Cristal Rosé, lo “Chevalier-Montrachet della Champagne”
È stato prodotto 25 volte in 50 anni a partire dall’uscita del suo primo millesimo nel 1974. L’ultimo rilasciato, annata 2014, si trova in commercio ad un prezzo tra i 550 e i 650 euro a bottiglia, da 0,75 l, ma se si corre indietro nel tempo, tra vecchie annate e formati più grandi, ci si immerge immediatamente nell’universo popolato da bottiglie con tre zeri dopo il primo numero. Per chi ne ha la possibilità, dovrebbe essere anche un ottimo investimento: secondo Liv-ex (fonte: Rare Wine Invest), le ultime 10 annate che sono rimaste sul mercato per almeno cinque anni hanno registrato un rendimento medio del 54,3% ed uno medio annuo del 9%.
L’occasione di confrontarsi con il Cristal Rosé, per chiunque operi in questo mondo per lavoro o diletto, non è un’eventualità così frequente. Il pretesto, o la fortuna, di poter degustare alcuni campioni di quello che viene definito dalla Maison che lo produce, Louis Roereder, o meglio, dal suo chef de cave, lo “Chevalier-Montrachet della Champagne”, è stato il suo 50^ anniversario.
La verticale di sei annate per ripercorrere alcune tappe di una “icona nell’icona”, è stata organizzata dal suo storico importatore in Italia, Sagna, presso la dimora Casa Maria Luigia con la presenza sia della proprietà, ovvero del presidente & Ceo Frédéric Rouzaud, rappresentante della 7^ generazione della famiglia Roederer, sia di chi crea i vini di questa Maison dal 1999, Jean-Baptiste Lécaillon.
I numeri (sconosciuti) di un vino elitario
Se il nome Cristal evoca il fascino di uno champagne leggendario, creato nel 1876 per accontentare lo zar Alessandro II, osannato dalla critica e al tempo stesso diventato anche uno status symbol, nel caso della sua versione rosé si entra probabilmente in un campionato ancora più elitario, non solo per il suo costo e l’esiguità della sua produzione e disponibilità, quanto anche per la maniacale selezione e meticolosità a monte della sua produzione, che comunque condivide anche con il fratello maggiore nato quasi 100 anni prima.
Non viene dichiarata la sua produzione annua, ma sappiamo che in Italia ne vengono importate 1000 bottiglie all’anno. Poche? Pochissime, per un’azienda famigliare che non ha numeri stratosferici per il territorio – 3,5 milioni l’anno – e che invece, del celeberrimo Cristal Brut ne produce circa 500 mila, destinandone al Belpaese 50 mila.
Dalle prime 5 vigne alla costante ridefinizione delle parcelle
“Mio padre, prima di tutto, identificò 5 vigne specifiche per fare il rosé, che prima venivano utilizzate per il Cristal Brut” spiega Frédéric Rouzaud. Il padre, Jean-Claude Rouzaud, selezionò infatti il pinot noir da Aÿ e lo chardonnay da Avize e Le Mesnil-sur-Oger. In particolare, per il pinot noir la zona prescelta fu quella denominata Bonottes, all’interno della quale vennero a sua volta scelte tre parcelle – la Bonotte Pierre Robert, la Gargeotte e la Côte du Moulin – che poi diventeranno fondamentali per la successiva selezione massale. Per lo chardonnay, invece, si scelsero uve vendemmiate a perfetta maturazione da terreni più gessosi e situate negli appezzamenti di Montmartin (Mesnil-sur-Oger) e Pierre Vaudón (Avize).
Da questa originaria ricetta, nel corso degli anni, sono cambiate un po’ di cose, con l’obiettivo non solo di preservare e incrementare la qualità, quanto anche di adattarsi al meglio ai cambiamenti in corso, a partire da quelli climatici. È questo il motivo, ad esempio, che porta nel 1998 alla selezione di una nuova parcella, posta a un’altitudine superiore sulla collina di Aÿ e più tardiva, denominata La Villiers, che viene reimpiantata con giovani piante di pinot nero ottenute dalla selezione massale dei vigneti storici scelti per il Cristal Rosé e a partire dal 2018 è diventata il cuore della produzione di questo vino. Nel 2016 inizia un nuovo piano di rinnovo dei vigneti e questa volta è la parcella La Gargeotte che viene reimpiantata, sempre con le selezioni massali, mentre nel 2021 tocca infine alla parcella di Bonotte Pierre Robert.
Il passaggio al biologico e alla biodinamica
Tra i tanti cambiamenti che negli ultimi 50 anni hanno attraversato la produzione di questo vino non è secondario il passaggio al biologico di tutta di tutta la Maison. Proprio le parcelle riservate al Cristal Rosé vengono condotte con questo regime agricolo a partire dal 2006, per poi passare anche alla biodinamica. Oggi, dei 250 ettari complessivi di proprietà della Maison Roederer, 115 ettari sono certificati biologici e 140 ettari sono condotti in biodinamica. “È stata una sorpresa, sin dalla prima annata in biodinamica” ricorda Lécaillon. “La buccia era più spessa e il suo sapore ci ha sorpresi. Questo ci ha fatto capire che dovevamo vinificare in modo differente le uve e passare alla macerazione a freddo a -4 gradi per frenare la cessione delle sostanze dalla buccia, il colore e i tannini”.
La tecnica dell’infusione
La ricerca dell’equilibrio e dell’armonia e la maniacale attenzione nel cercare di non estrarre troppa materia dalle bucce durante la fase di macerazione delle uve di pinot nero, è una costante del lavoro di Lécaillon, tanto da averlo portato a studiare una particolare tecnica denominata “infusione”, che ha nel tempo preso spunto anche dai maestri di tè giapponesi.
Le uve di pinot nero vengono macerate molto delicatamente per cercare di preservare i precursori aromatici dell’uva: “Non usiamo pompe o spremiture, non si tocca l’uva” spiega ancora lo chef de cave. Successivamente viene aggiunta una parte del succo ottenuto dallo chardonnay affinché la fermentazione avvenga insieme. Nel corso degli anni questa tecnica di infusione ha subito diversi cambiamenti: da breve, della durata cioè di due giorni e a temperature tra i 25 e i 30°, si è prima allungata a tre-quattro giorni abbassando le temperature tra i 18 e 26° e, infine, oggi, dopo anni di sperimentazioni, si è ulteriormente dilatata a 6-7 giorni grazie al raffreddamento delle uve dopo la vendemmia e a un attento lavoro di selezione degli acini, tanto da venire definita ora “infusione dolce”, perché in grado di proteggere maggiormente le uve dall’ossidazione.
La ricetta classica e alcune varianti
Il pinot nero è sempre in leggera prevalenza sullo chardonnay. Una percentuale del vino base viene affinato in legno, il dosaggio è di circa 8 grammi/litro, ma può essere poco meno come di più. La sosta sui lieviti è di almeno 6 anni, ma anche in questo caso varia e può essere decisamente superiore. Sono alcuni dei dati essenziali della carta di identità del Cristal Rosé, al netto di eccezioni e cambiamenti che ovviamente variano a seconda del millesimo, del formato e delle eventuali edizioni speciali (vedi la Vinothèque). Dove non ci sono informazioni è perché l’azienda non intende comunicarle.
Due affermazioni, probabilmente, riassumono più di altre la filosofia che vi è dietro il Cristal, e soprattutto la versione Rosé. “Noi vogliamo produrre vini che diano emozioni e siano tipici. Non vogliamo fare semplicemente champagne” commenta Frédéric Rouzaud. “Lo scopo dello champagne non sono le bollicine, perché è prima di tutto un vino” aggiunge Jean-Baptiste Lécaillon. Che il Cristal possa “far piangere dall’emozione così come divertire”, altra considerazione espressa dei due manager di Roederer, è certamente vero ed è un aspetto che lo accomuna anche ad altri leggendari vini presenti non solo in Champagne ma nel mondo del vino in generale. Che un grande champagne sia, invece, anche frutto di un grande vino di partenza, per via della puntigliosa ricerca e sperimentazione, a partire dalla vigna, forse non è così sempre scontato ed è giusto sottolinearlo. Non è un caso che Jean-Baptiste Lécaillon faccia spesso paragoni e confronti con la Borgogna nella descrizione del suo modo di intendere il lavoro.
Cristal Rosé 2014
55% pinot noir, 45% chardonnay. Origine: Aÿ, Avize, Mesnil-sur-Oger. Dosaggio 8 gr/l. Vini affinato in legno: 19%
L’approccio è molto delicato, quasi sussurrato, e questa caratteristica è ascrivibile un po’ a tutti i campioni degustati. Non è un vino che urla, ma ti avvolge costantemente e delicatamente come un abito su misura. Note di rosa, cipria, geranio, granita di melograno, alcune balsamiche e vegetali, sono alcuni descrittori che timbrano un quadro olfattivo preciso e stratificato. Il sorso richiama sia le sensazioni di piccoli frutti, come il mirtillo e la mora, che quelle più salmastre e iodate, qui non preponderante come in altri millesimi, ma che comunque ci sono sempre.
Cristal Rosé 2013 Magnum
55% pinot noir, 45% chardonnay. Origine: Aÿ, Avize, Mesnil-sur-Oger. Dosaggio 7 gr/l. Vini affinati in legno: 20%
“Il magnum da sempre in Champagne dona note più fumé e un’integrazione più dolce” sostiene Lécaillon. E ancora: “Il 2013 è un millesimo magnifico, è l’erede del 2008. La vendemmia è stata tardiva, a fine settembre e inizio ottobre, e ha donato un’acidità più integrata all’interno della materia complessiva del vino”.
È un vino più potente, concentrato e profondo rispetto al 2014, ma sempre fine ed elegante. La delicatezza della parte fruttata, matura ma sottile, di more, lamponi e mirtilli si fonde molto bene con quella floreale, e poi a seguire note di crema di limone e pasticciera. Al palato ha una carbonica sottilissima sottile, una corrispondenza con le sensazioni fruttate e un finale che ricorda la liquirizia. Ricco, avvolgente, fresco, difficile chiedere altro.
Cristal Rosé 2008 Magnum
56% pinot noir, 44% chardonnay. Origine: Aÿ, Avize, Mesnil-sur-Oger. Dosaggio 7 gr/l, vino affinato in legno: 17%. Malolattica: 16%
“È il ritorno alla viticoltura senza pesticidi, alla biodinamica, all’agricoltura che da vitalità al suolo”. Da questa annata, considerata leggendaria, il Cristal Rosé viene vinificato in una cantina a parte, “e solo l’unico ad avere le chiavi” dice scherzosamente, ma forse non troppo, lo chef de cave” che, senza alcun tentennamento afferma: “Questo il miglior Cristal Rosé mai fatto da noi”. Fra qualche anno usciranno con una serie di bottiglie tuttora sur lie e non non ancora sboccate.
Crema pasticciera, piccoli frutti più acidi (mirtilli) e più maturi (fragola), insieme a una balsamicità davvero sorprendente per definizione e ampiezza. In bocca è delicato, fresco, sapido e setoso, semplicemente armonico. Al netto del condizionamento dell’affermazione dell’enologo, difficile non rimanere affascinati da un sorso così preciso ed equilibrato.
Cristal Rosé 2002 Vinothèque Magnum
56% pinot noir, 44% chardonnay. Origine: Aÿ, Avize, Mesnil-sur-Oger. Dosaggio 9 gr/l. Vini affinati in legno: 20%.
“Entriamo nel mondo dei lieviti, quando si ritarda il degorgement il più possibile”. L’idea nasce con il millesimo 95. In questo caso il vino è stato sboccato nel 2019. “Il remuage è stato fatto in punta. Ogni trimestre gli si dà un quarto di giro per far sì che i lieviti formino un tappo”.
L’effervescenza è più contenuta ma il vino acquisisce una complessità differente, particolarmente incentrata sugli agrumi, dall’arancia al limone alla clementina. L’ossigenazione fa emergere note di pasticceria, spezie ed erbe che ricordano il timo. Al palato si avverte un volume, ricchezza e una freschezza esplosiva, ma mai tagliente, ma che rende il sorso sempre dinamico ma al tempo stesso costantemente equilibrato.
Cristal Rosé 1995 Magnum
62% pinot noir, 38% chardonnay. Origine: Aÿ, Avize, Mesnil-sur-Oger. Dosaggio 8 gr/l. Vini affinati in legno: 8%
“Il vero scultore del vino è il tempo – afferma sempre Lécaillon – e sul Cristal Rosé è ancora più vero”. Il timbro minerale, sempre presente, diventa sicuramente più fine e integrato. La freschezza non demorde, anche a 29 anni dalla vendemmia, ma cambia ovviamente il naso, più fumé, ricco di note tostate, grigliate, che ricordano la frutta secca e i croissant appena sfornati. “Tutti si sono entusiasmati maggiormente per l’annata 1996, grande per il pinot nero, ma non per lo chardonnay, mentre il 1995 è ottima per entrambi”. Il tempo nel bicchiere fa emergere belle note di anice e menta e tante sfumature salmastre e ferrose che ritornano prepotentemente al palato. Più severo, diretto, poco conciliante rispetto agli altri millesimi, ancora scalpitante e giovane.
Cristal Rosé 1988
49% pinot noir, 51% chardonnay. Origine: Aÿ, Avize, Mesnil-sur-Oger. Dosaggio 12 gr/l. Vini affinato in legno: 8%
È un millesimo raro, non solo per l’età, ma anche perché, unico caso nei suoi 50 anni storia, ha più chardonnay al suo interno rispetto al pinot nero, poiché la qualità del primo fu considerata eccellente. Dégorgement nel 1997. Si entra nel mondo dei profumi che possono ricordare i funghi, anche se lo chef de cave sostiene che quelli che si sentono appena versato il vino nel bicchiere siano proprio simili a quelli presenti nelle umide cantine di gesso delle Maison in Champagne. Al naso la lieve ossidazione è ben integrata non solo a queste sensazioni di sottobosco ma anche note di frutta matura e spezie. Il sorso, nonostante non manchi freschezza, è inevitabilmente meno sferzante e teso, sebbene mostri una scorrevolezza e una facilità di beva davvero sorprendente.