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Vini del Mondo
08/09/2024
Di Redazione AIS

Fillossera alle Canarie: in pericolo un patrimonio di vigne a piede franco

Un incubo per ogni viticoltore si è materializzato alle Isole Canarie: la fillossera, il devastante insetto che attacca le radici della vite, è stata rilevata per la prima volta a Tenerife. La scoperta mette a rischio l’inestimabile patrimonio di vigne a piede franco dell’arcipelago, fino ad oggi considerato immune al parassita. In piena vendemmia, i produttori si sono mobilitati in una corsa contro il tempo per contenere il focolaio e salvare un’eredità viticola vecchia di 500 anni.

Per oltre un secolo, le Isole Canarie sono state un’eccezione quasi miracolosa nel mondo del vino: un santuario viticolo dove la fillossera, l’insetto che a fine Ottocento mise in ginocchio l’intera viticoltura europea, non era mai arrivata. Questo isolamento ha permesso di preservare un patrimonio di viti centenarie piantate su piede franco, ovvero non innestate su radici americane resistenti. Oggi, come riporta la giornalista Amanda Barnes MW su Decanter, quel paradiso è in pericolo. La fillossera è stata ufficialmente rilevata a Tenerife, scatenando un’ondata di shock e preoccupazione in tutto l’arcipelago.

L’allarme è scattato il 1° agosto, quando la presenza del parassita è stata confermata in un vigneto abbandonato a Valle de Guerra, nel nord di Tenerife. Un secondo caso sospetto è stato poi segnalato nella vicina La Matanza de Acentejo. Si ritiene che l’epidemia sia partita da alcune viti infette piantate da un residente locale nel proprio giardino, da cui si sarebbe poi diffusa. La presenza di molti vigneti abbandonati sull’isola rappresenta un enorme fattore di rischio, che potrebbe accelerare la diffusione del parassita in assenza di un’azione rapida e decisa.

La minaccia è esistenziale. Per la vitis vinifera, la vite europea da cui nascono tutti i grandi vini, non esiste una cura contro la fillossera. L’unica contromisura è l’innesto su portainnesti di origine americana, pratica oggi obbligatoria in quasi tutto il mondo. Per le Canarie, dove l’identità enologica si fonda proprio sull’autenticità delle viti a piede franco, questo significherebbe perdere la propria anima. “Siamo tutti molto preoccupati e speriamo che sia solo un caso isolato che possa essere contenuto“, ha dichiarato Agustín García Farráis di Bodegas Tajinaste. “Quasi tutte le nostre piante provengono da selezione massale, abbiamo questa forte tradizione di scambiarci le viti con i nostri vicini. Potremmo perdere una parte enorme del nostro patrimonio viticolo a piede franco“.

La situazione è resa ancora più critica dalla tempistica: l’allarme è scattato in piena vendemmia, il periodo più attivo e rischioso dell’anno a causa del continuo movimento di persone, attrezzi e mezzi agricoli tra i vigneti. L’Associazione dei Viticoltori e Vinificatori delle Isole Canarie (AVIBO) ha immediatamente emesso un avviso di emergenza, esortando i produttori a segnalare qualsiasi caso sospetto e a disinfettare meticolosamente abiti, stivali e attrezzi.

Nonostante lo shock, la reazione della comunità del vino è stata immediata e determinata. Durante una riunione d’emergenza, i produttori di tutte le isole si sono uniti per elaborare un piano d’azione. “Sarà una sfida enorme, forse la più grande delle nostre carriere, ma dobbiamo anche coglierla come un’opportunità”, ha affermato Juan Jesús Méndez, presidente della DO Islas Canarias e proprietario di Bodegas Viñátigo. “Dobbiamo avere la mente lucida e la motivazione per muoverci insieme per proteggere questi vigneti centenari pre-fillossera che sono una parte essenziale della nostra eredità“.

Un sentimento condiviso anche dalle nuove generazioni. “Negli ultimi 30 anni sono arrivate sulle isole più di 60 specie invasive, dobbiamo usare questo come un campanello d’allarme per controllare tutto ciò che entra d’ora in poi“, ha aggiunto il figlio di Méndez, Jorge, enologo della cantina di famiglia. “Sono giovane e voglio continuare a lavorare su quest’isola per il resto della mia vita, quindi non possiamo essere negativi e dobbiamo guardare a questa situazione come a un’opportunità per professionalizzare il settore e lavorare insieme“.

La battaglia è appena iniziata. Con 16-18 milioni di turisti all’anno, la pressione antropica sull’arcipelago è enorme. I produttori intendono ora fare pressione sul governo regionale per ottenere normative e controlli più severi, per proteggere un’eredità di 500 anni prima che sia troppo tardi.

Redazione AIS
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