I dazi di Trump tornano a minacciare il vino
Sommelier, importatori e rivenditori americani si preparano a una nuova battaglia contro i dazi doganali, che rischiano di far aumentare i prezzi e danneggiare l’intero settore. Ne parla Mitch Frank su Wine Spectator.
A pochi giorni dalle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, il mondo del vino americano è in fermento. Il timore principale? Il ritorno dei dazi doganali sui vini importati, una misura già adottata dall’amministrazione Trump nel 2019, che aveva colpito in particolare i vini provenienti da Francia, Spagna e Germania.
Un’arma a doppio taglio
I dazi doganali sono tasse imposte sui beni importati. Nel caso del vino, l’importatore americano è tenuto a pagare il dazio al momento dell’ingresso della merce negli Stati Uniti. Questo si traduce in un aumento del prezzo che si ripercuote su tutta la filiera, dal grossista al consumatore finale.
Nel 2019, i dazi sui vini europei erano stati imposti come misura di ritorsione nella disputa tra Stati Uniti e Unione Europea sui sussidi all’industria aeronautica. Ma a farne le spese sono stati soprattutto gli importatori americani, che hanno pagato milioni di dollari in dazi senza che questo si traducesse in un reale beneficio per le cantine americane.
La battaglia contro i dazi
Consapevoli del rischio, gli operatori del settore si stanno mobilitando per contrastare il ritorno dei dazi. La U.S. Wine Trade Alliance (USWTA), un’associazione che riunisce importatori, ristoratori e rivenditori, sta portando avanti un’intensa attività di lobbying, spiegando ai membri del Congresso come i dazi sui vini europei danneggino soprattutto le aziende americane.
“Ogni dollaro di vino europeo venduto negli Stati Uniti genera circa 4,50 dollari per le imprese americane“, spiega Harmon Skurnik, importatore e membro del consiglio di amministrazione dell’USWTA. “I dazi colpiscono l’intera filiera, dagli importatori ai distributori, fino ai ristoranti e ai negozi”.
Un rischio concreto
Nonostante gli sforzi dell’USWTA, il rischio che i dazi tornino è concreto. Durante la campagna elettorale, Trump ha proposto l’introduzione di dazi generalizzati su tutti i prodotti stranieri, con l’obiettivo di incentivare la produzione interna e creare nuovi posti di lavoro.
Se questa politica venisse attuata, le conseguenze per il mercato del vino sarebbero pesanti. I prezzi aumenterebbero, penalizzando i consumatori e rendendo il vino ancora meno accessibile alle nuove generazioni. Inoltre, l’aumento dei costi di produzione (bottiglie, etichette, trasporto) metterebbe a dura prova la resistenza di cantine e importatori, già in difficoltà a causa del calo delle vendite e dell’inflazione.
In un momento delicato per il mercato del vino, i dazi rappresentano una minaccia da non sottovalutare. Una politica protezionistica che rischia di soffocare il mercato, limitando la scelta dei consumatori e danneggiando l’intero settore.