De Bartoli: il nuovo volto del vino a Marsala e non solo

La storia del Vino Marsala è iniziata con Woodhouse che fu il primo nel 1773, seguito da Ingham-Whitaker nel 1806, entrambi di origine inglese, e Florio, di origine calabrese, nel 1833.
Successivamente altri produttori si cimentarono nella produzione del vino Marsala, questa volta si trattava di cittadini locali e precisamente Curatolo Arini nel 1875 e Pellegrino nel 1880. Questi pionieri del vino Marsala, famoso in tutto il mondo, costruirono le cantine lungo la costa della omonima città dal porto di Marsala fino all’imbocco della laguna allo Stagnone. Ma non furono i soli, la storia continua…
Il fondatore e la continuità
Per passare al secolo successivo, nel Novecento altri imprenditori hanno prodotto vino Marsala, vinificando nei loro bagli ubicati sia sul litorale sia nell’entroterra, uno di questi fu Marco De Bartoli che fondò la cantina nel 1978, oggi condotta dai figli Renato, Sebastiano e Giuseppina.
La cantina è stata creata all’interno di uno splendido baglio nella campagna in contrada Samperi, a poca distanza dalla costa.
La filosofia della azienda è quella di vinificare prendendo le uve solo da vitigni autoctoni, soprattutto il grillo e lo zibibbo.
I terreni sono ubicati in due territori, Marsala e Pantelleria, rispettivamente nelle contrade Samperi e Bukkuram.
Un solo vino rosso prodotto da uve del vitigno a bacca nera autoctono, il perricone (pignatello) allevato nella zona di confine con Mazara del Vallo.
È in atto anche un progetto sull’Etna versante nord che ha già dato i primi risultati nel processo di spumantizzazione del vitigno autoctono di quel territorio, il nerello mascalese.


La rinascita del vino perpetuo
L’opera di Marco De Bartoli fu una vera e propria una rinascita del Vino Marsala, il vino della tradizione, che originariamente altro non era che il Perpetuo, così si chiamava prima dell’arrivo di Woodhouse, che lo fortificò e lo esportò con il nome di Marsala, in omaggio alla città da cui il vino aveva origine.
Successivamente anche i marsalesi lo chiamarono così dimenticando il Perpetuo.
Marco De Bartoli ne ha restituito l’originale versione per la memoria dei posteri e ancora oggi i figli continuano a produrlo col nome originario di “Vecchio Samperi”, in omaggio alla contrada che ha visto nascere questo prodotto.
Storia ormai trascorsa, ma ancora viva nella memoria siciliana e italiana, tanto che il 19 dicembre 2021 l’amministrazione comunale di Marsala, ha voluto che si ricordasse per sempre l’opera del lungimirante produttore Marco De Bartoli, dedicandogli l’intitolazione di una piazza nel centro storico della città.

La visita in cantina
Sono andata a visitare l’Azienda, insieme al mio operatore video, in contrada Samperi, e ho incontrato Renato De Bartoli, enologo e primogenito della famiglia di Marco, con il quale avevo già programmato la visita e l’intervista.
Abbiamo effettuato un istruttivo giro in cantina, ripercorrendo tutte le fasi della produzione e i luoghi di riposo e conservazione dei vini.


Il museo
Il percorso si è concluso con la visita al Museo storico, installato in una zona appositamente dedicata.
Ricco di attrezzi antichi, quelli che venivano utilizzati per la vinificazione, e pieno di testimonianze del nonno Renato, che viveva nel baglio prima che diventasse cantina.
Stupita e meravigliata dall’aura magica che avvolge il visitatore al passaggio fra le stanze del Museo, desideravo fotografare tutto, ma era troppo. Mi sono limitata a qualche scatto solo per dare l’idea della bellezza di un passato che non può essere ignorato in una azienda storica che produce vino.


L’intervista
Per la conduzione dell’intervista Renato ci ha accolto nella spettacolare Sala degustazione nella mansarda del baglio.
Sorridente e rilassato invita alla conversazione con lo sguardo quasi commosso, come lo era quello di suo padre quando veniva intervistato a parlare della sua città.
Prendiamo posto intorno a un tavolo sul quale primeggiano tra i calici, pronti per la degustazione, le iconiche bottiglie della azienda: il “Vecchio Samperi” e il “Marsala Superiore Oro” e intorno… l’arte, le sculture e i dipinti di Sebastiano, il secondogenito di Marco.
Scopro che oltre ad essere l’enologo della cantina insieme al fratello è anche un artista. Permeata di benessere da quella atmosfera accogliente non vedo l’ora di degustare i preziosi prodotti, ma prima ne parliamo ascoltando il racconto di Renato.


Il Vecchio Samperi
Il primo vino di cui ci narra è il “Vecchio Samperi”. Si tratta di un perpetuo, è il vino della tradizione locale, ed ecco la novità-rivoluzione del padre Marco: questo vino non è fortificato e perciò non si poteva chiamare Marsala, come prevede il disciplinare. Il perpetuo è il vino dei marsalesi da sempre, un alto grado tendente all’ossidazione, che era stato dimenticato per un po’.
Marco, negli anni Settanta, ha deciso fosse tornato il momento di riportare il Perpetuo, detto localmente stravecchio, al gusto degli enofili e lo ribattezzò “Vecchio Samperi”. Nel percorso produttivo viene utilizzato un sistema di travasi di piccole parti di vino di fresca produzione in botti con vini già invecchiati. Viene data enfasi all’antico metodo di affinamento del vino in botti di rovere, conosciuto come in perpetuum, simile al metodo Solera.
Oggi è prodotto in due versioni, il “Vecchio Samperi” ventennale e quarantennale.
Ormai noto in tutto il mondo, ha ricevuto riconoscimenti e premi anche a livello internazionale. Per parlare del più recente cito l’assegnazione del prestigioso riconoscimento della “Gemma” 2025 che viene conferito dall’Associazione Italiana Sommelier solo ai vini che si sono distinti per la loro eccellenza.


Il Marsala
Il secondo gioiello, che si trova in bella vista sul tavolo intorno al quale si svolge la nostra conversazione, è il “Marsala Superiore Oro Riserva” che continua oggi a essere vinificato, così come avviato ai tempi di Marco, nel rispetto della tradizione storico-vinicola del territorio, quindi senza concia. Viene fortificato con la sola aggiunta di alcool al mosto in fermentazione, mosto fresco e acquavite ottenute dalla stessa uva da cui si ottiene il vino base.

Il vini dell’isola
Passando alla vinificazione in Pantelleria, troviamo due grandi prodotti, ottenuti dal moscato d’Alessandria, lo zibibbo, vitigno principe di Pantelleria.
Il vino fermo “Pietra nera”, uno zibibbo secco, e il vino liquoroso “Bukkuram”, che in arabo significa “padre della vigna”.
Mi soffermo su quest’ultimo per la sua tipicità e fama ormai internazionale.
Si tratta di un passito le cui uve provengono dalla omonima contrada Bukkuram coltivate ad alberello pantesco secondo la tradizione. Questa pratica agricola è stata dichiarata Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’Unesco nel 2014.
Marco aveva voluto aggiungere alla DOC Marsala un’altra DOC, quella del Passito di Pantelleria e ad oggi questa scelta condivisa dai figli continua nella produzione mirando sempre alla più alta qualità.

Il grillo: vitigno principe del territorio
Tornando sulla terra ferma, l’Azienda produce altre collezioni: la linea di vini prodotti dal vitigno grillo nelle sue varie sfaccettature, “Grappoli di grillo” e “Vigna verde”, solo per fare qualche esempio, e non ultima la sperimentazione del “Grillo Integer” vino artigianale che riposa in anfore di terracotta.
Non mancano gli spumanti, prodotti sempre col vitigno grillo, tra i quali mi piace citare il “Terzavia” e il “Terzavia Cuvée VS” entrambi secondo il metodo classico.


Il Rosso di Marco
Poi passiamo ad un’altra storia, così Renato ci racconta del “Rosso di Marco”, l’unico vino rosso prodotto dalla azienda e di cui quest’anno ricorre il suo ventennale.
La storia è avvincente. Nasce nel 1994 con Marco come blend di pignatello e nero d’Avola, nel 1996 venne vinificato con uve di merlot e syrah, coltivate come sperimentazione nella zona circostante al baglio. Ma un vino che aveva connotati internazionali non era in linea con la filosofia della azienda e perciò decisero di espiantare i vitigni alloctoni e utilizzare solo il vitigno autoctono pignatello.
Nel 2022 fu modificata anche l’etichetta che venne dedicata dai figli al padre, ormai non più in vita, riportando come immagine l’automobile preferita da Marco, la Giulia Spider rossa del 1964 di cui era collezionista.

L’Azienda nel territorio e nel mondo
L’intervista continua con altre domande. Già, sono molto curiosa e non voglio farmi sfuggire nulla.
Renato, in quali paesi del mondo arrivano i vostri vini?
“Siamo in commercio con 30 paesi, l’Italia e altre nazioni europee, ma soprattutto il Giappone e gli Stati Uniti che rappresentano i maggiori acquirenti“.
Come accogliete i vostri ospiti? – chiedo facendo riferimento alla sorella Giuseppina, terzogenita di Marco e referente del marketing e dell’enoturismo dell’Azienda.
“Riceviamo circa 3.000 visitatori l’anno e li accogliamo offrendo loro quello che sappiamo fare: il vino. Niente cibo o altre distrazioni, non siamo esperti nella ristorazione, ci concentriamo sui vini che produciamo e nei quali mettiamo tutto il lavoro e la passione“.
Nel 2028, fra meno di tre anni, l’azienda arriverà ai suoi primi 50 anni, un anniversario che fa orgoglio e sarà sicuramente un anno memorabile. Avete già in mente qualcosa?
“Già, 50 anni – perplesso e compiaciuto all’idea del tempo che è passato dalla fondazione, aggiunge –. In verità non ci abbiamo ancora pensato. Probabilmente imbottiglieremo in memoria del cinquantennale, ma poi non sappiamo, ci penseremo qualche mese prima della ricorrenza“.
L’azienda De Bartoli in tre parole – gli chiedo come ultima domanda.
“Autenticità, serietà, competenza“, così risponde Renato, non senza un attimo di esitazione e con lo sguardo lucido dalla commozione, ancora una volta, come all’inizio dell’intervista.

Il brindisi
Le ultime frasi di Renato inaspettate piacevolmente spiazzano e in fondo rientrano coerentemente nella sua filosofia: “Il vino e il lavoro per il vino, innanzitutto, poi tutto il resto”.
E finalmente si passa al momento tanto agognato della degustazione: sorseggiamo i due vini iconici che ci hanno fatto compagnia per tutto il tempo della intervista, il nostro brindisi è dedicato al futuro della Azienda.
