Il dire, il fare, il mare: valorizzare i bianchi di Puglia
Si è conclusa con un grande successo la decima edizione di Bianca di Puglia, l’evento enogastronomico dedicato ai vini bianchi pugliesi che si è tenuto a Bari il 24 maggio scorso. La manifestazione, organizzata dall’Associazione Italiana Sommelier Puglia (AIS) e dalla delegazione AIS di Bari, ha richiamato un numeroso pubblico di appassionati e operatori del settore, che hanno potuto apprezzare la qualità e la varietà dei vini bianchi prodotti in Puglia. L’evento si è aperto con un convegno dal titolo “Il dire, il fare, il mare“, che ha affrontato il tema del futuro dei vini bianchi pugliesi, discutendo le strategie di promozione e valorizzazione di questi prodotti sul mercato nazionale e internazionale. Il convegno ha celebrato un decennio di impegno e passione profuso da viticoltori, enologi, operatori del settore e istituzioni locali per valorizzare i bianchi di Puglia. Un lavoro di squadra che ha permesso di approfondire la conoscenza di questi vini, sia a livello di vitigni autoctoni che internazionali, sia in termini di caratteristiche organolettiche e potenziale produttivo.
Tra parole e azioni, il mare: un trinomio inscindibile
A inaugurare la tavola rotonda è stato il dott. Giuseppe Baldassarre, relatore e docente di AIS Puglia: “siamo consapevoli di avere usato un titolo provocatorio, come appunto “Il dire, il fare e il mare”, ma lo abbiamo scelto per fare passare un messaggio importante: non perdiamoci dietro parole complesse. Dobbiamo saper tradurre messaggi complicati in parole semplici e concrete. Troppo spesso sentiamo parlare di “dire” e “fare” come se fossero due cose separate, quasi in contrasto tra loro. Ma in questo caso, non è così. “Dire” e “fare” devono andare di pari passo. La ricerca, la produzione e la comunicazione devono lavorare insieme per valorizzare i bianchi di Puglia. Non possiamo solo parlare di questi vini, dobbiamo anche produrli con cura e raccontarli al mondo intero.
Bianchi di Puglia: passato glorioso, presente dinamico
I bianchi di Puglia vantavano una lunga storia e tradizione, risalente all’epoca antica. Tuttavia, per molti anni sono stati oscurati dai più celebri rossi, e dunque relegati a un ruolo quasi marginale. Negli ultimi decenni, però, si è assistita a una vera e propria riscoperta di questi tesori enologici, grazie al lavoro appassionato e sinergico di viticoltori, enologi, operatori del settore e istituzioni locali. Sono vini che si caratterizzano per una grande varietà, espressione di un territorio ricco di sfumature e diversità. Dai vitigni autoctoni come il bombino bianco, la malvasia bianca, il greco e il fiano, fino a quelli internazionali, acclimatatisi con successo, regalano un caleidoscopio di sapori e profumi. Freschezza, mineralità, aromaticità: sono queste le caratteristiche distintive che li rendono capaci di conquistare anche i palati più esigenti.
Valorizzazione e promozione: una sfida con un orizzonte luminoso
Negli ultimi anni – ha proseguito il dott. Baldassarre – sono stati fatti notevoli passi avanti per valorizzare i bianchi di Puglia. La creazione di nuove denominazioni di origine, come il Bianco di Martina Franca e il Locorotondo, ha contribuito a definire e tutelare l’identità di questi vini. Eventi, degustazioni e campagne di comunicazione mirate, come Bianca di Puglia, hanno permesso di far conoscere al grande pubblico la ricchezza e la qualità dei bianchi pugliesi, sia in Italia che all’estero
Nonostante i progressi compiuti, il loro percorso di valorizzazione non è ancora concluso. Alcune sfide importanti attendono il settore: aumentare la conoscenza di questi vini tra i consumatori, migliorare la competitività sui mercati internazionali e consolidare la presenza nei canali distributivi. Tuttavia, le opportunità. La crescente domanda di vini bianchi di qualità, unita al clima favorevole, alla grande varietà di vitigni autoctoni e alla sapienza produttiva, fa della Puglia una regione con un potenziale enorme per affermarsi come protagonista nel panorama enologico mondiale.
I vitigni minori della Puglia: un tesoro da riscoprire
Il confronto è proseguito con l’intervento del prof. Pierfederico La Notte, membro del Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto per la Protezione Sotenibile delle Piante, incentrato sul tema delle risorse genetiche per i bianchi pugliesi, e in particolare per quelli minori. Tra i filari assolati della regione, infatti, si celano autoctoni bianchi quasi dimenticati, che racchiudono un tesoro di biodiversità e potenzialità inesplorate. In un passato glorioso, questi vitigni minori erano protagonisti della viticoltura pugliese. Ma con l’avvento della fillossera e il boom dei rossi, sono stati relegati ai margini, spesso sostituiti da varietà più produttive e richieste dal mercato. Tuttavia, la Regione Puglia ha deciso di invertire la rotta e valorizzare i bianchi di Puglia. Negli ultimi anni, grazie a un impegno sinergico tra istituzioni, università e aziende agricole, è stato avviato un ambizioso progetto di recupero e valorizzazione di questi vitigni minori.
Bianchi di Puglia: ricerca e innovazione per un futuro sostenibile
Il progetto – spiega il professore – si basa su diverse azioni chiave:
- Ricerca storica e ampelografica: Attraverso lo studio di archivi e documenti antichi, si stanno riscoprendo i nomi e le caratteristiche di questi vitigni minori.
- Selezione clonale: Vengono individuati i migliori cloni di ogni vitigno, garantendo una maggiore qualità e resistenza alle malattie.
- Caratterizzazione molecolare: Si studiano le caratteristiche genetiche e il profilo aromatico di ogni vitigno, per valorizzare al meglio le sue peculiarità.
- Sperimentazione viticolo-enologica: Si testano diverse tecniche di coltivazione e vinificazione per ottimizzare il potenziale di ogni vitigno.
“Il lavoro di recupero sta già dando i suoi frutti – prosegue – visto che diversi vitigni minori sono stati reimmessi in produzione e i loro vini iniziano ad affacciarsi sul mercato, conquistando l’apprezzamento di enologi e consumatori. Un esempio emblematico è il vermentino nero, un autoctono salentino che, grazie al progetto di recupero, è stato finalmente iscritto all’albo nazionale dei vitigni. La riscoperta dei vitigni minori rappresenta un’opportunità unica per arricchire il panorama vitivinicolo pugliese e offrire al mondo un nuovo tesoro enologico.
I cambiamenti climatici e il futuro del vino pugliese: sfide e opportunità
La parola è passata al dott. Massimo Tripaldi, Presidente della sezione Puglia e Basilicata di Assoenologi, che si è concentrato sul tema dei cambiamenti climatici, una sfida globale che non risparmia il settore vitivinicolo. In Puglia, terra di sole e tradizione vinicola millenaria, gli effetti del clima si fanno sentire con evidenza, imponendo nuove sfide e richiedendo un ripensamento delle strategie produttive.
Tra i principali effetti dei cambiamenti climatici sulla viticoltura pugliese – spiega – si annoverano:
- Aumento delle temperature: Le temperature medie più elevate accelerano il ciclo vegetativo della vite, anticipando la vendemmia e potenzialmente riducendo il tempo di maturazione delle uve. Questo può portare a vini con un minor contenuto di zuccheri e acidi, penalizzando la qualità e la complessità aromatica.
- Diminuzione delle precipitazioni: La scarsità di precipitazioni, soprattutto durante la fase di riposo vegetativo, può causare stress idrico alle vigne, con ripercussioni negative sulla vigoria delle piante e sulla resa produttiva.
- Eventi climatici estremi: L’aumento della frequenza e dell’intensità di eventi climatici estremi, come siccità, grandinate e inondazioni, può provocare danni ingenti alle vigne e alle produzioni.
Per fronteggiare le sfide imposte dai cambiamenti climatici, la viticoltura pugliese è chiamata ad adottare nuove strategie, tra cui:
- Scelta di vitigni più resistenti: La ricerca e la selezione di vitigni più resistenti allo stress idrico e alle alte temperature rappresentano un passo fondamentale per garantire la sostenibilità della produzione vitivinicola in un contesto climatico mutevole.
- Modifica delle pratiche colturali: L’adozione di pratiche colturali innovative, come l’irrigazione di precisione, la gestione del suolo e la defogliazione, può contribuire a ottimizzare l’utilizzo dell’acqua, a ridurre lo stress idrico e a migliorare la resistenza delle vigne agli eventi climatici estremi.
- Anticipo della vendemmia: In alcune zone, potrebbe essere necessario anticipare la data di vendemmia per evitare che le uve raggiungano un grado di maturazione eccessivo, con conseguente perdita di acidità e freschezza nei vini.
- Promozione della biodiversità: La tutela della biodiversità in vigna, attraverso la coltivazione di varietà autoctone e l’utilizzo di tecniche di agricoltura biologica, può contribuire a creare un ecosistema più resiliente ai cambiamenti climatici.
“Nonostante le sfide poste dai cambiamenti climatici – ha proseguito – il futuro del vino pugliese appare ancora roseo. La regione vanta un patrimonio viticolo unico, con una ricca tradizione e una varietà di vitigni autoctoni di grande valore. Inoltre, gli enologi pugliesi dimostrano grande capacità di innovazione e adattamento, investendo in ricerca e sperimentazione per sviluppare vini di alta qualità capaci di esprimere al meglio le caratteristiche del territorio“. L’adozione di strategie sostenibili e l’impegno continuo nella valorizzazione del patrimonio viticolo pugliese saranno cruciali per garantire la resilienza del settore e per continuare a produrre vini di eccellenza, capaci di conquistare i mercati nazionali e internazionali.
Il valore della Puglia e della solidarietà
“Stamattina, leggendo il titolo dell’evento – ha concluso il Presidente Nazionale Sandro Camilli – ho riflettuto profondamente sul ruolo fondamentale dei produttori pugliesi. Sono loro la forza motrice della regione, custodi di una tradizione millenaria e di una cultura enogastronomica eccellente. Non solo producete vini eccellenti, ma raccontate attraverso di essi la storia, la passione e la bellezza della Puglia.
L’evento è stato anche l’occasione per premiare i nuovi ragazzi diplomati del progetto Sommelier Astemio. Dedicato a ragazzi con bisogni educativi speciali, il progetto, ideato dal delegato AIS di Bari Raffaele Massa, ha l’obiettivo di inserire questi giovani nel mondo del lavoro, offrendogli una professionalità nel settore enogastronomico. Il corso, strutturato in lezioni teoriche e pratiche, si concentra sulle nozioni fondamentali della viticoltura, enologia e degustazione del vino. Gli studenti imparano a servire il vino, ad abbinarlo al cibo e a descriverlo con il solo uso della vista e dell’olfatto, sviluppando competenze che potranno essere applicate in contesti lavorativi diversi.
Come ha avuto modo di precisare lo stesso delegato Raffaele Massa: “l’esperienza del “Sommelier Astemio” non si limita all’apprendimento di nozioni tecniche, ma diventa un percorso di crescita personale e di inclusione sociale. I ragazzi, infatti, acquisiscono autonomia, sicurezza in sé stessi e la consapevolezza di poter svolgere un ruolo attivo nella società. L’iniziativa rappresenta un esempio concreto di inclusione e valorizzazione delle differenze. Attraverso la formazione e la professionalizzazione, questi ragazzi speciali possono trovare la propria strada e contribuire attivamente alla società.
“Grazie a voi, i ragazzi di questo territorio hanno la possibilità di sognare un futuro in Puglia, un futuro ricco di opportunità e di crescita – ha proseguito il Presidente Camilli – per questo motivo, vi ringrazio di cuore. Il vostro impegno è fondamentale per il successo del nostro settore e per la valorizzazione del territorio. Posso affermare con certezza che il vostro lavoro è prezioso e insostituibile. Grazie a voi, la Puglia può guardare al futuro con fiducia e speranza”.
Tutte le foto a cura di Giovanni Tinelli.