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Territori del Vino
16/09/2025
Di Paolo Manna

Il Gavi, per chi ama i vini bianchi da degustare subito ma anche di grande longevità

Il Piemonte è terra di grandi vini rossi, ma propone anche ottimi bianchi, con posto d‘onore per il Gavi, vino che proviene dal sud-est del Piemonte, provincia di Alessandria, al confine, geografico e storico, con la Liguria. Il Gavi deve tanto al profondo legameche il territorio ha sempre avuto con Genova, non solo per i tanti insediamenti economici in zona: ville nobiliari, boschi, vigneti, mulini, filande, ferriere e segherie, ma anche per la spinta genovese all’espansione del cortese, il vitigno autoctono da cui si ottiene il Gavi, per accompagnare la cucina genovese a base di pesce, carni magre e verdure. Per la coltivazione del cortese fu anche sacrificato il “nibiò”, come localmente era chiamato il dolcetto.

Una storia lunga un millennio

Il primo documento ufficiale che cita il Gavi risale al 3 giugno 972, quando l’Arcivescovo di Genova Teodolfo assegnò in concessione a due signori del luogo, Pietro e Andrea, “i vigneti e i castagneti che la Chiesa genovese possiede nei luoghi di Gavi e di Meirana…”. Risalgono invece al 1782 le prime notizie sull’export del Gavi dal porto di Genova e al 1789 la prima ampelografiadei vitigni coltivati in Piemonte, che cita il cortese; nel 1974 arriva la Doc e nel 1998 la Docg. Il disciplinare limita la zona di produzione a 11 comuni della provincia di Alessandria, che insistono su suoli che si dividono in tre categorie. Le terre rossedel norddella denominazione dalla pianura alessandrina si elevano fino alle colline: sono suoli rossastri, a prevalenza argillosa, ricchi di ferro, creati dai depositi di erosione fluvio-alluvionale. È la fascia più calda per Gavi di struttura. La fascia centrale di Serravalle Scrivia e Gavi, con alternanza di marne e arenarie, terreni misti di argille, sabbie e ciottoli di formazione marina che donano Gavi di struttura e sapidità. Infine, la parte più meridionale del comprensorio, vicina all’Appennino, che supera i 400 metri slm, con terreni chiari per le marne tufacee di origine marina, ricche di microelementi e fossili, suoli più poveri e duri, immersi in un clima più rigido e ventilato per Gavi molto fini, minerali e dai delicati profumi. Il disciplinare impone che il Gavi sia prodotto solo con il cortese, vitigno autoctono a bacca bianca ad alta vigoria e con vegetazione rigogliosa, nelle quattro tipologie fermo, frizzante, spumante e Riserva. Il disciplinare impone basse rese qualitative: 95 quintali per ettaro per le tipologie tranquillo, frizzante e spumante, e 65 per la Riserva. La resa massima dell’uva in vino non deve essere mai superiore al 70%. I 1.600 ettari di vigneto, dai quali si ottengono 14 milioni di bottiglie per circa 65 milioni di fatturato, si trovano a un’altitudine media compresa tra i 180 e i 450 metri s.l.m., con pendenza variabile ed esposizione generale orientata verso nord-ovest e sud-est. È la  longevità che rende il Gavi un grande bianco: i suoli vocati, il microclima continentale, la propensione dei produttori a esaltare la qualità a scapito della quantità, permettono al Gavi di evolvere elegantemente mantenendo e ampliando il suo ricchissimo patrimonio organolettico. Il 92% delle bottiglie prodotte è destinato all’export verso oltre 100 paesi.

La bottiglia istituzionale

Il Consorzio Tutela del Gavi ha affidato anche quest’anno all’Associazione Italiana Sommelier del Piemonte l’incarico di selezionare, tramite una degustazione alla cieca, alla quale hanno partecipato i Degustatori di AIS Piemonte, il vino più rappresentativo della vendemmia 2024, che è diventato la bottiglia istituzionale, la portavoce della Denominazione nel mondo, protagonista dei banchi d’assaggio e delle manifestazioni, anche internazionali, organizzate dal Consorzio. Il produttore selezionato resta anonimo, però la degustazione condotta ha permesso di inquadrare i Gavi della vendemmia 2024, caratterizzata da temperature estive elevate non eccessivamente durature, precipitazioni primaverili importanti e frequenti, qualche episodio di rigide temperature tardo primaverili, che hanno richiesto numerosi interventi in vigneto. Nonostante la primavera perturbata, l’estate calda e assolata e le attenzioni dei viticoltori hanno favorito la sanità dei grappoli senza eccessi zuccherini. In conseguenza i campioni 2024 degustati hanno evidenziato vini meno alcolici e strutturati rispetto alle vendemmie precedenti ma di rilevante sapidità, acidità, eleganza e finezza.

La degustazione per la stampa specializzata

La degustazione si è tenuta nel corso della tappa torinese del “Gavi World Tour” 2025. Tutte le bottiglie degustate sono di Gavi Docg fermo.

Gavi del comune di Gavi 2024 – La Caplana
Paglierino con sfumature verdi, profilo olfattivo di fiori d’acacia e bergamotto. Poi giungono le erbe aromatiche e le mele e pere mature. L’ingresso sul palato ha una bella tessitura, equilibrata grazie al sostegno della vibrante acidità e della sapidità. Bella struttura e piacevole beva.

Gavi del comune di Gavi Monterotondo – Indi 2024 – La Mesma
Indi sta per lieviti indigeni nonché omaggio alla musica indie. Una percentuale delle uve è diraspata e macerata sulle bucce, mentre le restanti uve sono pressate e il mosto viene tenuto in vasche refrigerate per inibire la fermentazione. Dopo circa 72 ore di macerazione sulle bucce, il mosto ricco di lieviti indigeni viene unito al mosto in vasca come starter di fermentazione. Paglierino carico, bouquet olfattivo di oli essenziali floreali, gelsomino e margherita, e agrumati, principalmente bergamotto. Non manca il fruttato, pesca e pera. Al palato si presenta di spiccata sapidità, fresco, minerale e di struttura piacevole.

Gavi del comune di Gavi – Etichetta Nera 2023 – La Chiara
Matura in acciaio per 10 mesi, con permanenza sui lieviti di fermentazione per tutto il periodo. Batonnage settimanali. Paglierino intenso e luminoso, profilo olfattivo di frutta gialla matura, melone bianco, fiori d’acacia, camomilla, sbuffi balsamici, fieno fresco e pietra focaia. Occupa il centro del palato con la struttura e la tensione, sapido, persistente con ritorni di fieno e pietra focaia.

Gavi – Confine 2023 – Cascina Gentile
Paglierino carico, profilo olfattivo di polvere da sparo e pietra focaia. Poi giungono il bergamotto, il pepe bianco, la pesca bianca. Sbuffi vegetali. Il sorso è fresco, l’acidità si fonde con la scia sapida, strutturato. Il finale richiama le note di frutta a polpa bianca. Acciaio.

Gavi – Pisè 2020 Riserva – La Raia
Fermentazione alcolica in botti grandi da 25HL sui lieviti per 12 mesi. Poi  acciaio inox sur lies per altri 12 mesi. Altri 6 mesi in bottiglia prima del mercato. Paglierino carico. Bouquet olfattivo ampio, di note floreali secche accompagnate da composta di frutta bianca e tropicale. Sentori di baccello di vaniglia. Sorso caldo, con acidità cremosa e salivante. Finale persistente sui ritorni fruttati bianchi.

Gavi Docg del comune di Gavi – Montessora 2018 – Tenuta La Giustiniana
Giallo dorato. Marmellata di ananas, di pesca, di pere e di albicocche. Mix di erbe aromatiche secche, pietra focaia, scorza d’agrumi secca. Bocca bellissima, bilanciata sulla vivace acidità e sulla piacevole sapidità. Lunghi ritorni gusto-olfattivi. Un sorso tira il successivo.

Gavi del comune di Gavi – Bruno Broglia 2013 – Azienda Broglia
Vino borgognone: olfatto di canfora, genziana, erbe di montagna scaldate dal sole, zafferano, marmellata di pera, di pesca, poi salvia e sbuffi iodati. Sorso composto, equilibrato, ancora molto fresco, sapidità stuzzicante, il tutto integrato nella struttura. Il lungo finale ripresenta lo zafferano e la pera.

Gavi del comune di Gavi Villa Sparina 10 anni 2011 – Azienda Villa Sparina
Paglierino con riflessi dorati. Naso molto elegante di pompelmo maturo, ananas maturo, timo e maggiorana leggermente essiccati, fiori gialli sfioriti, baccello di vaniglia, zafferano e pietra focaia. Leggermente affumicato. Sorso aristocratico nella struttura: fresco, sapido e tanto lungo e persistente da presentare più ritorni olfattivi nel tempo. Stupisce per gli anni trascorsi.

Il Forte di Gavi
Paolo Manna
Paolo Manna

Nato a Gragnano, capitale della pasta, in seguito vive in provincia di Napoli, per poi trasferirsi a Torino, con lunghe frequentazioni di Milano e Roma: in definitiva un cosmopolita. Benché la passione per il vino lo colga giovanissimo, alla prima vista delle bottiglie e dei bottiglioni che circolavano in casa, si dedica ad altro. Esperto economico e finanziario, giornalista di economia e finanza, l’aver tenuta viva la fiamma della bevanda di Bacco lo conduce in AIS Piemonte, dove consegue il diploma di Sommelier e, in seguito, di Degustatore. Vicepresidente dell’Associazione Stampa Subalpina, Consigliere del Centro Studi per il giornalismo Gino Pestelli, Presidente del Collegio Sindacale del GEI Gruppo Economisti d’Impresa, scrive di vino su varie testate, con l’obiettivo di far conoscere i territori, le persone e le culture del nostro Bel Paese.

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