Guide dei vini: manuale o semplice catalogo?
Scrivere sulle guide dei vini potrebbe sembrare un compito semplice. Niente di più falso. Mentre per i secoli scorsi è arduo e complicato anche solo trovare sporadici documenti che parlino della materia, oggi, invece, sono numerose le realtà che preparano e scrivono la propria guida, con i propri sommelier, con le proprie aziende vinicole. Il che rende difficile anche solo elencarle tutte con le loro caratteristiche, filosofie e metodologie. Se poi consideriamo che non solo in Italia, ma anche nel resto del globo è un’usanza ormai comune, si può capire bene come sia difficile fare una panoramica a 360° di questo mondo.
Spesso si rivelano risorse preziose per gli appassionati di vino e per i professionisti del settore, perché aiutano a orientarsi nel vasto mondo della produzione vinicola, a scoprire nuove etichette e a fare scelte consapevoli per l’acquisto. Si potrebbe dire che a volte siano troppo accademiche, di parte, o che pubblicizzino (velatamente o meno) uno o più marchi. In ogni caso rimangono un ottimo strumento di conoscenza.
Aggiungiamo anche che la crescente richiesta di informazioni da parte di utenti e appassionati nel corso degli anni ha arricchito la risposta delle guide con dati sempre più completi e dettagliati.
E proprio perché rivolte anche a semplici utenti, la guida deve essere scritta in modo chiaro e accessibile, utilizzando un linguaggio comprensibile anche per loro.
Le informazioni devono essere fornite da esperti del settore con una comprovata esperienza e credibilità, e soprattutto deve essere aggiornata regolarmente per riflettere le nuove annate, le nuove scoperte e i cambiamenti nel settore.
Come scritto in precedenza, del passato non esistono tantissimi documenti in merito, e in generale possiamo dire che non esistevano guide sui vini in senso stretto, ma testimonianze scritte, in cui si descrivevano e valutavano gli stessi. Questi testi erano spesso opere di letterati, filosofi, medici e agronomi che, nei loro scritti discutevano della qualità dei vini, delle tecniche di viticoltura e della loro importanza culturale. E non solo forniscono preziose informazioni tecniche e qualitative, ma riflettono anche l’importanza sociale religiosa e culturale del vino nelle varie civiltà. Oggi, invece, sono ampiamente diffuse e includono pubblicazioni stampate, riviste specializzate e piattaforme online con recensioni, valutazioni e informazioni sui vini provenienti da tutto il mondo. Alcune oggi talmente rinomate a livello internazionale, da essere diventate punti di riferimento fondamentali del settore.
Ci sono differenze tra le guide italiane ed estere?
Sicuramente ce ne sono diverse, attribuibili a vari fattori come il focus geografico, i criteri di valutazione, il pubblico di riferimento e l’approccio culturale.
Le guide italiane tendono a concentrarsi prevalentemente sui vini prodotti in Italia (anche se negli anni questa impostazione si sta modificando), e una grande attenzione viene data a piccoli produttori e cantine artigianali, mettendone in evidenza la diversità e la qualità.
Le guide estere, come Wine Spectator o Decanter, invece tendono ad avere una prospettiva globale, coprendo vini da tutto il mondo, facendone spesso una comparazione, e offrendo una visione più ampia delle tendenze e della qualità a livello mondiale.
Un altro fattore di distinzione è il pubblico di riferimento. Mentre quelle straniere si rivolgono a un pubblico internazionale, con una forte presenza nei mercati di lingua inglese, e fornendo informazioni pratiche su acquisto, conservazione e abbinamenti, oltre a valutazioni e recensioni, quelle del nostro paese sono principalmente rivolte ai consumatori che desiderano approfondire la conoscenza dei vini locali, includendo anche informazioni educative sulla cultura del vino, le tradizioni enologiche e le specificità regionali. In generale possiamo dire che queste ultime abbiano un’impostazione un po’ più “intimistica” e forse romantica, mentre quelle d’oltralpe siano di respiro più globale.
Un’ultima differenza che possiamo indicare è quella del formato. Molte italiane hanno una lunga tradizione di pubblicazione cartacea, anche se ultimamente stanno progressivamente integrando formati digitali, mentre quelle estere già da anni hanno una forte presenza online e app mobili, offrendo abbonamenti da sottoscrivere per accedervi.
Possiamo quindi dire che questi fattori riflettono le diverse culture e le esigenze dei rispettivi mercati.
Come già visto, sono strettamente legate alla valorizzazione e alla promozione del patrimonio vinicolo del paese, evolutesi nel corso degli anni, e diventando strumenti fondamentali per i consumatori, i ristoratori e gli operatori del settore.
L’inizio risale agli anni Ottanta, periodo in cui il settore iniziava a guadagnare maggiore attenzione e apprezzamento a livello internazionale. La prima fu quella del Gambero Rosso – Vini d’Italia, nata nel 1987 e pubblicata nel 1988 da Arcigola Slow Food e Gambero Rosso, con il giudizio espresso in Bicchieri, e che divenne rapidamente un punto di riferimento.
VITAE, ossia i tesori enologici italiani
Oggi il panorama si è ampliato notevolmente con nuove pubblicazioni che offrono diverse prospettive e metodologie di valutazione. Tra queste, in ordine di importanza, quella dell’Associazione Italiana Sommelier.
Nata nel 1998, con la prima edizione uscita nel 1999, diviene subito la più venduta e letta in Italia. Poi l’evoluzione nei successivi anni la porterà a diventare BIBENDA, fino al 2013, quando nasce la nuova e definitiva: Vitae, che si pronuncia “vite”, come l’amata pianta, ma è scritto vitae, come il plurale e il genitivo latino del termine vita, ae, diventata un compendio per le migliaia di soci a cui viene recapitata.
Per presentare l’edizione 2025, che celebrerà anche il 60° compleanno dell’AIS, e il cui tema centrale sarà il Mediterraneo, è sufficiente elencare alcune cifre. Uscita la prima volta nel 2015, c’erano 2.000 cantine presenti, circa 28.000 vini assaggiati e 10.000 recensiti, e 400 i premiati con le “Quattro viti”.
Il tutto, dando spazio alle grandi realtà, ma con un occhio di riguardo per i “piccoli”. Tutti i vini vengono raccontati “tecnicamente”, ma anche con un linguaggio chiaro, incisivo, fruibile.
Negli anni i numeri sono aumentati sensibilmente, arrivando a recensire quasi 140.000 vini su circa 190.000 degustati, e con le aziende coinvolte, passate da 2.327 a 2.951, con un incremento del 26,81% nei soli ultimi 4 anni.
Nello specifico:
- 2021: 2327 aziende;
- 2022: 2.374 (+ 2,02%);
- 2023: 2.472 (+ 4,12%);
- 2024: 2.764 (+ 11,65%);
- 2025: 2.951 (+ 6,76%).
Alla versione cartacea da qualche anno si è aggiunta anche l’app, anch’essa in continua crescita:
- 2023: 13.148 vini recensiti;
- 2024: 14.225;
- 2025: 14.569, con quasi 3.000 aziende;
Un migliaio le persone impegnate, tra degustatori, con una struttura territorializzata, perché ogni regione si occupa dei propri vini, con propri panel di assaggi, redattori, correttori di bozze.
Un lavoro che inizia nel mese di maggio, con le candidature delle aziende/etichette, continua con l’arrivo delle bottiglie e le degustazioni, fino alla raccolta di tutte le schede trasmesse AIS Italia, che provvede a correggere le bozze e a impaginare.
Ad ottobre comincia la stampa, inviata poi ai soci e ai produttori, e infine la presentazione alla stampa nel mese di novembre (quest’anno sabato 16 alla Stazione Leopolda di Firenze).
A proposito di cartaceo, i dati delle ultime edizioni sono esplicativi: 36.000 copie nel 2022, 43.500 nel 2023, e quasi 47.000 nel 2024 e 2025.
Per ciò che riguarda le premiazioni, Vitae assegna diversi simboli a seconda della categoria.
- Vite: a forma di guyot, premiano la qualità intrinseca delle singole etichette;
- Blasoni: identifica il valore medio dell’azienda e uno spaccato dell’esperienza accumulata nelle edizioni precedenti, e vengono rivisti ogni anno in funzione delle performance aggiornate;
- Tastevin: 1 per regione, riconoscimento attribuito a vini che si pongono quali modelli di riferimento di indiscusso valore nella rispettiva zona, o che hanno riportato all’attenzione del settore vitigni dimenticati;
- Gemma: 452 quest’anno, con segnalazioni dei migliori vini Quattro Viti;
- Cuore: vini “Cupido”, quelli che hanno suscitato emozione al primo sorso, sono 169 nel 2025;
- Bilancia: migliori per valore/prezzo, in questa edizione sono 204;
- Chiave: quest’anno arrivati a 159, vini versatili negli abbinamenti dei sommelier professionisti;
- Foglia e Torre: per le aziende che investono in un “progetto green”, e che segnalano luoghi o siti di valore storico, artistico o ambientale in cui risiede l’azienda vinicola.
Da sottolineare i suoi punti di forza, che possono essere riassunti in un’estrema capillarità dei numeri, con il lavoro e il valore dato al per singolo territorio, i punteggi in /100, adattandosi così alle valutazioni di quelle internazionali, la geolocalizzazione inserita in App, e la traduzione in lingua, con tutte le schede già in inglese (mentre la descrizione del vino, dell’azienda e gli abbinamenti sono in italiano).
Ma il loro futuro?
Probabilmente evolveranno per integrare nuove tecnologie, approcci innovativi e una maggiore interattività per soddisfare le esigenze di un pubblico sempre più digitale e connesso.
Avremo alcune nuove caratteristiche e tendenze:
- Interattività e personalizzazione: guide disponibili come app mobili con funzionalità interattive, permettendo agli utenti di personalizzare le loro esperienze di lettura e ricevere suggerimenti basati sui loro gusti e preferenze. Inoltre, saranno utilizzati algoritmi di AI per suggerire vini basati sulla cronologia di acquisti, recensioni e preferenze personali.
- Realtà aumentata (AR) e Realtà virtuale (VR): etichette che, scansionate con uno smartphone, forniscano informazioni aggiuntive, video del produttore, descrizioni dettagliate e suggerimenti di abbinamento tramite AR. Possibilità di fare tour virtuali delle cantine e delle regioni vinicole, offrendo un’esperienza immersiva grazie alla VR.
- Integrazione con le piattaforme di e-commerce: link diretti per l’acquisto immediato dei vini recensiti, con opzioni di consegna a domicilio. Funzionalità che permettano agli utenti di lasciare recensioni e valutazioni personali, creando una comunità interattiva.
A queste, seguendo le tendenze attuali, si potranno aggiungere altri fattori, come l’analisi dei dati e utilizzo big data per analizzare le tendenze di consumo, preferenze regionali e comportamenti di acquisto, fornendo report e statistiche dettagliate agli utenti. E algoritmi di machine learning per prevedere la qualità delle annate future basandosi su dati climatici e storici.
Indici di sostenibilità e trasparenza, come dettagli sui metodi di produzione sostenibili, certificazioni biologiche e impatto ambientale dei produttori e utilizzo della tecnologia per tracciare l’origine del vino, garantendo autenticità e trasparenza nella filiera produttiva.
Traduzione in più lingue, e accessibilità a persone con disabilità visive e uditive attraverso tecnologie assistite.
E in ultimo i contenuti multimediali, recensioni di vini in formato video con esperti che descrivono e degustano, a cui si potranno aggiungere sessioni educative e interattive su vari aspetti del vino, dalle tecniche di degustazione ai tour delle regioni vinicole.
Questi fattori dovranno essere poi dovranno essere seguiti da un “marketing” preciso, grazie al Targeting e segmentazione per definire chiaramente i segmenti di pubblico a cui ci si rivolge, e creare contenuti personalizzati.
Branding e posizionamento, per un marchio forte e riconoscibile che trasmetta fiducia, competenza e passione.
Marketing digitale, ottimizzando la guida per i motori di ricerca (SEO) e utilizzando campagne di marketing sui motori di ricerca (SEM) per aumentare la visibilità online.
Utilizzare le piattaforme social, soprattutto quelle più utilizzate dalle nuove generazioni, come TikTok, per condividere contenuti, interagire con gli utenti.
In conclusione, le guide che emergeranno saranno quella che trasmetteranno ai lettori la passione, lo storytelling, che racconteranno non solo il vino, ma soprattutto le storie delle persone e dei territori.
E la sfida sarà il cambio di visione dei comunicatori del vino, dei sommelier, degli stessi produttori.
Non più tenere a distanza le persone, con termini troppo difficili, ma aprirsi a loro in maniera più leggera e facile.