I tesori nascosti del Piemonte, tra vitigni storici, castelli e luoghi incontaminati
Quando si pensa al vino e al Piemonte, le prime zone che vengono in mente sono le Langhe, in primis, il Monferrato, o il Roero. Normale, visto quanto siano rinomati, e quale cassa di risonanza abbiano avuto in Italia e nel mondo negli ultimi anni. Ma, volendo approfondire il mondo vitivinicolo piemontese, qualcuno potrebbe sorprendersi su quante altre zone, piccole e un po’ nascoste, possano svelare territori e vini incredibilmente interessanti.
Ad aiutare a conoscerli, e riconoscerli, da qualche anno si sta impegnando l’Associazione Strada Reale dei Vini Torinesi, che pubblicizza le zone sconosciute ai più, e aiuta ad apprezzare le loro eccellenze vitivinicole. Un’ottima occasione per farlo è stato l’evento che si è svolto il 23 settembre, nella sede AIS Piemonte, in Via Modena 23 a Torino, promosso dalla stessa Associazione, il Consorzio dei Vini del Piemonte, AIS Piemonte, e con il patrocinio dell’Enoteca Regionale dei Vini della Provincia di Torino. Una giornata immersiva con i rinomati vini di Strada Reale, tra banchi di assaggio delle cantine e masterclass guidate dagli stessi produttori e dai relatori AIS.
Alla scoperta del territorio: la Collina Torinese e la Valsusa
Ma quali sono nello specifico questi territori nascosti?
Nei pressi del capoluogo sabaudo il primo che possiamo citare è La Collina Torinese. Viticoltura di antica memoria, nel Medioevo, dopo le invasioni barbariche dovute alla caduta dell’Impero Romano, in questa zona la sopravvivenza e la coltivazione della vita venne mantenuta dai monaci che, all’interno dei monasteri, producevano vino da utilizzare durante le funzioni religiose. Negli anni i vitigni coltivati attirarono sempre più le attenzioni della borghesia torinese, che cominciò a trasferirsi e a costruire delle ville, che presero il nome di vigne. La più nota, e famosa, fu la Vigna della Regina di Madama Reale Cristina di Francia, tornata a produrre negli ultimi anni. Regno incontrastato della freisa, la Collina è riuscita a valorizzare altre tipologie, come la barbera e la bonarda, senza dimenticarne alcuni ancora più rari, il cari e la malvasia, tradizionalmente abbinati alla pasticceria torinese.
La seconda zona è rappresentata da La Valsusa, che può essere definita a ben ragione terra di viticoltura eroica e d’alta quota. Documenti che indichino esattamente quando ebbe inizio la viticoltura in questo lembo di terra non esistono, ma si suppone che la sua comparsa risalga addirittura avanti Cristo. Nei secoli l’economia legata al vino ha vissuto alti e bassi, pur comunque citata in alcuni scritti, e inserita tra le zone di prestigio vinicolo piemontese, insieme a paesi come Barolo, Barbaresco, Carema o Caluso. Vini simbolo sono il raro, e mitico, rosso di avanà di Chiomonte, il becuet, altra bacca rossa molto rara, e, forse il più famoso negli ultimi anni, il ritrovato baratuciat, vitigno a bacca bianca della bassa Valsusa, tornato alla ribalta soprattutto grazie al “Sig. Baratuciat” Giuliano Bosio.
Il Canavese e il Pinerolese
Anche Il Canavese, terra di natura e storia, entra di buon diritto nei territori da riscoprire. Tra i castelli, a testimonianza delle antiche Signorie e feudi del passato, i vigneti, da sempre fanno parte di questa zona e del suo paesaggio, e insieme ai dolcetti tipici, come i canestrelli, i torcetti, le paste di meliga, alcuni vitigni sono diventati emblema del Canavesano. Il nebbiolo, nobile uva autoctona, che qui prende il nome di picotener, la barbera, l’uva rara (o bonarda di Cavaglià), o la stessa freisa come sulle Colline Torinesi, sono i vitigni più utilizzati. Anche se forse il vino più conosciuto da qualche decennio è l’erbaluce di Caluso, unico tra tutti a ricevere la DOCG nel 2010, il cui nome sembra derivare dalla Ninfa Albaluce, e da cui si ottengono tre diverse versioni, Erbaluce di Caluso, in versione secca, lo Spumante, ottenuto con il Metodo Classico, e il Passito. La denominazione Carema, da nebbiolo, è resa affascinante, non solo per la sua rarità, ma anche dal fatto che nasce su terrazzamenti con i caratteristici muretti a secco, denominati topion, e pilastri in pietra, a testimonianza di quanto da sempre sia duro e difficile coltivare questa terra.
Ultima zona è rappresentata da Il Pinerolese. Sulle valli a sud-ovest di Torino, in una zona incredibilmente ricca di ampelografia, storia e cultura, dove da tempi immemori si producono vini amati per il piacevole profumo e per la rarità dei loro vitigni di origine. Qui sono di casa le uve tradizionali della regione, tra freisa, dolcetto, bonarda e barbera, ma vi sono alcune chicche da citare assolutamente. Il ramie, che prende il nome dall’omonima area “d le ramie”, che una volta era ricoperta da un fitto bosco. Dopo aver deciso di disboscare per piantare le viti, si lasciavano i rami (in dialetto ramie) ammucchiati, formando quelle fascine che divennero caratterizzazione di questa zona. E il Doux d’Henry, in onore di Enrico IV di Francia, suo grande estimatore nel Seicento. Doux, dolce in francese, ci ricorda anche che da questa uva, un tempo, si ottenevano vini con un residuo zuccherino alquanto elevato.
Un percorso fra le cantine
Un’ampia panoramica di vini bianchi e rossi del Piemonte, divisi nelle 7 Doc di Torino: Carema, Canavese, Freisa di Chieri, Collina Torinese, Pinerolese, Valsusa, oltre la già citata Docg Erbaluce di Caluso. Da aggiungere che in questa carrellata si sono citati i vitigni più importanti, ma non si possono non ricordarne altri, cosiddetti minori, ma comunque molto interessanti.
La malvasia di Schierano sulle Colline Torinesi, lo chatus nel Pinerolese, il Neretto e il ner d’Ala nel Canavese, che danno vita a veri e propri prodotti di nicchia, e che accompagnano i vitigni più tradizionali e più diffusi, come barbera, nebbiolo e freisa. In ogni caso tutte produzioni particolari, e altamente caratterizzate da una forte identità territoriale e storico-culturale.
L’evento è stato quindi un modo per scoprire, o riscoprire, e assaggiare, vecchi vini, vecchi sapori, vecchi profumi. Un percorso tra cantine, alcune di origine secolare, sempre immerse in un contesto incontaminato e meraviglioso, tra luoghi naturali da conoscere, castelli e residenze reali da visitare, e prodotti tipici enogastronomici da degustare.
La Strada Reale dei Vini Torinesi
Sicuramente molto soddisfatta del risultato di questa prima edizione Giulia Chiarle, produttrice e socia dell’Azienda Prever, in qualità di presidente della Associazione Strada Reale dei Vini Torinesi: “L’evento presso l’Ais è stato il primo di una serie, che vorrebbe essere la presentazione nel capoluogo piemontese dei viticoltori della sua provincia, con le loro eccellenze, talune ormai ben affermate come l’erbaluce, e altre ancora tutte da scoprire. E la Strada Reale vuole simbolicamente unire i quattro territori che sono la Collina torinese, il Pinerolese, la zona dell’Erbaluce, compreso Carema, e infine la Val Susa, in un unico territorio vinicolo che possono rivelarsi una grande offerta a disposizione della città di Torino, a poca distanza, in un territorio ancora tutto da scoprire, non soggetto all’overtourism e con grandi vini.”
Una soddisfazione condivisa anche da Mauro Carosso, presidente di AISPiemonte: “L’evento ha consolidato un rapporto di collaborazione che dura da molti anni con le realtà vitivinicole del territorio. Poter condividere insieme alla Strada Reale dei Vini Torinesi e l’Enoteca Regionale di Caluso questo percorso è stato un onore. Mettere a disposizione non solo la nostra prestigiosa sede ma soprattutto anni di approfondimento sulla storia, sui vitigni, sui personaggi e tutto quello che ruota attorno al mondo del vino ci da grande soddisfazione”.
Le Masterclass
La manifestazione, come accennato in precedenza, è stata anche accompagnata da tre masterclass nella “Sala Barbaresco”, con un focus specifico sulle versioni bianco, rosso e spumanti.
Qui di seguito la lista dei vini degustati.
Masterclass vini BIANCHI
BIANCO DEL FUOCO 2023 – Azienda Agricola Prever (malvasia istriana 100%)
GESIA VEJA” 2019 – Azienda Agriforest Giuliano Bosio (baratuciat 100%)
RADIOS 2022 – Decimo Filare (erbaluce 100%)
LIEVITI AUTOCTONI 2022 – Giacometto Bruno (erbaluce 100%)
CINO PRESTIGE 2021 – La Palera (erbaluce 100%)
KIN” 2019 – Tappero Merlo (erbaluce 100%)
VERBIAN 2021 – L’Autin (bian ver, o verdesse francese)
ELIANTA 2022 – Giro di Vite (malvasia moscata 85% + malvasia di Candia 15%)
Masterclass vini ROSSI
VIGNA VILLA DELLA REGINA 2018 – Balbiano (freisa 100%)
FINIBUS TERRAE 2018 – Terre dei Santi (blend di freisa di Asti e freisa di Chieri)
MAURA NEN 2021 – Luca Leggero (nebbiolo, o picotener 100%)
Albugnano DOC JUBE 2021 – Stefano Rossotto (nebbiolo 100%)
LA MADRE 2020 – Azienda Beltramo (nebbiolo 100%)
LA BIFA D’BOSCH 2021 – Cantina Dellerba
LE MUTE 2021 – Azienda Agriforest Giuliano Bosio (becuèt 60% e avanà 40%)
MALLIOLO 2021 – Azienda Martina (becuèt 100%)
Pinerolese Ramie DOC ARCANSIEL 2020 – Giro di Vite (avanà, avarengo, becuèt, chatus, barbera e altri vitigni rossi)
Collina Torinese DOC CARI 2023 – Terre dei Santi (cari o pelaverga di Pagno 100%)
Masterclass vini SPUMANTI
Erbaluce di Caluso DOCG Spumante SAN GIORGIO 2020 – Cieck (erbaluce 100%)
Erbaluce di Caluso DOCG Spumante INCANTO 2019 – Crosio (erbaluce 100%)
Erbaluce di Caluso DOCG Spumante SESSANTA 2015 – Tenuta Roletto (erbaluce 100%)
Erbaluce di Caluso DOCG Spumante CUVÉE TRADIZIONE 1968 2018 – Orsolani (erbaluce 100%)
Spumante Metodo Classico Brut CIN CIN NATO 2019 – Azienda Agriforest Giuliano Bosio (baratuciat 100%)
Spumante Metodo Classico Brut ELI 84 MESI 2014 – L’Autin (pinot nero 50%, chardonnay 40%, altre uve autoctone 10%)
Spumante Metodo Classico Brut Rosé MARCHESINA 2020 – Azienda Stefano Rossotto (freisa 100%)