I cambiamenti climatici ostacolano la fermentazione del vino
Tutti sappiamo che i cambiamenti climatici rappresentano una grande preoccupazione per i vigneti, ma che dire del loro impatto sul processo apparentemente semplice della fermentazione? Tra i tanti effetti nefasti, uno dei più insidiosi si insinua proprio qui, nel cuore della produzione vinicola. La fermentazione, processo delicato e fondamentale, da cui nasce la magia del vino, sta subendo gli scossoni di un clima sempre più imprevedibile. I viticoltori stanno scoprendo che anche questo passaggio cruciale viene influenzato dall’aumento delle temperature e dalle condizioni meteorologiche imprevedibili, scrive Kathleen Willcox.
Lieviti selvatici
Il problema riguarda in primo luogo i cosiddetti lieviti indigeni, preferiti da alcuni viticoltori al posto dei lieviti selezionati. Per quanto il mondo delle fermentazioni sia un tantino più articolato, come ha spiegato molto bene Maurizio Gily, prendendo per buona, per comodità, la manichea distinzione tra indigeni e selezionati, studi e osservazioni dei viticoltori suggeriscono che i cambiamenti climatici stanno sconvolgendo le popolazioni dei primi. Le temperature ballerine e gli eventi climatici estremi stanno sconvolgendo le popolazioni di lieviti selvatici, alterando il ritmo e la qualità della fermentazione. In alcuni casi, il processo si avvia con lentezza esasperante, lasciando spazio a batteri indesiderati che possono compromettere l’aroma e il sapore del vino. In altri, al contrario, l’attività dei lieviti selvatici diventa troppo frenetica, generando vini instabili e privi di finezza.
Adattamento dei viticoltori
Di fronte a queste sfide, i viticoltori non si arrendono. Con ingegno e tenacia, stanno reinventando le loro tecniche, adattandosi alle nuove condizioni climatiche e cercando di preservare l’identità dei loro vini. Una delle strategie più promettenti è l’adozione di pratiche tipiche della vinificazione dei vini rossi per i vini bianchi. Il contatto prolungato con le bucce dell’uva, ad esempio, può accelerare la fermentazione, arricchire il vino di struttura e complessità e, in alcuni casi, preservarne l’acidità naturale.
Tuttavia, non esiste una formula magica valida per tutti i vitigni. Alcune varietà traggono grande beneficio dal contatto con le bucce, mentre altre rischiano di diventare amare o di perdere la loro freschezza. La chiave del successo sta nell’osservazione attenta del processo fermentativo, nella sperimentazione continua e nella capacità di adattare le tecniche in base alle caratteristiche di ogni singola uva e alle condizioni climatiche specifiche di ogni annata. Il futuro del vino, dunque, si preannuncia ricco di sfide, ma anche di nuove opportunità. I viticoltori che sapranno abbracciare la flessibilità e la creatività, saranno i protagonisti di una nuova era enologica, dove l’eccellenza si sposerà con la resilienza e la capacità di adattarsi a un mondo in continuo cambiamento.