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Eventi AIS
27/10/2025
Di Redazione AIS

Concorso Miglior Sommelier del Marsala: vince Ignazio Perez.

Ignazio Perez di AIS Trapani è il vincitore del primo Concorso Miglior Sommelier del Marsala. La sua vittoria, basata su un fluente eloquio e grande tecnica, arriva al termine di una due-giorni di masterclass, visite e prove complesse. L’evento, supportato da Ais e Consorzio del Marsala, segna un momento chiave per il rilancio e la valorizzazione del grande vino fortificato siciliano.

Un comunicatore vince la sfida del Marsala

Si chiama Ignazio Perez, ha 43 anni e appartiene alla delegazione Ais di Trapani. È lui il vincitore della prima, storica edizione del concorso “Miglior Sommelier del Marsala”. La sua vittoria, arrivata al termine di una finale combattuta nelle suggestive Cantine Florio, è emblematica: Perez, infatti, si occupa professionalmente proprio di comunicazione per AIS Sicilia. Un segnale forte per un vino che ha fatto della comunicazione la sua nuova missione strategica.

Perez, sommelier da soli tre anni, ha conquistato la giuria grazie a “passione, determinazione e fluente eloquio espositivo”. Al secondo posto si è classificato Giuseppe Messina (AIS Taormina), seguito al terzo posto da Giovanni Salvo (anch’egli di Taormina). A presiedere la commissione c’era Valentino Tesi, Miglior Sommelier d’Italia 2019, che ha definito l’evento: «un’occasione fondamentale per stringere il sodalizio con il Consorzio e trasformare l’Ais nel veicolo di comunicazione di cui questo vino ha bisogno. Questo concorso segna il rinascimento di un pezzo di storia della Sicilia intera».

Un concorso che celebra 250 anni di rinascita

Questo concorso non arriva in un momento casuale. L’importanza dell’evento è stata sottolineata dal presidente nazionale AIS, Sandro Camilli: «questa prima edizione del concorso “Miglior Sommelier del Marsala” è un momento fondamentale, e un plauso sincero va ad AIS Sicilia per aver fortemente voluto questa competizione. Oggi non celebriamo solo una gara, ma la nuova giovinezza del Marsala. Il nostro ruolo, come Associazione Italiana Sommelier, è quello di farci interpreti attenti di questa rinascita, di saperla studiare e, soprattutto, di saperla narrare con la competenza e la passione che merita».

Un entusiasmo condiviso anche dal presidente di AIS Sicilia, Francesco Baldacchino: «abbiamo vissuto due giorni di una ricchezza e un approfondimento incredibili», ha commentato. «Questo evento non solo dimostra la profonda conoscenza dei nostri sommelier, ma apre prospettive concrete per il Consorzio. Siamo convinti che il Marsala abbia un potenziale gastronomico ancora inesplorato e un futuro da protagonista».

La competizione si inserisce infatti nelle celebrazioni per i 250 anni da quel fatidico 1773 in cui il mercante inglese John Woodhouse “scoprì” questo vino. Dopo anni difficili, il 2023 ha segnato una vera e propria rinascita del Marsala, guidata da un Consorzio di tutela unito e capitanato da Benedetto Renda. Proprio il presidente Renda ha sottolineato come il Marsala stia vivendo un ottimo momento proprio grazie al nuovo corso del Consorzio. La missione è chiara: veicolare la cultura del Marsala, mettendone in luce la straordinaria versatilità. L’obiettivo è sottrarre questo vino alla percezione angusta che lo lega solo all’uso in cucina o al dopo pasto, valorizzandone le potenzialità in abbinamenti innovativi e nel mondo del bere miscelato, oltre che come grande vino da meditazione.

Una due giorni di immersione totale

L’importanza di vivere il territorio per comprenderlo appieno è stata sottolineata da Alessandro Carrubba, responsabile regionale concorsi AIS: «il miglior modo di comprendere il Marsala non è solo studiarlo, ma viverlo», ha chiosato. «È fondamentale portare la gente qui, nelle cantine, per ascoltare il racconto diretto di chi lo produce, per respirare le storie e la fatica. Basta annusare una vecchia annata per capire l’enorme scrigno di complessità che questo vino custodisce».

L’evento ha incarnato perfettamente questa filosofia: non è stato solo una competizione, ma una vera e propria full immersion nel mondo del Marsala, aperta a un folto pubblico e ai soci Ais. Il programma ha offerto momenti di studio e di piacere, a partire dalla suggestiva visita a Palazzo Fici, storica sede della Strada del Vino di Marsala e del Museo del “Vino Marsala John Woodhouse”. Un momento formativo chiave è stata la masterclass presso le Cantine Birgi, intitolata “Le radici del Marsala: i vini atti a divenire”, che ha visto in degustazione otto diverse espressioni del vino, guidata da esperti del settore. Le Cantine Pellegrino sono state poi protagoniste di un’altra visita dedicata alla “Top Selection” e della successiva cena di gala, un’ulteriore occasione di studio grazie a un raffinato abbinamento cibo-Marsala curato direttamente dal Consorzio DOC Marsala e servito dai sommelier AIS.

La sfida: superare la cucina e semplificare il disciplinare

La strada per riconquistare il prestigio meritato passa necessariamente da un intervento sulla percezione del consumatore. Il primo ostacolo è un disciplinare dendritico che conta ben 29 tipologie, rendendo la comunicazione difficile. Come sottolineato da Roberto Magnisi, direttore di Cantine Florio, un processo di semplificazione sarebbe fortemente auspicabile, tanto da essere considerato un passaggio obbligato per il futuro della denominazione.

Le cantine Florio, in questo senso, si sono già mosse internamente avviando una prima divisione del loro universo Marsala in due macro-categorie: i vini a sola fortificazione di alcol (i Vergine) e quelli “conciati” (i Superiore). A questo si aggiunge l’enfatizzazione dei millesimi in etichetta e, in futuro, la valorizzazione delle zone più vocate, i cosiddetti cru.

Sole, sale e tempo: i segreti del vino fortificato

Ma cosa rende il Marsala così unico? Fa parte dei vini liquorosi, o fortificati, ottenuti tramite l’aggiunta di alcol o acquavite (per i Vergine) oppure di una “concia” a base di alcol, mosto cotto o mistella al vino base. Il grande regista di questo processo è il tempo. Il vino riposa in botti di rovere o ciliegio per anni, a volte decenni, in cantine dove l’ossigeno, l’umidità e la temperatura ne plasmano il carattere.

La vicinanza al mare e la salsedine arricchiscono il profilo aromatico, mentre l’invecchiamento definisce le categorie: minimo 2 anni per il Superiore, 5 per il Vergine e 10 per le rispettive Riserve.

Un terroir unico: geologia, cru e vitigni

Il Marsala si può produrre in quasi tutta la provincia di Trapani (con l’esclusione di Alcamo, Pantelleria e delle Egadi). La sua identità geologica è ricca e complessa. La sapienza contadina ha tradotto questa difficoltà in tre nomi per i suoli principali: lo sciasciàcu (il tufo conchigliare della zona costiera), l’agghiarèdda (le calcareniti e le sabbie) e le terre rosse (le argille e arenarie delle aree interne, più facili da trattare).

Questa diversità si esprime nei cinque “grand cru” storici del Marsala: Birgi, Spagnola, Triglia, Petrosino e Biésina. Zone con caratteristiche precise: se le vigne di Petrosino, cru costiero, sono sferzate dai venti d’Africa e dai vapori salsi, quelle di Triglia sono più protette, mentre Biésina, la più alta, gode di forti escursioni termiche. Il re indiscusso dei vitigni è il grillo, seguito dal catarratto, mentre per la versione Rubino si usano nero d’Avola, perricone e nerello mascalese.

Le prove del campione

Per vincere il titolo, Ignazio Perez ha dovuto dimostrare di padroneggiare questa complessità. Dopo una dura prova scritta al mattino, i finalisti si sono sfidati in prove pratiche. Perez ha eccelso nel riconoscimento alla cieca di un Marsala, ha proposto i giusti abbinamenti per tre preparazioni complesse e ha brillato nella prova di comunicazione, descrivendo abilmente sia la figura di Vincenzo Florio sia un vino icona come il Vecchio Samperi di Marco De Bartoli. Una performance che incarna perfettamente la nuova era del Marsala: competenza tecnica e, soprattutto, grande capacità di racconto.

Redazione AIS
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