I primi cinquant’anni del Museo del Vino Lungarotti
Torgiano, incantevole borgo tra Perugia e Assisi, custodisce uno dei primi musei del vino italiani creato dalla lungimiranza della famiglia Lungarotti.
Il dolce paesaggio umbro è tempestato da tipici paesi in pietra, arroccati su declivi che costruiscono uno scenario unico, intervallato da un rincorrersi di colline di tutte le sfumature del verde: qui la vita ha ancora un suo ritmo lento, abitudini vive e reti sociali solide. Una regione ancora troppo poco conosciuta, ricca di storia, spiritualità ma anche baciata da un’eno-olivo-gastronomia straordinaria, ancora tutta da scoprire.
Tra i borghi più belli d’Italia c’è Torgiano con il Museo del Vino MUVIT inaugurato il 23 aprile del 1974 da Giorgio Lungarotti, proprietario dell’omonima azienda agricola e da sua moglie Maria Grazia Marchetti, storica dell’arte. A questo si è aggiunto nel 2000 il Museo dell’Olivo e dell’Olio (MOO), realizzato grazie alla Fondazione Lungarotti Onlus.
Sono un bel traguardo i primi cinquant’anni del MUVIT, che verranno festeggiati da numerose iniziative nei prossimi mesi come una mostra fotografica in corso che ne racconta le tappe fino a oggi.
Vino e cultura, un binomio indissolubile
I musei fanno bene all’anima. Quelli che riguardano la cultura enogastronomica ancora di più, e non solo agli ormai numerosissimi appassionati degustatori. Rappresentano, infatti, un modo intelligente e profondo di avvicinare le persone alla storia di un prodotto e alle sue caratteristiche, ma sono anche un formidabile volano per il turismo territoriale, con dati ormai consolidati.
Nel lontano 1974 il mondo dell’enologia era profondamente diverso da oggi. Se il “welcome” in cantina era fantascienza, figuriamoci un museo dedicato al vino: onore alla coppia Lungarotti che lo allestì allora, all’interno dei suggestivi locali agricoli di Palazzo Graziani Baglioni, nel cuore del borgo umbro, esponendo la loro interessante raccolta di manufatti archeologici, ceramici, grafici, di editoria antiquaria e pezzi unici che raccontano la centralità del vino nella cultura europea e mediterranea.
Sono venti le sale che accolgono un percorso cronologico e tematico: si inizia con il racconto della storia del vino attraverso reperti archeologici di grande interesse, dall’età del bronzo fino all’età tardo-antica. Sono presenti numerose anfore vinarie, brocche ma anche oggetti per il simposio greco un rito collettivo di condivisione del vino e di ospitalità mediterranea. Splendidi i due Kylix (dalla cui parola greca deriva il nostro “calice”) della metà del VI secolo a.C., recipienti per la bevuta condivisa del vino.
L’esposizione continua con il tema della viticultura e le tappe della produzione enologica, spiegate attraverso la presenza di grandi torchi, distillatori e olle di terracotta ma anche di antichi attrezzi agricoli e immagini d’antan in bianco e nero che raccontano i vari mestieri collegati alla viticoltura. In una saletta a lato viene rappresentata la tradizionale produzione del “Vino Santo”, principe di tante feste e riti.
A seguire un’interessante esposizione di antichi contenitori per il servizio del vino secondo tre classificazioni: “vino come alimento” (calici, bottiglie), “vino come medicamento” (oggetti da farmacia) e “vino e il mito” che ne esprime il valore simbolico, da espressione bacchica a rappresentazione cattolica del sangue di Cristo. Interessante la collezione di calici e di splendide ceramiche rinascimentali: curiose le brocche e i boccali “dell’amicizia” con dipinte mani che si stringono in saluto. Particolari sono i “Bevi se puoi”, legati all’aspetto ludico del banchetto: il bevitore deve trovare il modo di bere il vino senza che fuoriesca dai fori realizzati a sua insaputa, giusto per provocare ilarità a spese del malcapitato.
Non può mancare una importante raccolta cartacea con incisioni e disegni a tema dionisiaco dal XV al XX secolo e testi antichi legati all’agricoltura e alla trattatistica scientifica.
Lungarotti: una storia di famiglia
Dalla scomparsa di Giorgio Lungarotti, promotore dei vini del territorio e delle loro certificazioni, l’azienda è guidata dalla figlia Chiara (Amministratore Delegato) con il supporto fondamentale della famiglia. La sorella Teresa Severini affianca la madre Maria Grazia nella gestione della Fondazione Lungarotti, il nipote Francesco Zaganelli è Export Director del gruppo e la nipote Gemma Zaganelli, storica dell’arte, si occupa della Fondazione.
L’azienda conta circa 250 ettari di vigneti, dislocati tra la Tenuta di Torgiano e quella di Montefalco: sono 29 le etichette Lungarotti, per un totale di circa 2,5 milioni di bottiglie in media ogni anno.
Tra i vini più noti vi è certamente il Rubesco nella versione Riserva Vigna Monticchio, un Torgiano Rosso Riserva DOCG, 100% sangiovese e nella tipologia Rosso di Torgiano DOC, tipico esempio di rosso umbro prodotto da sangiovese e colorino. Ai rossi si affianca il Torre di Giano (Bianco di Torgiano DOC a base di vermentino, trebbiano e grechetto) e la sua versione “Riserva” Torre di Giano Vigna il Pino.
A Montefalco, i vini sono biologici certificati dal 2014 a base di sagrantino, celebre vitigno autoctono, come il Montefalco Rosso Riserva DOC, il Montefalco Sagrantino DOCG e il Sagrantino Passito DOCG.
L’azienda produce anche grappa e olio.
Per visite al MUVIT Museo del Vino
www.muvit.it
Corso Vittorio Emanuele 31, Torgiano (PG)
Tel: 075 9880200
prenotazionimusei@lungarotti.it