevolezza.”
Un patrimonio da coltivare, una cultura da diffondere
La XV Giornata Nazionale della Cultura del Vino e dell’Olio si è così conclusa, lasciando una traccia significativa. Ha confermato l’esistenza e il valore di un “verde produttivo” che resiste e si rinnova persino nel cuore delle metropoli, offrendo spunti concreti per una rigenerazione urbana che sia anche culturale e sociale. Ha messo in luce l’importanza di un approccio sinergico tra istituzioni, mondo accademico e imprese per affrontare le sfide future.
Ma, soprattutto, ha ribadito con forza un messaggio centrale: la formazione e la cultura sono le fondamenta su cui costruire un futuro sostenibile per i settori del vino e dell’olio. In un mondo che richiede competenze sempre più specifiche ma anche una profonda consapevolezza delle proprie radici e del valore del territorio, l’impegno costante dell’Associazione Italiana Sommelier nel promuovere questi valori si rivela più prezioso che mai. Attraverso iniziative come la Giornata Nazionale e le borse di studio – un investimento concreto da 2500 euro per ciascun istituto vincitore – AIS non solo celebra l’eccellenza dei prodotti italiani, ma coltiva attivamente i talenti di domani, offrendo loro strumenti per comprendere il passato, interpretare il presente e diventare ambasciatori consapevoli di un patrimonio inestimabile. Un patrimonio che, come le vigne urbane, sa trovare nuova vita e nuovi significati anche là dove non ci si aspetterebbe.