Com’è fatto il terroir del Marsala
Dove si può produrre Marsala? Esclusi il comune di Alcamo (che gode di una propria DOC), l’isola di Pantelleria e le Egadi, in tutta la provincia di Trapani. I centri storici di provenienza delle uve, però, erano compresi tra Calatafimi (a nord), Marsala (a ovest), Campobello di Mazara (a sud) e Poggioreale (a est): qui, fino all’Ottocento, centinaia di bagli punteggiavano l’entroterra, tra cui quelli dediti a produrre vino. Grandi estensioni di terra, misurate in unità dal suono antico e funereo (il tumulo, la crozza, la salma), si dividono tra formazioni di tufo conchigliare nella zona costiera (brecce del Pliocene superiore, età meno di 3 milioni di anni), banchi di calcarenite e sabbie (Pliocene inferiore, 5 milioni di anni circa) ed enormi aree interne, costituite da argille e arenarie silicee e ferruginose (Eocene medio, età 40 milioni di anni). Una geologia ricca e difficile, che la sapienza pragmatica del contadino ha trasformato in nomi più semplici, fondati sul grado di coltivabilità: sciasciàcu (il tufo conchigliare), agghiarèdda (le calcareniti) e terre rosse (le argille dell’Eocene), le più facili da trattare. La zona a più alta densità di coltivazione, non a caso, è quella immediatamente a ridosso della fiumara del Sossio, più ricca di argille.
Sciasciàcu (tufo conchigliare), agghiarèdda (calcareniti) e terre rosse costituiscono le principali formazioni del territorio del Marsala. Birgi, Spagnola, Triglia, Petrosino e Biésina i cinque cru più noti.
Quanto alle zone vocate, i cinque “grand cru” del Marsala storico si chiamano Birgi, Spagnola, Triglia, Petrosino e Biésina, anche se tanti sono i nomi che saltano fuori dalle vecchie fonti, la maggior parte scomparsi, a parte Samperi. E se le vigne di Petrosino, cru costiero, sono sempre scosse dai venti d’Africa, e angustiate dai vapori salsi dei litorali, quelle della contrada Triglia, più protette dalle frustate marine, offrono uve dal sapore diverso; così Biésina, la più alta, accarezzata dal vento di notte e scaldata dal sole di giorno. Dei vitigni è re il grillo, seguito dal catarratto; relativamente a insolia, e soprattutto al damaschino, le percentuali di impiego nella composizione del Marsala sono ormai poche o nulle. Nella versione Rubino sono ammessi nero d’Avola, perricone e nerello mascalese.