Deutz, la libertà al servizio dell’equilibrio

“Siamo sufficientemente grandi per essere conosciuti, ma sufficientemente piccoli per poter avere la libertà di creare i vini che ci piacciono”. Per entrare in sintonia con la filosofia di Deutz, è probabilmente utile partire da questa osservazione che Marc Hoellinger, Ceo della Maison, ha sottolineato durante la presentazione ufficiale dell’ingresso nel listino del distributore italiano Sagna.

Posizionata ad Aÿ, nel cuore della Champagne, Deutz dal 1993 fa parte del gruppo Louis Roederer e produce circa 3 milioni di bottiglie l’anno. Numeri non certo enormi se confrontati non solo con quelli dell’intera denominazione, quanto con quelli delle più grandi e blasonate Maison. Se il cambio di distributore in Italia, mercato fondamentale per i vini della Champagne, è certamente un fattore non di secondo piano, lo è anche e soprattutto un’altra novità, ovvero l’arrivo di un nuovo, anzi, di una nuova, chef de cave, figura che, come sanno tutti gli appassionati, è decisiva quando si entra nell’universo delle bollicine méthode champenoise.
Si chiama Caroline Latrive e in passato ha ricoperto lo stesso ruolo in Bollinger e Ayala. La filosofia che intende perseguire? “Procurare piacere, emozione, convivialità. I nostri consumatori sono degli epicurei” ha affermato in coerenza con l’obiettivo di Deutz, che ha sempre considerato i suoi champagne ideali per chi ama celebrare l’arte del bien vivre, prediligendo bollicine gastronomiche piuttosto che cerebrali.

I pilastri del nuovo corso
“Siamo al centro del mondo” ha detto, non senza un pizzico di ironia, ma con altrettanta fierezza, Caroline Latrive, nell’evidenziare la posizione della Maison ad Aÿ, uno dei 17 comuni definiti Grand Cru, ovvero con un livello massimo di qualità delle uve. L’essere stati dei pionieri nel valorizzare questo specifico terroir, per Deutz è un valore che ora intende ribadire con più forza rispetto al recente passato.
E se storia e posizione sono due pilastri fondamentali, lo è anche l’arte dell’assemblaggio che per la nuova chef de cave fa rima con libertà di espressione, a partire dal Brut Classico, che rappresenta non solo il vino più prodotto (circa l’80% di tutta la produzione) ma anche la carta di identità della Maison. “Non esiste una ricetta, ogni anno inizia una nuova pagina bianca” sottolinea ancora Caroline Latrive, che ha a disposizione 220 vasche, quindi ogni anni 220 espressioni differenti da fondere insieme ai vini di riserva, altrettanto fondamentali per il risultato finale.
Il tempo è un altro valore fondamentale: Deutz rivendica il desiderio di prendersi tutto il tempo del quale ha bisogno per fare da una parte assemblaggi precisi, con grande attenzione ad ogni dettaglio, nonché la giusta sosta sui lieviti, solitamente doppia o tripla rispetto al minimo consentito.

I vini
C’è indubbiamente un minimo comun denominatore presente in tutti, al netto delle tante differenze presenti in tutti vini, ovviamente dovute alle percentuali delle varietà utilizzate, al riposo sui lieviti o alla provenienza delle uve: l’equilibrio. Sono champagne dove l’ossessione del raggiungimento di un corretto equilibrio tra potenza e delicatezza è il faro al quale tendere. Al palato, così come anche visivamente, il perlage è quasi sussurrato, mai aggressivo, ma sempre delicatamente misurato.
Brut Classic
45% chardonnay, 30% pinot noir, 25% meunier. L’assemblaggio vede insieme uve provenienti da 62 cru con un utilizzo dei vini di riserva – annate 2018, 2019 e 2020 – del 57%, solo da Grand Cru. Dosaggio: 6,5 gr/l. Riposo sui lieviti: 3 anni. Vino base del 2021.
Come per molte Maison, la carta d’identità è rappresentata dal vino di ingresso, dove non esiste una ricetta precostituita, tanto che anche i vini di riserva utilizzati, fondamentali, possono variare anche in modo sostanziale da un anno all’altro. È uno champagne molto delicato, floreale, con sfumature di lavanda e rosa e una nota fruttata di susina, albicocca, con tocchi speziati appena accennati. Ha uno stile preciso, con un palato setoso, che gioca più sull’avvolgenza che sulla freschezza e la severità del sorso.
Brut Rosé
75% pinot noir (di cui il 5% di vino rosso), 23% chardonnay, 2% meunier. Le uve provengono da comuni 100% Grand Cru e Premier Cru, mentre i vini di riserva contribuiscono per il 5%. Dosaggio: 6,5 gr/l. Riposo sui lieviti: 3 anni. Vino base del 2021.
È l’altra referenza fondamentale di Deutz, tanto che insieme al Brut Classico rappresenta complessivamente il 90% della produzione della Maison. È un rosé di assemblaggio, che gioca con le classiche note dei piccoli frutti che ricordano il ribes e i lamponi, e gli agrumi, una sensazione, quest’ultima, molto evidente soprattutto al palato. Più severo e diretto del Brut, mantiene sempre una dinamica delicata, sotto controllo, anche nella carbonica, mai aggressiva ma vellutata nel sorso.

Brut Blanc de Blancs 2018
100% chardonnay proveniente da Avize (50%), Mesnil-sur-Oger (45%) e Trépail (5%).Dosaggio: 6,5 gr/l. Riposo sui lieviti: minimo 5 anni.
Se il 2017 è stato un millesimo complicato in Champagne, il 2018 è stato all’opposto ricco e generoso, tanto da essere celebrato come una grande annata. La delicatezza lascia spazio a una certa verticalità dei profumi, con sfumature molto decise di agrumi, anice, fiori bianchi e una nota minerale molto accentuata. Al palato la freschezza si fa più incisiva, così come l’allungo che chiude con note fruttate esotiche.
Brut Rosé 2018
78% pinot noir (ci cui il 6% di vino rosso), 22% chardonnay. Il pinot noir arriva da Aÿ, Mareuil-sur-Aÿ, Bouzy, Ambonnay et Tauxières-Mutry. Lo Chardonnay da Avize e Bergères-lès-Vertus. Dosaggio: 7 gr/l. Riposo sui lieviti: minimo 5 anni.
Se il paragone, come è normale che sia, si fa con il corrispettivo senza annata, la primissima impressione è una maggiore complessità. Più potenti le note agrumate, più incisiva la florealità, con un frutto non più piccolo ma che ricorda le ciliegie. Al palato ha ricchezza, masticabilità, con una persistenza finale che richiama le prugne e le marasche. Le bollicine sono quasi in secondo piano e l’impressione è quella di essere al cospetto di un ottimo vino rosato, di notevole stoffa, più che di un metodo classico.

Brut 2018
67% pinot noir, 33% chardonnay. Il Pinot noir proviene dai comuni di Aÿ (29%), Ambonnay (20%) e Bouzy (18%), lo chardonnay da Avize. Dosaggio: 6,5 gr/l. Riposo sui lieviti: 5 anni.
La ricchezza del millesimo si esprime sia con delicate note floreali, che con quelle più mature e suadenti che ricordano l’albicocca, la mela cotogna e il pepe bianco. Ha una carbonica sempre vellutata e morbida, che celebra con precisione lo stile della Maison, costantemente alla ricerca di un equilibro ben preciso.
Amour de Deutz 2013
100% chardonnay proveniente da Avize (39%), Oger (24%), Mesnil-sur-Oger (22%), Vertus (10%), Villers-Marmery et Trépail (5%). Dosaggio 7 gr/l. Riposo sui lieviti per minimo 9 anni.
È stata l’ultima vera annata tardiva in Champagne la 2013, ricorda la chef de cave, figlia di un’annata con una primavera fredda e piovosa e un’estate secca e calda che ha permesso un’ottima maturità. Con questa linea si gioca in un altro campionato, con un imprinting al naso più caratteriale e deciso. Le note salmastre compaiono per la prima volta, insieme a quelle agrumate di limone e a un frutto sempre maturo, ma mai sopra le righe. In bocca ha una verticalità notevole, grande freschezza e un finale che ricorda la buccia del mandarino.

Amour de Deutz Rosé 2013
58% pinot noir (di cui il 6% vino rosso), 42% chardonnay. Uve provenienti per l’85% dai vigneti Grands Cru di Ambonnav. Aÿ. Bouzv, Verzenay e Avize. Dosaggio 7 gr/l. Riposo sui lieviti per minimo 9 anni.
Questa terza espressione rosé cambia ancora registro rispetto alle due precedenti. L’attacco è minerale, ematico, ha note di frutta secca (noci), di mirtillo e di agrumi, ma con l’ossigenazione si aggiungono anche sfumature di pomodoro confit. Ha un palato ricco, sapido, potente, con un allungo di grande stoffa e dinamicità.
William Deutz 2014
67% pinot noir, 28% chardonnay, 5% meunier. Le uve di pinot noir provengono da Aÿ, Bouzy e Verzenay, quelle di chardonnay da Avize, Mesnil, Chouilly e Villers-Marmery, infine quelle di meunier da Chamery. Dosaggio 7 gr/l. Riposo sui lieviti per 10 anni.
Solo 15 mila bottiglie e un carattere deciso, forse il più aggressivo di tutta la batteria. I frutti di mirtilli dominano la scena, così come un’accentuata mineralità. Al palato la parte più salina è dominante, così come il finale agrumato e di anice. È un vino severo, dalla carbonica sottile, come sempre, ma dotato di una materia ricca e avvolgente.
